Sulle orme di Pietro Maso: l’omicidio di Pontelagorino

Pietro Maso aveva ucciso i genitori per poter accedere all’eredità, il suo caso destò scalpore. Il colmo della vicenda fu che nacque durante la carcerazione il suo “Fan Club”, riceveva migliaia di lettere da ammiratrici e da coetanei solidali dopo il processo a suo carico, venne incriminato e scontò la condanna per duplice omicidio in carcere: questa solidarietà, altro non fece, che accrescere il suo narcisismo smodato, e diede  un enorme risalto alla sua persona, anche se per per un gesto tanto efferato.  L’odio invece è stata la molla che ha fatto scattare la mattanza in Erika De Nardo nei confronti della madre e del fratellino, ricevendo la complicità del fidanzatino adolescente, li eliminò con la freddezza di un killer professionista. Sarebbero stati invece i continui litigi per i brutti voti a scuola  a spingere il ragazzino di 16 anni dell’entroterra Ferrarese  a commissionare il massacro di entrambi i genitori ad un amico, a colpi d’ascia. Lui ha simulato il ritrovamento dei cadaveri la mattina seguente, avevano il cranio fracassato avvolto in sacchetti di plastica. Un dettaglio inquietante, che avrebbe dovuto far pensare agli inquirenti ad una rapina finita male, e che invece ha chiarito la dinamica dei fatti, fin dalle prime rilevazioni. Le indagini sul duplice omicidio di Pontelangorino, in provincia di Ferrara, sono arrivate immediatamente al mandante di quel crimine. Ora il figlio sedicenne di Salvatore Vincelli, e Nunzia Di Gianni (i due defunti) insieme al suo migliore amico 17enne che avrebbe accettato di uccidere in cambio di denaro  sono finiti dietro le sbarre di un carcere minorile. La vita dei propri genitori, per il minorenne, aveva un valore di mille euro.  Dopo gli interrogatori di rito, avvenuti e durati tutta la notte dell’arresto, nella caserma dei carabinieri di Comacchio, i ragazzini sono crollati e hanno confessato. Il racconto su come avevano passato la giornata era pieno di incongruenze e,  quasi subito, hanno ammesso di aver massacrato i coniugi, titolari del ristorante “La Greppia” di San Giuseppe di Comacchio. Il figlio della coppia ha ricostruito il delitto, ricordando come aveva pianificato quel raccapriccio in combutta con l’amico.  I pessimi rapporti con i genitori ormai lacerati da continui litigi, avvenuti anche a causa dello scarso rendimento scolastico hanno fatto scattare la violenza e la premeditazione per ucciderli. L’aiuto gli è stato fornito siglando un accordo con l’amico,  l’anticipo pagato è stato di 80 euro, con la promessa di altri 920 dopo l’esecuzione. L’altro avrebbe esitato, ma poi sarebbe stato proprio lui a commettere materialmente il duplice omicidio. Il figlio in un’altra stanza della casa  avrebbe atteso che si compisse il massacro perché non aveva il coraggio di assistere a quella carneficina, mentre l’amico entrato furtivamente nella camera da letto dei Vincelli da una porta finestra lasciata appositamente aperta dall’amico portava  a termine il lavoro per la cifra pattuita. Un ennesimo caso di cronaca nera, che fa indubbiamente riflettere su quanto il disagio e la psicopatologia giovanile sia un aspetto che non può essere sottovalutato. Adolescenti che agiscono in preda alle loro “Ineccepibili” motivazioni, che si spingono contro il potere e l’autorità genitoriale, fino ad arrivare a prendere un’ascia e,  con la complicità di un amico, a togliere la vita a chi la vita gliel’ ha donata, è il massimo della perversione minorile. Sono figli che mettono in atto un processo di ribellione, e uccidere chi ostacola i loro progetti diventa un atto quasi dovuto. Ma come si puo’ arrivare a tutto questo? Le regole e l’educazione, insieme all’ambiente familiare, possono essere rilevanti e condizionare lo sviluppo psichico dei ragazzi. L’adolescenza è di per sè quel periodo in cui le regole non si accettano di buon grado, il mito della libertà delle scelte è un fattore determinante, e le imposizioni dettate dalle istituzioni, in primis quella della famiglia per seguire con la scuola e in successione con le amicizie, creano vincoli che spesso i ragazzi non accettano. Nascono allora nuovi miti: il denaro, le droghe la libertà,  e personalità forti da inseguire, incarnate dagli amici magari occasionali, anche se quasi sempre negativi o addirittura deleteri, ma sono lì a disposizione. Ci sono famiglie dove il clima è incandescente dal punto di vista fisico e psichico, in alcuni nuclei emotivi è altissima la conflittualità, giornalmente l’aggressività e la violenza verbale e fisica si manifestano raggiungendo livelli roventi. I ragazzi in questi ambienti vivono di impulsi violenti negativi, diventano bombe ad orologeria pronte ad esplodere e a colpire chiunque si frapponga tra loro e il loro progetto di vita. Senza lo sviluppo e il sostegno di un senso morale, non hanno più freni inibitori o confini, non accettano più limiti o regole, dunque l’unica soluzione è rappresentata dall’eliminazione anche fisica del problema. Le parole chiave diventano” Li odio”,”Non li sopporto”,” Vorrei vederli morti” e così’ via, fino a concretizzare le frasi in gesti, che diventano inevitabilmente quelli estremi da cui non si torna più indietro, ma anche quelle sono emozioni forti, rapide, ineluttabili, definitive.

Maria Grazia Vannini