Durante una consegna di lavoro Maud Watts , una giovane lavandaia della Londra del 1912, si ritrova al centro di una rivolta per il diritto al voto femminile. Riconosce una sua collega Violet Miller che insieme ad altre donne, pietre alla mano, distruggono per rappresaglia contro il governo vetrine di negozi. Questo episodio segna un cambiamento radicale della sua esistenza, dando vita alla sua decisione di unirsi al movimento delle Suffragiste. Inizia una lunga battaglia da parte di Maud e di altre coraggiose donne che fecero da spartiacque per ottenere il diritto al voto, che fu concesso dal parlamento Britannico solo nel 1928. “Suffragette” è il titolo del film di Sarah Gavron, primo film autorizzato a girare scene a Westminster e nella sede del Parlamento Inglese, uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche. Prende il titolo dal nome scherzoso con cui vennero denominate, all’inizio del secolo scorso, le donne che appartenevano ai movimenti di emancipazione femminile, che rivendicavano il diritto legale alla parità con gli uomini e il diritto civile al voto. La condizione femminile all’interno delle fabbriche era disperata, lavoratrici bambine, gravate da una fatica insostenibile che deformava il loro corpo, annientava la loro volontà e le ingabbiava in una professione che si trasmetteva da madre in figlia senza vie di fuga, riproponendo lo stesso accidentato percorso e la stessa insormontabile fatica. Il raggiungimento dei diritti civili è stato gravemente pagato con il costo di vite umane e l’impiego di battaglie lunghe e interminabili. Chi crede di conoscere la storia guardando il film, si renderà conto di quanto la realtà sia stata brutale in termini di lotte e di sacrifici, emarginazione e carcerazione rispetto a ciò che potremmo pensare. Maud l’interprete è reticente a mescolarsi con gli scioperi e le sommosse, ha paura di perdere quel poco che la vita le ha donato, ha una famiglia, un figlio e un lavoro che, per quanto squallido, le permette di sopravvivere, ma capisce che è quello il momento per giocarsi il futuro. L’intenzione della lotta, i sacrifici e le perdite, diventano atti dovuti al raggiungimento di uno scopo, quello di avvantaggiare le generazioni successive, soprattutto, di affermare per le donne la possibilità di evolvere, di studiare, di poter accedere a professioni, fino ad allora egemonia esclusiva dell’uomo. E’ un film duro, vero, magnificamente diretto e interpretato da un grande cast di attori. Ottimi i costumi, eccezionali la scenografia, la fotografia, le musiche e le ambientazioni, in una descrittiva Londra del secolo scorso. La partecipazione di Maryl Streep, che nel film è Emmeline Punkhurst, vedova di un uomo progressista con le stesse vedute liberali, una leader del Movimento di quegli anni, rappresenta un cammeo all’interno della pellicola. Poche battute, molti sguardi eloquenti per infiammare gli animi della lotta che diventa sempre più aspra e dura, verosimilmente documentata e avvenuta.Ogni battaglia ha i suoi traguardi e le sue vittime, in Italia si celebra il settantesimo anniversario del diritto delle donne alle urne, decretato con notevole ritardo rispetto a molti paesi europei, e all’interno di un contesto mondiale, non certamente tra i primati. La nostra società ancora oggi, rimane comunque per molti luoghi comuni sessista, al di là di ogni visione di progresso. In alcuni paesi come L’Arabia Saudita le donne non votano e non hanno riconosciuti i diritti civili .l’Afghanistan è il paese più pericoloso per il genere femminile, come lo sono il Congo Orientale, l’India e il Pakistan. Il cammino rimane tortuoso e agognato il traguardo. Il mondo ha bisogno di eroi e di eroine per affermare diritti e vedere raggiunti obiettivi di vita sostenibile, parlarne a volte scuote le coscienze…..Io lo spero…
Maria Grazia Vannini
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