Viterbo. Crisi al Comune. Lettera aperta al vice-sindaco Ciambella. “Non dai “critici”, ma dagli amici dovrà guardarla Iddio…”…

Cara (Vice) Sindaco Ciambella,

ho letto stamane un suo lungo sfogo-intervista sul giornale on line tusciaweb (che come vedete tutti io cito senza giochi di parole, con l’intero nome…) e mi dispiace che lei sia tanto rattristata specie dalla spietatezza di certa stampa che non ne vuole sapere di dare al Comune quel che è del Comune. Non so in particolare a chi alludesse, ma facciamo che nella “categoria di supercritici” ci sia anch’io, personalmente le posso dire che il primo ad esserne dispiaciuto è il sottoscritto. Le assicuro che avrei preferito fare il narratore entusiasta di tante belle imprese riuscite, il testimone storico di un meraviglioso risveglio cittadino, l’elencatore instancabile dei meriti di questa amministrazione frutto della vittoria  elettorale di una coalizione per cui anche io votai e con convinzione. Invece poco dopo il vostro insediamento a Palazzo dei Priori purtroppo già mi accorsi che non c’era in giro l’aria che mi aspettavo, che non vedevo luminoso e attraente il cammino di questa giunta, ma oscuro, nervoso, ripiegato su stesso, in una parola molto diverso da quello che avrebbe dovuto essere: lei dice che la sua amministrazione ha lavorato benissimo, invece, arrivando addirittura a cambiare la mentalità  della città. Sarò critico ad oltranza con gli occhi foderati di prosciutto, ma io non ho visto nulla di quello che lei racconta: non ho visto un progetto per Viterbo serio ed innovativo, non mi sono imbattuto in una strategia culturale che fosse tale, non ho avuto modo di ammirare, forse il suo splendore non può esser visto da quelli come me, nemmeno un opaco remake minimale  di un significativo rinascimento urbano. Lei dice che il vostro ormai è un treno in corsa che nessuno potrà fermare, una sorta di nuovo modello modernissimo di frecciarossa: purtroppo a me invece il vostro viaggio è sembrato quello dei pendolari su una lentissima carrozza che spesso si ferma per guasti e che arriva ogni volta in stazione come fosse un miracolo. Non ho visto da parte vostra nemmeno la risoluzione e chiara di un problema, di una zavorra che rallentava il vostro passo, a partire dai vari conflitti di interesse che restano a tutt’oggi come erano in partenza, vistosi, irrisolti. Forse, ecco questo me lo sento di imputarvelo da elettore “tradito” vi è mancata quella buona dose di indispensabile umiltà che rende più facili i rapporti con gli altri e ottimizza le capacità professionali; eravate presi a mantenere promesse fatte all’interno della vostra coalizione, a pagare cambiali di riconoscenza, a sentirvi a cuor  leggero all’altezza di un compito che non si è rivelato facile come previsto o bisognoso di maggiore applicazione e forse di talento più visibile e indiscusso. In tal modo vi siete lentamente allontanati dalla città e poi sempre di più, fino a diventarne un corpo estraneo; ed ora che siete al redde rationem non riuscite a non ricadere in quelli che sono stati i vostri errori, la spocchia, l'”annuncismo gaudioso”, la sfida a tutto e a tutti. A prescindere da quanto durerà questo gioco al massacro per la nostra Viterbo, di questo passo il risultato finale non potrà che renderla la nostra “vecchia città” che più malinconica,  scontenta e “sola”.

La ringrazio per l’attenzione che ha voluto concedermi e le auguro il meglio possibile, di cuore, mi creda, per il suo futuro politico, perchè  dai critici non avrà mai bisogno di guardarsi, glielo assicuro, è dagli amici che dovrà guardarla Dio…

Cordialmente

Pasquale Bottone