Una ogni 6 righe: la rubrica domenicale di Luciano Scateni

Severo, leale, onesto, colto, coerente, profondo pensatore, saggio, esemplare, libero, rivoluzionario, indipendente, sincero, affabulatore, profondamente democratico, di nobile animo, illuminato, serio, educatore, giurista, riservato. Diranno molti di Rodotà, useranno questi aggettivi e molti altri. Ai grandi che non ci sono più i tributi, sentiti o rituali, non mancano. Uno, “presidente”, per Rodotà è perfetto. Evoca il rammarico degli italiani che lo avrebbero voluto magnifico Capo di Stato.

In tredici importanti città italiane, da nord a sud, contese per l’elezione a sindaco. Chissà se chi lotta all’ultimo voto è consapevole dei pericoli che corrono gli eletti anche grandi e prestigiose città italiane (Roma, Milano, Torino). Ai blocchi di partenza è in vantaggio il centrodestra: 9 a 3 e a Parma la lista civica di Pizzarotti, espulso dal comico genovese. Renzi teme un flop e si dissocia dai rischi dalla lotteria dei ballottaggi.

Basta minacciare l’addio alla Rai per rimanere a condizioni fissate unilateralmente, come ha fatto Fazio. Vado non vado, resto. Prima ancora di cambiare la rotta della Rai nei punti chiave degli sprechi e della dispendiosa proliferazione di canali informativi per sudditanza ai partiti, il neo direttore generale ha sistemato i possibili transfughi e Fazio rimane, con un contratto di 11 milioni e 200mil in quatto anni: (in lire? 22 miliardi)

A comandare la banda di suonatori che si avvicendano ai vertici della Rai si avvicendano i burattinai dei partiti, per spartirsi le fette della torta dei consensi elettorali con il più classico “una rete, a me una a te”, la famigerata par condicio, l’informazione politico-dipendente dalle segreterie dell’intero arco costituzionale. La strada della dieta, invocata un giorno sì e l’altro pure, può mai imboccarla Orfeo, uomo dei potenti?

La fulminea carriera di Orfeo, culminata con la nomina a direttore generale della Rai, vola grazie a relazioni vincenti. Orfeo non si nega a nessuno. Costruisce rapporti di amicizia reciprocamente conveniente con pezzi da novanta della politica e della finanza: D’Alema, Napolitano,  Casini, Carfagna, Caltagirone. Dal microscopico Napoli Notte ai vertici di viale Mazzini,  la volata vincente è cosa fatta, Poi? Premier del futuro?

Nessun dubbio. Il caso America, osservato da Mosca, ha chiarito ogni dubbio su quale cavallo scommettere. L’empatia di Putin per Trump, manovrabile antagonista del colosso USA e il riscontro  di interessi comuni, hanno mobilitato gli hacker di regime. Il Washington Post scrive di avere le prove che i russi hanno boicottato la Clinton e favorito l’ex tycoon. Basta per l’impianto richiesto dall’impeachment? Forse no, ma conviene insistere.