Ne sono all’oscuro gli storici antagonisti di Israele e della Palestina, impegnati a contendersi una terra divenuta incondivisibile per i due popoli che ne rivendicano la titolarità senza esito, per tentativi decennali di accordi disattesi. Netanyahu, primo ministro israeliano e Maḥmūd Abbās, conosciuto come Abū Māzen , presidente dell’OLP, dell’Autorità Nazionale Palestinese e dello Stato di Palestina, sarebbero stupiti e chissà, contrariati se per concedersi un pausa in relax scoprissero di navigare sulla stessa città galleggiante adibita allo svago dei crocieristi e in compagnia di un idillio infantile tra piccoli innamorati, a dispetto del loro passaporto che reca sul frontespizio la provenienza da Paesi in conflitto permanente.
Sull’ammiraglia di una delle compagnie di navigazione più note e importanti, in differenti classi di viaggio, Amina gode del premio ricevuto dai nonni per la buona pagella ottenuta al termine del primo anno scolastico successivo alle classi elementari. Ahmed si aggira disorientato nella sala giochi della nave, ancora stupito per il risultato di un progetto dell’Unicef che ha messo in palio una crociera nel Mediterraneo per il miglior tema sulla pace nell’area tormentata dove confliggono i loro due Paesi. Amina è una dolce bambina di Tel Aviv, un talento che l’ha portata alla sua tenera età a tenere concerti, solista di violino destinata a gloria e onori. La storia di Ahmed racconta di stenti, paura, tristezza senza rimedio, ogni cosa vissuta nell’inferno della striscia di Gaza.
E’ il tardo pomeriggio del secondo giorno di navigazione, il mare si offre quieto al gigante che batte bandiera norvegese, nell’aria si avverte una certa eccitazione, in particolare tra i piccoli crocieristi. Il programma di bordo propone un preserale di animazione: giocolieri, la rappresentazione di un atto unico dal titolo “Nel paese della cacao” e a conclusione l’offerta di cioccolato elaborato da abili pasticceri. Mano nella mano, Amina e la mamma Noa si dirigono al ponte dov’è allestito il palco che ospiterà gli attori-animatori. Quasi si scontrano con Mayyada che accompagna il piccolo Ahmed. Le due donne si salutano con un sorriso. Noa, prova a profittare dell’incontro per trovare compagnia alla figlioletta.. “Anche voi al teatro?” Mayyada è schiva, abituata a diffidare di chiunque e risponde di sì solo con un cenno del capo. I bambini accoccolati in terra, in prima fila, applaudono le fasi del racconto che vede vincitore Fuffi, vivace nanetto, sul gigante Bongo. Ahmed con aria protettiva circonda le esili spalle di Amina con un braccio e spia le reazioni alla storia della marionette impegnate in baruffe per il possesso di una stella dorata che pende dondolando dal soffitto invisibile del teatrino. Si guardano di tanto in tanto e sono sguardi affettuosi, negli occhi il piacere di stare insieme.
Ghrete, responsabile dei passeggeri in prima classe, ascolta nel corridoio delle cabine dal 30 al 45 il suono struggente di un violino. A chi si deve lo scopre presto, quando Amina esce dalla sua numero 37 con il violino ancora poggiato sul collo. Il comandante Kristens, informato di ospitare una giovanissima concertista, le chiede di esibirsi nella sala che ospita abitualmente musica di ogni genere. Amina vorrebbe sottrarsi alla richiesta ma la mamma ha la meglio sulla reticenza della bambina. Il giovanissimo palestinese ascolta estasiato l’esecuzione del concerto di Felix Mendelssohn in E minor. Amina, per quanto concentrata per mostrare il meglio del suo talento suona per Ahmed. I giorni della piccola israeliana e del tenero compagno di viaggio corrono via rapidamente e in vista dell’arrivo della nave nel porto terminale, lo scambio di indirizzi, le promesse di scriversi, il desiderio di rivedersi, si concludono con un bacio sulle guance che spinge la rispettive madri a imitarli. Insieme s’imbarcano sul jet della El Lai, in direzione Tel Aviv, aeroporto Ben Gurion. Di lì Mayyada e suo figlio raggiungeranno la striscia di Gaza con un visto israeliano concesso per i meriti di Ahmed premiati con il viaggio vacanza in crociera. Altrimenti è’ quasi impossibile entrare nella Striscia di Gaza, per il blocco aereo, marittimo e terrestre imposto da Tel Aviv. L’ipotesi di entrare nella Striscia attraverso i tunnel scavati tra Gaza e l’Egitto, è estremamente pericolosa, perché sono sistematicamente bombardati dagli israeliani. I territori Palestinesi, non ancora indipendenti, sono in gran parte presidiati dall’esercito di Netanyahu, compresa la frontiera con Gaza. Per raggiungerla non c’è che salire sul bus che porta alle città di Ramallah, Hebro e Nablus, parte araba di Gerusalemme, con un passaggio obbligato a Gerico. Aeroporto e porto di Gaza sono off limit e fuori gioco da molti anni. Stessa sorte per gli aeroporti di Rafah, Ramallah e Jenin-Muqeible , Katif.
Amina riprende lo studio del violino al conservatorio musicale israeliano e nel segreto della sua stanzetta scrive testi di canzoni, li musica. Il ricordo di Ahmed non l’ha mai lasciata e le parole sul diario escono dall’anima fluenti. Completati i versi non rimane che dar loro un titolo e la ragazza, oraappena oltre l’alba della gioventù, scrive di getto “Aquiloni”. L’incide su Facebook, la trasferisce su un dvd e la invia ad Ahmed. Arriva in una mattina triste, quando nel corso di una retata, soldati israeliani irrompono nella sua abitazione e portano via, ammanettato, il padre Omar, con l’accusa di aver partecipato a raid palestinesi nel cuore di Tel Aviv, in appoggio a giovani dell’Olp che assalgono gli ebrei a coltellate.
“Amina?” Ahmed apre con cura la lettera. Un paio di righe gli confidano “Non ti ho dimenticato, raccontami di te”. Il ragazzo non ha come ascoltare il dvd e corre dall’amico Jammal. Le prime parole: “Volano aquiloni, intorno al mondo per portare pace…” Ahmed non ha trascurato la scrittura e il premio che gli consentì il viaggio in crociera. Risponde “Cara Amina, mille volte ho vissuto l’emozione di ricordare i giorni del nostro viaggio in mare, la dolcezza dei tuoi occhi e quel bacio innocente, spontaneo, dell’addio che ho sperato fosse solo un arrivederci. Io sto per completare i miei studi che dovrebbero consentirmi di diventare un ricercatore e quasi certamente mi porteranno lontano da Gaza. Chissà che un giorno non accada di incontrarci in qualche luogo del mondo estraneo alla guerra che divide i nostri popoli, magari in una città del mondo dove ti esibirai con il tuo violino e dove io, forse, sarò impegnato in una ricerca. Ti abbraccio”.
Amina e Ahmed non si incontreranno mai e avrà ragione la follia di una degenerazione della disumanità segnata da morti, violenze e odio.
Luciano Scateni
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