Viterbo. Crisi al Comune. Salvare Michelini per salvare il Pd? E cosa interessa alla città?

Bisognerà aspettare i prossimi giorni per conoscere le decisioni del direttivo Pd romano sul caso Viterbo, ovvero sulle tristi vicende di una amministrazione di centrosinistra che dopo due anni e mezzo di lenta navigazione a vista probabilmente è esplosa definitivamente. Non è una bella sensazione sapere che i destini di una città vengano affidati alla politica più burocratica, ai calcoli e alle convenienze di un apparato centrale. Le amministrazioni a livello periferico dovrebbero poter godere di ampia autonomia, specie dopo la legge esistente che affida ai sindaci poteri inimmaginabili un tempo: si capisce anche che un partito in crisi come il Pd viterbese abbia bisogno di un confronto più allargato, ma dovrebbe essere tutto meno dichiarato ed esibito. A Michelini verificare se ha ancora la maggioranza ed in caso contrario dimettersi, non perdere tempo lui e non farne perdere a noi: non può limitarsi ad aspettare indicazioni che vengono dal di fuori, non ci fa una bella figura. Poi, si dice appunto che in casa pd stiano cercando di evitare che il partito si spacchi definitivamente in vista delle prossime elezioni, di qui la voglia di prendere tempo e di cercare almeno un minimo di ricomporre le cose. Ma sono fatti interni loro che non devono necessariamente interessare i cittadini viterbesi che hanno a cuore solo le sorti della loro città in evidente difficoltà, abbandonata a se  stessa, che sta pagando anche troppo la crisi politica che attanaglia l’amministrazione che la guida: in pratica il bene del pd non coincide necessariamente con Viterbo e la coalizione di centrosinistra attualmente a Palazzo, il suo Sindaco Michelini, come ammesso da molti suoi componenti, ha chiaramente fallito la prova cui era stata chiamata. Non può essere preoccupazione nostra che  il pd, se si dimettesse Michelini,  andrebbe a casa anticipatamente dopo 20 anni di opposizione, non possono interessarci gli equilibri interni di un partito più di quelli di una città, la nostra poi. Pare che l’accordo per non votare a maggio sia stato raggiunto comunque, altro tempo sprecato in attesa di una normalità che pare rifugga  Viterbo sempre più.

(p.b.)