Viterbo- Comune. Michelini si salverà, ma fino a quando? Il tempo è finito, la strada della salvezza per lui si chiama “dimissioni”

Tranquilli, al Consiglio comunale di domani la mozione di sfiducia al Sindaco Michelini proposta dai Cinquestelle e poi firmata da parte dell’opposizione (sono 13 i consiglieri in tutto che vi hanno aderito) sarà respinta, la maggioranza farà quadrato intorno al suo primo cittadino, la minoranza non firmataria non cambierà idea nel frattempo. In ogni caso non sarà un momento edificante per la coalizione al governo in Comune, una tra le più discusse e meno amate degli ultimi anni a voler ascoltare gli umori popolari. Una maggioranza che non ha mostrato mai compattezza e unità d’intenti, poco coesa e litigiosa al suo interno, che son due anni che va avanti a slogan e promesse, senza aver totalizzato, almeno finora, granchè: con l’aggravante di non aver risolto i conflitti di interesse che l’hanno caratterizzata da inizio mandato. Nel frattempo Michelini è diventato anche il garante su Viterbo della lista moderati e riformisti, progetto parallelo al Pd messo in campo per potere fare politica anche al di fuori del pd dal solito Fioroni; si è ancora quindi legato ancor di più a doppio filo a quest’ultimo, cosa che non avrà favorito una sua più decisa azione di governo.  A tracciare un primo bilancio di due anni abbondanti di sindacatura, non si riesce a capire fino a che punto Michelini sia stato “moderato” in eccesso dal Presidente della Commissione Moro e dal suo braccio destro a Palazzo dei Priori Superluisa Ciambella o se quella mostrata sia proprio la sua debole tempra di imprenditore in odore di pensione prestato alla politica. Ne vengono fuori due ritratti entrambi molto malinconici e sbiaditi che giustificano la fase di eterna empasse vissuta dall’amministrazione a guida Michelini: un’amministrazione che sembra più nata per gestire il potere di chi ne fa parte che per governare la città. Anche se il suo grigio aspetto di navigatore a vista stanco quasi imporrebbe di “non sparare sulla croce rossa” Michelini non merita attenuanti: condusse una campagna elettorale tutta incentrata con la lista “oltre le mura”  sull’intenzione dichiarata di voler condurre Viterbo fuori dal suo isolamento, di aprire le porte della città all’innovazione e alla creatività, alla valorizzazione dei suoi talenti e del suo patrimonio, ha finito poi da sindaco ad assecondare i soliti giri, a privilegiare i soliti noti, a  chiudere alla società civile e alle istanze dei cittadini  e a limitarsi ad un ruolo poco appariscente e burocratico. Lasciando in tal modo pieno spazio al vice-sindaco Ciambella fino a rinominare di fatto la sua giunta col ticket Michelini-Ciambella: un ticket che ha visto l’assessore al bilancio primeggiare in lungo ed in largo, tenere l’agenda di governo, farsi avanti senza timore con operazioni di immagine tanto fatue e stucchevoli da essere persino irritanti(non le elenchiamo per carità di patria). Diciamocelo chiaramente, domani non succederà niente, Michelini  la farà franca e resterà saldamente(?) al suo posto, protetto almeno in casi estremi dalla sua maggioranza: ma ad un’analisi attenta e lucida della situazione al primo cittadino converrebbe presto imboccare la strada delle spontanee dimissioni per dare un segnale forte di orgoglio e di presenza e tornare alla sua professione, quella che lo ha reso noto e apprezzato in città. Non accadrà mai, forse, anche per la contrarietà degli “spiriti guida”, ma altra strada verso la salvezza Michelini non ha più da percorrere. Il tempo a disposizione è già finito.

Pasquale Bottone