Roma è la Caporetto di Berlusconi. Come sia riuscito ad infilarsi in questo vicolo senza uscita, se non una piccola piccola (che vedremo) resta un mistero. Sta di fatto che mai il presidente di Forza Italia si sarebbe immaginato di essere stritolato in una forbice tra due personaggi che non sono esattamente due insigni statisti: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Segno dei tempi e dell’implacabile anagrafe. In altre epoche non sarebbe accaduto. E chi scrive non condivide l’ipotesi che dietro ci stia chissà qualche alta strategia dell’ex cavaliere una volta rampante, ed ora claudicante. Alla soglia degli ottant’anni Berlusconi appare come una tragica maschera di se stesso.
Il destino ha voluto che una malattia agli occhi lo costringesse a portare occhiali scuri che lo rendono un clono ibrido tra uno dei fratelli Brothers , Breznev imbalsamato portato sottobraccio, e, con quel parrucchino mogano con sfumature bordeaux, Gargiulo, il simpatico figurante di” Quelli della notte”. Le cose stanno come stanno: il suo Guido Bertolaso è fermo, anzi “assestato” a percentuali intorno al dieci per cento, la Meloni scalpita e se ne va ad inseguire la Virginia Raggi, mentre Giachetti, con quell’aria da clochard della politica, sta li attento a non radersi, ma neanche a farsi crescere la barba, a curare nei minimi dettagli il culto dell’impersonalità, asettico come una tenda ad ossigeno al reparto di rianimazione, determinato nel prendere le indecisioni, di cui appare convinto, saldo come “d’autunno sugli alberi le foglie”. E soprattutto con l’eloquio vivace di un frate trappista : ” fratello ricordati che devi morire”.
Storace lo si può’ trovare al solito posto:” In fondo a Destra“, che non è l’indicazione di un servizio di pubblica utilità,ma il nome della sua lista: strepitoso assist per i suoi avversari. C’avra’ pensato una notte intera per chiamarla cosi, quando le tentazioni urologiche si impossessano dei nostri sogni, di cui siamo sostanza, per restare a Shakespeare.
Un cul de sac
In tale affresco felliniano, o da” grande bellezza”, due sere fa ci si aspettava il colpo d’ala; il colpo gobbo, avrebbe detto Andreotti, autocitandosi. Girava voce di un ritiro dell’uomo delle disgrazie (ma per il saggio di Arcore della Provvidenza) richiamato in servizio nientimeno che dall’Africa e del quale in effetti nessuno in Italia ne sentiva la mancanza (e che allo stato non ci risulta reclamato dagli africani ) e di una convergenza sulla sorella d’Italia
La cosa strana è che anche chi frequenta da anni e dice di conoscere bene il Berlusca dava la cosa per scontata: probabilmente solo un auspicio. Il partito del nord, quelli che non vogliono rompere con la Lega, premevano in questo senso, ci contavano. I duri e puri (si fa per dire) No. La scelta era tra l’orgoglio e il calcolo. Ha prevalso il primo. Dire si alla Meloni avrebbe significato consegnarsi mani e piedi alla Lega . Una sconfitta comunque: sua, personale. Prima del suo” no” ha tentato una carta estrema, estrema e pietosa: farsi firmare una carta nella quale si affermava che era lui il leader della coalizione. Come dire: avete vinto, mi arrendo, ma comando io. Si chiama , in gergo politico e militare: onore delle armi. In gergo plebeo: pigliata per il culo. Ma neanche questo gli è stato concesso. Non gli è rimasto che ammettere ai pochi intimi che gli sono rimasti: “mi sono infilato in un cul de sac”: eh, si!
Compare Alfio
In tutta questa vicenda la via di uscita, stretta stretta, ci potrebbe essere: Alfio Marchini. Nome da Cavalleria Rusticana, Viveur della politica, con qualche comunista tra i suoi avi, bazzicone di ambienti trasversali, maneggione quanto basta , piglio imprenditoriale e da sciupafemmine, anche lui come il Cav abbronzato al punto giusto che fa tanto Carlo Conti
Marchini c’ha provato la scorsa legislatura senza successo, ma stavolta veleggia intorno al 12 per cento. Molti forzisti spingevano gia dall’inizio affinche’ si puntasse su di lui, invece che su Bertolaso. Salvini tentennava e la Meloni pure, ma la verità è che Silvio proprio non ha simpatia verso il personaggio:”quando un uomo col betulino incontra un uomo con il mascara” ….. Ora pero’, seguendo il detto che “quelle mani che vorresti tagliare le devi baciare” ma anche quello più partenopeo “nun sputa’ ncielo che nfaccia te torna”, potrebbe essere la sua ciambella di salvataggio. Meglio il bazzicone che la buzzicona. Sempre che la Meloni e Salvini (che, sia detto per inciso, ha a cuore le sorti della città eterna nè più nè meno che come le aveva Nerone), accettino la cosa per non far saltare accordi nazionali in altre regioni e città. A Milano, per esempio.Tanto più che in un ballottaggio eventuale , ma improbabile, Marchini -Raggi, non pochi di sinistra e piddini renziani soprattutto, preferirebbero convergere su di lui piuttosto che sulla superfavorita grillina. Ipotesi di scuola, accademia pura? Ieri sera , sabato, Berlusconi ha confermato fiducia a Bertolaso, ma si rischia una lacerazione profondissima in” Forza Italia”. Il ruolo predominante della Lega, da Bologna in poi, da quando l’ormai ex leader è andato a Canossa a Bologna a farsi “smerdiare”, stretto in un abbraccio mortale tra lega e fratelli d’Italia, è evidente a tutti. Il Capo ha perso la sua prima virtù: l’intuito (la seconda e ultima è fare soldi). Ha puntato sull’uomo sbagliato.
L’uomo che sussurrava le gaffes
Bertolaso è un disastro: gaffe su gaffe. Dalla difesa dei rom ( che è come difendere le quaglie dopo un accordo con un cacciatore) all’arrogante “Meloni deve fare la mamma”, all’incredibile “mia moglie vota Giachetti”, un’ondata sismica di cazzate, di quelle che lui conosce bene, vivendo in mezzo ai terremoti. E qualche volta provocandoli: quelli giudiziari, per dire. Dall’Aquila ai rifiuti. Passando per qualche garuccia d’appalti, etc. E la sua passione per la sale massaggi nelle quali entrava per ingressi secondari e con tanto di scorta e signorine in attesa. Con un pedigree come questo, altro che nome imbattibile e Servitore dello Stato: neanche l’amministratore di condominio puoi fare.Ma tra i fedelissimi, come Brunetta che vede le cose dall’alto sua esperienza, c’e’ chi dice : abbiate fede, Silvio farà il Miracolo e Guido diventerà sindaco.
Per un nuovo miracolo romano. Ma a Roma i miracoli li fa solo Totti.
Emilio Magliano.
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