Thomas Mann: molte sue opere furono bruciate dai nazisti, ma sopravvissero al fumo

Peter De Mendelsson definì Thomas Mann “L’ultimo dei classici” e detto da un critico saggista aveva una valenza quasi indiscutibile e un giudizio altamente professionale. Lo scrittore tedesco seguiva il suo mito Goethe, e la sua letteratura “I dolori del giovane Werther,” gli imposero questa ammirazione e lo indussero allo sviluppo dell’ironia e della sagacia, al suo autore preferito dedicò parecchio del suo tempo, in saggi, conferenze e in un magnifico libro omaggio. Mann era nato a Lubecca il 6 giugno del 1875, suo padre era un commerciante di granaglie, colto e amante dei libri di Emile Zola, di cui nascondeva le copertine, perchè il letterato francese era considerato troppo scandaloso per l’epoca e per il clima socialista che vigeva in quella provincia dalle poche anime aperte all’innovazione culturale. Johann Heinrich, il padre di Mann possedeva una grande e magnifica casa, dove la moglie Julia, donna estroversa che suonava il pianoforte e cantava romanze in portoghese, aveva origini tedesche e brasiliane diluite in un sangue misto e miscelato con ardore. Thomas già adulto, scrisse un breve saggio autobiografico, dove manifestava il suo amore per la borghesia e l’ordine, dovuto alle abitudini imparate da suo padre, mentre l’aspetto artistico e sociale l’aveva incamerato dalla madre. L’opera intera di Mann sarà sempre impostata tra il dissidio altalenante della vita borghese, con tutte le sue garanzie e i suoi privilegi, il rispetto sociale, una certa abitudinarietà, la sicurezza economica, il decoro, in contrapposizione a una vita da artista, che lui immaginava rischiosa, altamente imprevedibile e spesso aperta sull’abisso, sulle incognite, fondamentalmente troppo pericolosa, da affrontare da sprovveduti. Nascosto nel dilemma che si prefiggeva di decifrare insieme al dubbio morale, si celava in lui un’altra problematica, quella della scelta sessuale, tra eterosessualità e omosessualità.

Nel primo caso si sarebbe assicurato una vita tranquilla e socialmente accettata da tutte le comunità, nel secondo caso e in quegli anni specifici, decisamente no, perchè faceva parte del precipizio sull’abisso. Fin dall’adolescenza Thamas Mann fu consapevole del suo orientamento sessuale, espresse i suoi sentimenti a un compagno del liceo, che non ricambiò quell’amore acerbo e fuori dagli schemi. Questo ragazzo affascinante con zigomi alti e occhi chiari, questa figura vagamente accennata piu’ mentale che reale, tornerà spesso nei suoi scritti, raccontato come un giovane con qualcosa di russo nei tratti, un po eclettico e molto esaltante. A vent’anni lo scrittore si innamorò di un violinista “Paul Ehrenberg”, soprattutto amò di lui la sua espressione intelligente. Visse quella love story tra Roma e Palestrina e Thomas scrisse per Paul dei ricordi di gioventù e man mano che gli episodi venivano trascritti e descritti, diventarono un romanzo “I Buddenbrook” che aveva un sottotitolo “Decadenza di una Famiglia”. Trattava la disgregazione di una famiglia dell’Ottocento che credeva nelle certezze e nelle tradizioni borghesi, nel lavoro di onesti commercianti che leggevano Schopenauer rimanendone turbati, l’intero nucleo familiare verrà declassato e distrutto da parte di una famiglia rivale, violenta e senza scrupoli. Segno del procedere del tempo, oggi sarebbe cruda attualità. L’intero romanzo si poteva leggere come la premonizione della caduta di una società liberale e conservatrice arresa all’ascesa del Fascismo. Questo romanzo è rimasto un classico della letteratura e del tempo, è stato letto da più generazioni anche se in Italia, nello specifico ebbe un successo clamoroso, come lo ebbe da sempre il suo autore. Thomas viveva a Monaco con Paul, ma un giorno rimase colpito da una ragazza “Katia Pringsheim”, colta e vivace, studiava matematica e fisica all’università, materie tipicamente maschili da lei affrontate con successo e disinvoltura.

