“Sacre” alleanze. “Il Foglio” e la voce ufficiale del partito della nazione… Verso un nuovo moderatismo demagogico e autoritario

E’ stato per anni l’organo del berlusconismo più colto e “ideologico”, ora è diventato sempre più visibilmente il quotidiano portavoce del costituendo Partito della Nazione. E’ cambiato poco con la direzione di Claudio Cerasa, il “renzismo” è stato sdoganato anche a destra come costola del “berlusconismo giovanilista rottamatore” e divenuto “corrente politica” di riferimento. La tesi di Cerasa è che l’unico leader che abbia davvero inciso nella vita nazionale, cambiandone radicalmente prospettive, valori  e abitudini sia stato il Cavaliere, il vero rivoluzionario che è stato in grado di trasformare un paese e di arrivare ai giorni nostri magari con meno sprint e più lenta azione, ma con immutata capacità di condizionare la politica. Fino ad essere il principale leader ispiratore di Renzi e del suo modo di governare. La tesi di Cerasa non è ardita più di tanto, le affinità di tra Berlusconi e il premier sono sempre più visibili e anche la “staffetta” che il primo ha affidato al secondo  rappresenta un passaggio di consegne  diretto, l’affidamento delle chiavi per conquistare il mondo moderato finora  legato al centrodestra. Ognuno dei due rinuncia ai valori più impegnativi e caratterizzanti degli universi progressisti e conservatori ed insieme giungono ad un neocentrismo demagogico e non privo di “autoritarismo morbido” che si candida a governare il Paese per i  prossimi venti anni almeno, con le opposizioni ridotte al lumicino e lo sguardo e l’orecchio rivolto ai potentati europei. Un progetto che ha bisogno per subire un’accelerazione del risultato favorevole dei referendum di ottobre, in caso contrario potrebbe arenarsi per tornare d’attualità più avanti; ma il trend è quello, un moderatismo da oligarchie sempre più chiuse in se stesse, assolute padrone di un paese che perderebbe lentamente l’attenzione verso le esigenze dei meno protetti e più deboli e renderebbe sempre più facile e comoda la vita alle classi benestanti, alle lobbies e ai centri di potere della politica, qualunque attività o traffico sia alla base del loro arricchimento. Uno scenario certo non rassicurante, che l’unico potere in grado di contrastare in questo momento è quello giudiziario. Di qui le polemiche tra Renzi e la magistratura, le uscite crude e preoccupatissime di Davigo e Roberti, le stesse perplessità  di Gratteri e Scarpinato. E se la democrazia e il pluralismo in questo momento hanno bisogno per tenersi in vita dell’occhio attento delle toghe più libere e indipendenti dai partiti, ciò la dice lunga sulla condizione di salute che attraversano nel Belpaese. Sempre più l’ex Belpaese delle nuove mafie “istituzionalizzate”…

Pasquale Bottone