Viterbo. Crisi al Comune. “Se io fossi Michelini …”. Intervista-gioco con l’ex sindaco Giulio Marini

Abbiamo coinvolto  l’ex sindaco Giulio Marini in un piccolo gioco  della Befana, gli abbiamo chiesto di calarsi nei panni per qualche minuto del sindaco in carica Michelini per rispondere alle nostre domande. Titolo del divertissment di inizio anno “Se io fossi Michelini”.

• Se fosse Michelini in questo esatto giorno cosa farebbe, quale sarebbe la sua eventuale mossa per riconquistare le cronache in prima persona?
• “Mi dimetterei subito, anche mandando una semplice lettera al segretario generale. Poi avrei ancora 20 giorni per verificare se avessi ancora o meno una maggioranza, alla fine dei quali deciderei cosa fare. Non accetterei che il mio destino fosse deciso in una direzione di partito, in base ad esigenze magari elettorali di quello o quell’altro che non c’entrano nulla con quelle che sono le effettive necessità dei miei cittadini. Cosa davvero inquietante che il futuro della mia città si decidesse in altre sedi, sarei andato via prima a quel punto. Ora siamo già invece commissariati da un solo partito romano “.
• Chi chiamerebbe per primo dopo, Fioroni, Panunzi, Sposetti?
• “Vede, lei già facendomi questa domanda lascia intendere che  consiglieri e assessori della coalizione di centrosinistra  non sono politicamente autonomi, che dipendono sempre da qualcun altro, che l’amministrazione viene pilotata a distanza. Una cosa evidentissima, che è sotto agli occhi di tutti, non aggiungo altro”.
• Cosa si rimprovererebbe di non essere riuscito a fare in due anni  e mezzo di sindacatura?
•  “Anzitutto di non essere stato in grado di assecondare la voglia di cambiare che era molto forte in città, c’era voglia di sognare nuovi percorsi, nuovi obiettivi, nuovi traguardi da raggiungere. Il clima era estremamente favorevole a che ciò avvenisse, ecco non saprei darmi pace al posto di Michelini per non essere stato in grado di lasciare il segno, di costruire qualcosa, di aver vivacchiato per due anni e mezzo in maniera piuttosto grigia, triste”.
• Del suo staff chi è che non confermerebbe in primis?
• “Senza dubbio la Ciambella, non vorrei neanche sentirne parlare: fare il sindaco con una tutor sempre attaccata che ti segue ovunque, ti giudica, decide per te deve essere stato molto umiliante per lui, non so come abbia fatto ad accettarlo, io per temperamento non ci sarei mai riuscito”.
•  E cosa farebbe a fine mandato poi, rimarrebbe in politica?
• “Neanche per sogno, tornerei alla mia attività di imprenditore senza neanche voltarmi indietro. Abbandonerei la politica definitivamente dopo aver guidato l’amministrazione delle clientele, nata per le clientele e sprofondata anzitempo proprio per colpa di quest’ultime”.

Pasquale Bottone