Viterbo. Crisi al Comune. “Ripartiamo insieme, riviviamo la gioia di parlarci…”. Un deamicisiano Alvaro Ricci scrive una affettuosa lettera aperta a Serra. Il Pd tornerà unito per San Valentino?

Stamane colpo di scena per una volta non drammatico, anzi buonista, per la risoluzione della crisi comunale: l’assessore Alvaro Ricci scrive una lettera aperta a Serra in cui, rivendicando la stessa (ex) appartenenza socialista, e citando addirittura Carlo Rosselli, chiede all’ (ex) “compagno” di abbandonare l’Aventino e di contribuire fattivamente a non rendere l’amministrazione Michelini un totale fallimento perchè, scrive, tra l’altro: “Dobbiamo ripartire scrivendo assieme gli impegni per la Viterbo che vogliamo realizzare nei prossimi anni. Per questo dobbiamo vivere la fatica ma anche la gioia di parlarci, di frequentarci, di condividere progetti e lavoro, non si perde tempo con le estenuanti riunioni di gruppo di maggioranza e di partito, ma si diventa squadra,  quella che forse non siamo mai stati”. “Io so che ce la possiamo fare. Dobbiamo andare oltre questa fase di difficoltà- continua- in cui le nostre idee e i nostri obiettivi programmatici hanno perso vigore, perché questa città e le fatiche personali degli ultimi anni meritano una ulteriore occasione di scontro e confronto dove mettiamo di nuovo Viterbo e i viterbesi al centro della nostra attenzione e della nostra azione politica quotidiana”. Un Ricci calmo e serafico che conclude tendendo una mano al riottoso cardiologo ed invitandolo a intraprendere una nuova battaglia “accomunati dalle stesse radici politico-culturali (il  socialismo liberale, appunto)  che ci ha portato naturalmente ad essere punto di sintesi fra le varie anime del Pd e che ebbe una prima concretezza nella mia elezione a segretario comunale, candidatura sostanzialmente nata su una tua intuizione”. Ora ci fa piacere che anche il non empaticissimo Ricci abbia dentro di sè una vena sentimental-amicale così diretta e commovente, anzi ci auguriamo che questa sua toccante conversione deamicisiana duri nel tempo  e possa apparire sempre più evidente e luminosa anche nei suoi interventi coram populo; risulta solo non facilissimo da capire perchè questi affettuosi slanci siano arrivati solo dopo i primi 50 giorni di una crisi deprimente non solo per i suoi stessi protagonisti, ma anche per l’intera città. Era possibile evitarla imparando  a ragionare col cuore (poi con Serra non dovrebbe essere difficile..)  un po’ prima o no? Questo appello a “rimettersi insieme” come una coppia che litiga e solo dopo la separazione temporanea e ufficiosa scopre di amarsi, sarà nato spontaneamente o sarà dovuto al fatto che i vecchi zii della “coppia”, zio Ugo, zio Peppe e forse anche zio Enrico hanno puntato i piedi e preteso il ricongiungimento perchè tutti contrari ad un divorzio frettoloso e incomprensibile? Vedremo come reagirà alle calorose effusioni il temperamentoso dottor Serra, se la sua tensione si scioglierà in un languido e risolutivo sorriso o se il suo “no” continuerà ad essere algido e distaccato come quello di un “amato” che più non sente di riamare… Certo i 50 giorni di nevrosi collettiva rimarranno sempre e solo un’immediata e clamorosa ripresa della città potrebbe cancellarli, ma perchè negare a due vecchi amici che si son voluti tanto bene l’illusione di poter far la pace a San Valentino o giù di lì?

Pasquale Bottone