Viterbo Capitale della Cultura. Nessuna idea, solo il “populismo all’acqua cotta” di Delli Iaconi e Barelli

Il progetto Viterbo Capitale della Cultura fu uno dei più fulminei ed enigmatici di sempre: annunciato poco tempo prima della scadenza, vide la formazione di un gruppo di lavoro scelto in poco tempo e l’elaborazione di un qualcosa che nessuno capì: non furono convocate associazioni o chicchessia avesse magari qualcosa da dire, fu una operazione di vertice, sicuramente non brillante, bocciata inesorabilmente da chi di dovere al Ministero, nonostante in tanti facessero affidamento sulla vicinanza politica all’amministrazione in carica di Franceschini. Ora da qualche settimana si sa che Viterbo proverà a riproporre la sua candidatura: prima si parlava di uno Sgarbi possibile testimonial, ora si convoca la cittadinanza un solo giorno a Palazzo affinchè possa dire la sua, il 2 maggio. Evidentemente questa amministrazione oltre gli annunci non sa andare, non ha idea di quale indirizzo prendere, non sai mai se debba accontentare qualcuno o davvero interessarsi della città… Ha reagito all’accusa di aver fatto tutto da sola, senza ascoltare la città convocando una riunione pubblica di cui non si capisce l’utilità, come poi chi avesse veramente idee da offrire lo andasse a fare davanti a tutti, senza garanzie di primigenitura nè diritto d’autore assicurato. Delli Iaconi e Barelli, “la strana coppia”  ha per l’occasione esibito un “populismo all’acqua cotta” davvero incomprensibile, come succede loro il più delle volte. Figure grigie, chiaramente messe lì a rispettare degli equilibri, non sembrano in grado di essere i trascinatori che servono per condurre Viterbo all’obiettivo: magari occorrerebbero, a parte i titoli scolastici,   figure di maggiore spessore, specie culturale, abituate a guardarsi intorno,  ad osservare con attenzione  quello che succede in Italia e nel mondo, rappresentativi e con background credibile. E non può essere solo il carro armato Sgarbi a tentare lo sfondamento alla disperata,  per “grazia televisiva” ricevuta, sempre che non si voglia proseguire sulla strada della presunzione fine a se stessa che segnò il primo tentativo..

Pasquale Bottone