“Un silenzio inaudito” e ci si ritrova di persona: sordi e udenti comunicano diversamente anche su facebook!

Dopo l’articolo sull’incontro avvenuto tra il sordo Michelangelo di Liberto e l’udente Antonio Vassallo il fatidico 23 Maggio del 1992 (è possibile leggere al link di seguito http://www.loralegale.eu/2016/03/25/4645/) non sono mancate le sorprese per entrambi.

E dal momento che la comunicazione della persone sorde si avvale del canale visivo-gestuale, questa storia è possibile raccontarla attraverso un gesto e una foto, per il momento.

Un selfie che restituisce la memoria di questi lunghi e silenziosi 24 anni passati dopo la strage di Capaci: Antonio Vassallo e Michelangelo si sono ritrovati così grazie al gesto di Michelangelo, che dopo aver realizzato che in quell’articolo si parlava di lui, che quel disegno era esattamente quello consegnato anni prima all’amico stimato Antonio Vassallo si è messo in cammino per raggiungerlo. – Ero allo studio e stavo lavorando, sento bussare, dico più volte chi è, chi è? E non mi risponde nessuno, finchè non apro e mi ritrovo lui, Michelangelo, quanto tempo è passato…?Ci abbracciamo, sorridiamo, istintivamente ci facciamo il selfie, senza pensare che era l’unico codice comune attraverso cui poter trasmettere l’emozione del momento  – Mi racconta il fotografo Antonio Vassallo ancora emozionato e condividendo la sensazione bellissima provata a ritrovare una persona che non vede da tempo e che, diversamente, ahimè forse sarebbe stato più ostico contattare. E intanto Michelangelo Di Liberto, sul social c’è, chiede l’amicizia ad entrambi e da per scontato che anche io sia di Capaci, espressivo e socievole, come un buon mago animatore e mimo sa essere, mi chiede appuntamento al bar, il gesto più spontaneo per ringraziarmi. E io, che non sono di Capaci, non posso essere l’indomani lì, realizzo che presto conoscerò entrambi magari, e la cosa mi fa molto piacere, ma soprattutto ritengo che sia stato necessario raccontare il seguito, perché attraverso questa storia si possono intuire aspetti della cultura sorda sconosciuti.

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In particolare, quanto l’utilizzo delle tecnologie rappresenti, al di qua e al di là del gup generazionale, un mezzo espressivo necessario e indispensabile per le persone sorde, assurge infatti a paradigma di cognizione a mio modesto parere. Tant’è che mentre per noi comuni udenti, senza nessuna accezione negativa ma in virtù di un semplice riscontro, oggi farsi un selfie rappresenta in qualche modo l’urgenza di dire che si esiste per gli altri, per il sordo il selfie è sconfinare dall’isolamento, è comunicare al di là delle barriere logistiche nel senso più puro del termine.

Il selfie come azione comunicativa, la richiesta d’amicizia su facebook come necessità visiva e la tecnologia utilizzata al servizio di un’esigenza di esprimersi sono azioni che la maggior parte delle persone udenti stanno vivendo con diverso significato, a volte, quasi senza la consapevolezza.

Per le persone sorde facebook come le altre piattaforme e sempre più aggiornati programmi e software tecnologici che mettono in connessione mondi, pianeti e informazioni, segna la nascita della letteratura sorda, il veicolo attraverso cui poter sconfinare dall’isolamento, perché davvero mette in comunicazione persone che in altro modo non si sarebbero incontrati.  “Letteralmente” i gruppi dei sordi sono gruppi, le pagine dei sordi sono pagine in cui ci si ritrova come una volta si faceva, chiamandosi a citofono e uscendo, sono mezzi di contatto per vedersi, per scambiare opinioni, per vivere il tempo con gli altri, a televisore spento. Mentre per noi udenti sta diventando volatile la memoria, e si sta creando anche il gup generazionale in modalità comunicativa per raccontarsi, nella comunità sorda le nuove tecnologie e le piattaforme social hanno permesso un’apertura piena alla conoscenza di altre realtà, in connessione con le proprie attitudini personali.

Reinventare un mondo che ogni giorno rappresenta una scoperta, diventa in questo caso viaggio e meta continuamente.

Nadia Lisanti