Viterbo. Politica. Il caso del contestato Lorenzo Ciorba e le soffocanti invasioni di campo di Fioroni….

Ieri ci siamo occupati del caso Lorenzo Ciorba, contestato capo dei revisori dei conti che non fece in tempo ad essere nominato a Palazzo ed ancor prima, nel 2013, mandatario elettorale per il candidato alla camera poi eletto Giuseppe Fioroni. Due ruoli difficilmente conciliabili, anzi opposti tra loro che la dicono lunga su come funzionano le cose nella nostra città e nella nostra provincia. Un ragioniere che raccoglie i soldi per la campagna del suo politico di riferimento che poi addirittura viene proposto per occupare un posto super partes di pubblica garanzia. Sarebbe stato meglio che nessuno lo avesse candidato, che non fosse stato tra i papabili, anche con la scelta effettuata per sorteggio che qualcuno poi spiegherà quando e davanti a chi è avvenuto. Fioroni, vinca o perda le elezioni, mantiene un considerevole numero di posti di potere con i quali “governa” la città; è sempre lì nel suo studio viterbese a “comandare”, ad indirizzare, a consigliare, a promettere solo per il gusto di farlo. Come un re, un podestà, un supremo comandante che regola ogni cosa in terra di vetus urbs e di buona parte della Tuscia; ma le sue sono continue esercitazioni di potere per il potere che non portano nulla alla città, che non hanno formato una classe dirigente seria e preparata, ma solo dei manipoli di yesman e yeswoman spesso mandate letteralmente allo sbaraglio, ad occupare il territorio. Eppure Fioroni, da politico nazionale, delle qualità dovrà pur averle, il perchè non le metta mai in mostra nella sua città natia è davvero difficile da comprenderlo; certo è che dalla vittoria elettorale alla gestione della amministrazione Michelini l’onorevole di Pianoscarano le ha sbagliate tutte e non ha mai cercato nemmeno di porre rimedio ai suoi errori. Non ha saputo fare altro che lanciare in campo in pompa magna il suo nuovo movimento moderati e riformisti che rischia paradossalmente di prolungare di un bel po’ una già soffocante egemonìa.

Pasquale Bottone