Viterbo. Giornali usati dai politici come “manganellatori” contro i nemici. Il dramma dell’informazione “padronale”

La domanda che tutti continuano a farci in questi primi mesi di attività  è sempre la stessa: ma chi c’è dietro di voi, chi vi finanzia, o vi “aiuta” in qualche modo? Al nostro rispondere con un perentorio e sorridente “Nessuno” i nostri “intervistatori” fanno sempre una faccia strana e cambiano discorso, come se la cosa li imbarazzasse… Eppure per un giornalista dovrebbe essere la prima regola fondamentale poter contare sulla libertà di espressione, altrimenti che differenza c’è tra uno come lui ed un maggiordomo? Dico questo, perchè a Viterbo  la situazione sta diventando complicata per chi vuole fare informazione in maniera indipendente: la prassi consolidata è che i giornali vengano usati per spingere quello o quell’altro politico che poi ricambierà offrendo sponsor o contributi personali: come se esistesse e fosse diffusissimo anzi l'”articolo di scambio”, “io ti faccio guadagnare, tu scrivi solo quello che fa comodo a me..”; ma fosse solo questo, ci sono casi molto più drammatici in cui gli organi di stampa vengono usati come dei veri e proprio manganellatori contro i nemici. Delle campagne diffamatorie mediatiche imponenti che hanno l’unico obiettivo di gettare fango sul “nemico del padrone”; un nemico che potrà essere un politico, un amministratore, un responsabile di un ente, dovrà essere annientato nella sua credibilità. Non importa che i castelli costruiti per metterlo in cattiva luce siano di cartone marcio che potrebbe venire giù in un  niente, si conta sempre che nessuno controlli  e che l’opinione pubblica resti in silenzio. Se è il caso addirittura si cambiano  le regole del gioco in corso, si citano leggi al posto di altre, si fa di tutto per confondere o convincere i lettori, in modo tale che passi  il messaggio che si vuole far passare. Purtroppo la stampa locale è in larga parte in mano alla politica, immaginate gli effetti  devastanti sulla libertà di stampa e di espressione: possibile che non ci sia via d’uscita a questo triste stato di cose? Con la crisi dell’editoria le speranze che possa cambiare qualcosa sono davvero ridotte al lumicino; ma il killeraggio giornalistico è davvero una pratica di  pessimo livello che non diverte neanche un po’,  se qualcuno che lo fa suo quotidianamente cambiasse almeno mestiere non trovate che sarebbe salutare per tutti?

(g.s.t.)