“Siamo tutti prigionieri del Pd, mi dimetterei subito se potessi…”. Lo sfogo in esclusiva di un consigliere comunale viterbese “anonimo” per paura…

Non sono momenti facili per un giornalista: ti trovi davanti un consigliere comunale di maggioranza che non ne  può più e vuole raccontarti realmente le cose come stanno, ma ti chiede l’anonimato, ha molta paura; tu glielo concedi, sei disposto, ma non vorresti che questo sfogo comportasse per lui seri problemi, vista l’aria che tira, se lo individuassero…. Ma lui è lì e davvero ha voglia di parlare, le sue titubanze sono minime, i toni sono circospetti come se ci potesse sempre essere qualcuno in ascolto, ma non ci vuole molto a farlo partire; lo interrompiamo per mettere un po’ di ordine e diamo il via alla prima domanda.

Consigliere, ma da cosa nasce questo suo malessere tanto visibile? 

” E’ che io non dovevo cascarci, non me lo perdono, dovevo capirlo in tempo che non avrei dovuto candidarmi alle scorse comunali; a dire il vero il progetto Michelini non è che mi convincesse tanto, mi sembrava pieno di ambiguità, troppe facce coinvolte di una Viterbo che non mi era mai piaciuta, legata agli affari propri e delle proprie famiglie, compromessa con il potere. Poi mi sono lasciato convincere, ma è stato subito un inferno…”.

Qual è stato il primo segnale che le ha dato fastidio, da cosa ha capito che l’andamento non la convinceva?

“Dalla campagna elettorale, da quando cercai di far capire  a tutti che l’alleanza con Viva Viterbo non andava fatta, ci avrebbe portato solo problemi, fatto perdere credibilità. Chiesi di parlarne molte volte, espressi perplessità, ma nessuno mi ascoltò, anzi sembravano tutti infastiditi come se il  patto fosse già stato scritto. Avvicinai dirigenti del pd locali ed anche regionali, feci a tutti la medesima domanda: “Ma  possiamo mai rinunciare interamente all’intero settore cultura? Viva Viterbo se ne impossesserà, vedrete”. “Meglio concedere  un assessorato che perdere le elezioni” mi fu risposto da tutti, dalla destra e dalla sinistra del partito. Quando poi ad inizio mandato Barelli fu nominato assessore alla cultura ebbi la conferma di tutto e feci davvero fatica a non rassegnare le dimissioni”.

Come è cresciuto,  poi,  questo senso di “non appartenenza”  che ora vive?

“E’ cresciuto verificando che in tanti casi i giochi erano già fatti, che la discussione non è mai esistita, che il clima era e continua a restare pessimo, noi siamo chiamati solo a confermare decisioni già prese in altro luogo, il nostro ruolo di consiglieri è stato svilito, annientato dai vertici del partito che non ci ascoltano per nulla. Anzi se poi protesti c’è sempre qualcuno pronto a farti abbassare la testa con i suoi metodi molto spicci, che funzionano sempre…”.

Ce ne parli …

“Piccoli, grandi ricatti; ricordo sempre un episodio successo negli ultimi mesi che mi ha choccato: un collega di partito che non voleva saperne di essere fedele alla linea è stato trasferito nel suo lavoro e sottoposto a continuo mobbing dal suo capo che neanche  a farlo apposta era un funzionario del Pd: è da tempo in malattia per sfuggire alle persecuzioni, roba incredibile…. “.

Comunica un disagio crescente a restare in consiglio comunale…

“E’ così, tante volte mi vergogno di provvedimenti che vengono presi: vorrei saperne di più sui rifiuti, ma non so a chi rivolgermi, la questione della decadenza di Moltoni l’avrei affrontata in maniera diversa, lo stesso l’acqua pubblica, lo scandalo della concessione degli spazi per tre mesi consecutivi a Caffeina Winter senza bando di concorso e senza dibattito neanche in giunta, le mostre e le consulenze di Sgarbi;   il pressappochismo con cui si affrontano i problemi reali della città, la debolezza di Michelini che resta una bravissima persona. E non potersi neanche dimettere è davvero pesante”.

Perchè ?

“Questo non glielo direi neanche sotto tortura, sarebbe un discorso lungo, ma le assicuro che siamo tutti un po’ schiavi di questo pd, prigionieri di una linea politica che nessuno ha contribuito ad elaborare … “. 

Ci furono però i moti dei 7 … l’aventino di Serra… 

“Si sapeva già come sarebbe andata a finire, la libertà di movimento è un privilegio sconosciuto all’interno dei “democratici, Serra è una persona onesta, ma non mi ha convinto il suo modo di gestire la protesta, tra i 7 le persone perbene che soffrono per questo andamento penoso ci sono, ma mancano le personalità forti, tutti  dipendono dal loro punto di riferimento di cui alla fine accettano i suggerimenti.. chiamiamoli così .. Ovviamente non parlavo di Quintarelli, di cui non condivido praticamente nulla,  ogni volta che lo leggo o lo ascolto di persona…”.

Come finirà questa storia così angosciante per lei …

“Chissà, c’è  chi vuole che duri fino a scadenza naturale, evidentemente ci sono dei percorsi da portare a termine, dei patti da rispettare…. So che gran parte della nostra base è stufa di questa amministrazione, anche io preferirei il commissario sinceramente, mi pesa sedere in aula ogni volta di più. Eppure avevamo un’occasione storica per cambiare Viterbo e l’abbiamo gettata al vento, non meritiamo alibi, siamo tutti responsabili, io per primo che non sono riuscito, non sono stato sufficientemente autorevole  per cambiare le cose.

Alla fine ci sarà qualcosa da salvare no?

“A livello umano poco o nulla, tranne il rispetto per il Sindaco che le ripeto è una bravissima persona che stimo: sul piano  politico amministrativo? Uhm, mi faccia pensare, magari glielo dico la prossima volta..”.

(p.b)