Il padre era un brillante professore universitario, milionario, collezionista di antiquariato che amava Wagner, e la madre della ragazza una ex attrice. Thomas si fece presentare ai Pringsheim, non voleva perdete quell’occasione e fu introdotto in un palazzo splendido in stile Rinascimentale, ma di concezione moderna con luce elettrica, ascensore e un enorme giardino dove si davano ricevimenti memorabili. Mann era bello con occhi e capelli neri, sguardo pungente, un po taciturno un acuto osservatore, si innamorò di Katia, ma la ragazza era una donna indipendente, giovane e spensierata che non voleva legami, allora lui partì con la sua delusione per la Danimarca, dove scrisse due capolavori”Tonio Kröger” e “Alcune lettere a Katia,” fu a quel punto che dopo averle lette, l’amata cambiò idea e cominciò a ricambiare quel sentimento. Al ritorno dalla Danimarca la sposò, furono quelle lettere a farle capire che lo amava. Fu un matrimonio felice e per lo scrittore si aprì una carriera produttiva, Mann scrisse”Altezza reale” una storia fiabesca dove il protagonista era un principe infelice e timido, salvato dall’amore di una ricca ereditiera americana, era volitiva, anticonformista, Imma nel libro, il profilo di Katia nella realtà. Dal legame con la moglie, Thomas ebbe sei figli molto dotati intellettivamente quasi geniali, bisessuali o omosessuali alcuni, in ogni caso una prole eccellente. Thomas rimaneva comunque un trasgressivo, ebbe un amante e si spese in una lunga storia d’amore con un giornalista americano Thomas Quinn Curtiss, gli succedette un proprietario terriero finlandese Hans Aminoff, e non fu ricambiato dallo scrittore surrealista francese René Crevel, che gli diede lo spunto per nuovi racconti amorosi con giovani incontrati in porti spagnoli, mentre vagheggiava su amori impossibili, ambiti ma contrastati, cresceva come scrittore di storie ad alto consenso di lettori. Thomas teneva atteggiamenti diversi a proposito del sesso, era emancipato verso il lesbismo e severo contro l’omosessualità maschile che lo faceva sentire colpevole, gli ultimi eccessi gli causarono dato che lo rappresentavano personalmente, problemi emotivi in quanto tendeva a reprimere se stesso e la sua natura. Katia era al corrente dell’orientamento sessuale del marito e riuscì ad accettarlo senza troppi conflitti. Mann era riflessivo e incamerava storie per poterle raccontare, sempre su vicende omosessuali-erotiche, durante un soggiorno a Venezia fu affascinato da un adolescente polacco che non volle avvicinare, ma ci fantasticò al punto da ricavarne un libro “La morte a Venezia,” dove tracciò episodi realmente accaduti e tanti solo sognati. Il romanzo suscitò un grande scalpore, mentre la prima guerra mondiale era alle porte.

Nel 1942 Thomas Mann pubblicò “La montagna incantata” un romanzo elaborato in un tempo infinito, gli occorsero dodici anni per pubblicarlo. Emergevano argomenti nuovi e mai trattati fino allora, i suoi nuovi interessi riguardavano lo spiritismo, la psicoanalisi, la filosofia e la politica. L’amicizia con Sigmund Freud, con cui aveva una corrispondenza e di cui leggeva con attenzione le opere lo portarono a condividere con lo psicanalista la teoria secondo cui tutte le persone sarebbero bisessuali, per alcuni esternata per altri esclusivamente platonica. Mann frequentava un medium di Monaco Willi, dove partecipava a sedute spiritiche, un’altro dei suoi interessi molto praticato. L’occulto gli creava curiosità come tutte le cose che non potevano essere codificate o spiegare con la razionalità. L’essere umano poteva essere un intero mondo non rivelato, la scienza non poteva arrivare ovunque. Condivideva questo pensiero con le menti più illuminate dell’epoca, i suoi amici intimi, Freud e Einstein in particolar modo. Durante le sedute si formava una catena, era allora che appariva una improbabile luce che faceva risaltare un indumento che dopo un’ attesa lunga e snervante, levitava, un carillon si metteva a suonare autonomamente o azionato da mani invisibili, qualsiasi oggetto poteva prendere vita, librandosi sopra le teste dei presenti. Thomas, descrisse minuziosamente quel che accadeva all’interno di quel palazzo, la casa era del barone Albert Von Schrenck Notzing. Colpito da questo nuovo interesse Thomas scrisse “Sedute spiritiche”e “Esperienze occulte,” la sua attrazione per gli spiriti fu in germoglio che generò il grande finale alle storie del “Sanatorio di Davos,” nel Canton dei Grigioni, un affresco su un microcosmo interiore, un accenno su un delicato amore, una riflessione sulla vita e sulla morte. “La montagna incantata” fu una delle opere piu’ odiate dai Nazisti, che con ogni mezzo tentarono di stroncare, eliminando molte delle copie senza riuscirci.

Mann venne insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1929, oggi quel diploma Svedese si trova all’interno dell’Università di Zurigo, insieme ad alcuni libri e oggetti che gli sono appartenuti, la scrivania, un divano a fiori, il mappamondo, lettere, fotografie e documenti di grande interesse per gli appassionati di quella letteratura. La fantasia dello scrittore era senza limiti, e qualcuno scrisse come fosse incredibile che da poche righe lette della Bibbia, Mann fosse riuscito ad elaborare un’opera in tre volumi, forse tutto nasceva dalla sua precisione e dalla sintesi di un pensiero complicato. Le opere di Thomas Mann continuano ad essere pubblicate in Italia, continuando a ricevere i migliori traduttori. Nel 1933 i Nazisti bruciarono le sue opere gli tolsero la cittadinanza tedesca, ma le Università dei paesi liberi lo insignirono di 17 lauree honoris causa, e dalla Francia lo raggiunse la Legion d’onore. Fu la stampa, nel 1949 a suggerirlo come eventuale candidato alla Repubblica Federale Tedesca ma il suicidio del figlio Klaus, fu una dura prova da superare. Morì in Svizzera nel 1955, mentre un disco sul grammofono immaginato nel suo ultimo libro continuava a girare all’ombra dei ricordi.

Maria Grazia Vannini