Continua il momento oscuro del pd a Tarquinia; senza un segretario, diviso tra panunziani e moderati e riformisti, con un sindaco in carica Mazzola che cerca ancora e con sempre maggiore difficoltà di vivere sui buoni risultati del primo mandato, mentre si divide tra il comune e la presidenza del consiglio, ma la sua mente vola lontano alla prossima candidatura più ambiziosa… Se è ancora in sella è perchè gli resta ancora un po’ di fiuto politico e di cultura on the road che gli consentono la sopravvivenza politica, anche se i pensieri spaziano… sono altrove… Ora si è improvvisamente svegliato dal sogno (parlamentare?) e si è reso conto che si trova ancora a Tarquinia, la città che lo ha voluto sindaco per due volte, ma che lentamente lo sta abbandonando: eccolo quindi tentare di correre ai ripari con un’improvvisa attività da testimonial della sua amministrazione.. (o forse più di se stesso)
Nelle foto lo vedete discutere forse amabilmente con il vecchio compagno d’armi Panunzi, mostrargli le condizioni davvero pietose in cui è ridotto il “porticciolo”, chiedergli probabilmente una mano per tentare almeno di migliorare visibilmente la situazione, l’anno prossimo ci sono le comunali diamine, qualcosa bisognerebbe pur mettere in cantiere per rivincerle con un candidato amico queste benedette elezioni! Li vedi a passeggio questi due grossi calibri della politica alto-laziale e pensi che forse sarebbe giunto il momento di un ricambio generazionale, ma non di quelli pilotati dall’alto, come si usa da queste parti, di quelli veri che il consenso popolare lo ottengono per la bontà delle loro proposte, non per grazia ricevuta… Eccoli rappresentare a perfezione i vecchi pci che il potere ha imborghesito, trasformato in accorti e cinici manovratori ambiziosissimi che aggiornano gli obiettivi seguendo solo i loro interessi. E allora sì che quel porticciolo ti fa sempre più rabbia vederlo in quelle condizioni e ti ci vorrebbe voglia di mandarceli gli ex figli del popolo a lavorare con le proprie mani 8 ore al giorno, perchè se la cultura operaista ha prodotto personaggi tanto spocchiosi e arroganti allora la rivoluzione, quella russa e quella non russa, deve proprio essere stata un gigantesco bluff…
Tony Efrekjann
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