Roma. Festa del Cinema. Tom Hanks incontra il pubblico. Stone lancia il suo je accuse con “Snowden”

Inizio tutto a stelle e strisce, il Direttore della Festa del Cinema giunta all’undicesima edizione ha voluto spostare l’obiettivo virtuale della cinepresa sul teatro del prossimo duello per le presidenziali. E c’è riuscito benissimo.

Tom Hanks nell’incontro con il pubblico non si è sottratto alle domande sull’argomento del momento e non si è proprio risparmiato nei giudizi. Pur senza esser tranciante come lo è stato Robert De Niro ha detto però che: «ogni quattro anni il nostro paese organizza questo teatrino di cui tutti ancora si sorprendono» E alla richiesta di come il nome di Trump possa esser arrivato fin lassù, con un sorriso disarmante ha semplicemente detto: «del resto qui avete avuto Berlusconi…» Ma poi la discussione ha percorso quello per cui Hanks è qui: il Cinema. La sua carriera, ripercorsa qui all’Auditorium in una retrospettiva gratuita e il mestiere di attore. «Non ho mai scelto i copioni in base alle convenienze, ma per quello che i personaggi mi riportavano come emozioni. Faccio sempre la parte del buono perché i cattivi sono in genere caratterizzati anche fisicamente, ed io non mi ci vedo a fare la parte del violento, non ne ho il fisico». Traspare la disponibilità e la felicità di esser a Roma che l’attore americano ha ribadito più volte, felicità ricambiata dai romani che lo hanno accolto come un eroe e dalla Festa che gli ha consegnato, per espresso volere del Direttore Antonio Monda il premio alla carriera.

L’altro pezzo d’America lo porta a Roma niente di meno che Oliver Stone, che ha regalato grande cinema tributato da applausi convinti con il suo “Snowden”, l’incredibile storia del rampante informatico al servizio della CIA che farà scoprire una fitta rete di controllo mondiale dei dati dei cittadini di tutto il mondo. Un film celebrale, tecnologico ma di grande impatto visivo, un’opera destinata a rimanere nella storia del Cinema e nella Storia, spiazzandoci per l’evidenza della fragilità delle nostre vite private, in mano e nei server di servizi di spionaggio che tutto possono e tutto fanno (e dopo le rivelazioni di Snowden forse non potranno più fare).

Snowden, quello vero, che è da tre anni in asilo politico in Russia, ha portato alla luce quello che proprio grazie a lui è diventato un dibattito planetario, quello dei confini con cui e per cui i servizi segreti di tutto il mondo hanno accesso ai dati privati delle persone, siano esse email o conversazioni nei “social”. Quanto dista il confine tra sicurezza nazionale e diritti fondamentali di cittadini liberi. Lo scenario narrato da Stone è preoccupante, tanto il senso di invasione che pervade nei 135 minuti del film, un’invasione sottile che per metà è concessa proprio da noi stessi, avidi pubblicatori delle nostre storie di vita che un “grande fratello” può raccogliere e utilizzare. Il gesto filantropico ed eroico di Ed Snowden ha costretto una nazione come gli Stati Uniti e un Presidente da tutti considerato progressista come Barak Obama a far marcia indietro decretando l’illegalità di tali azioni. Ma fino a quando? E chi sta continuando ad accedere alle nostre email, alle nostre chat, ai nostri messaggi?

Mauro Valentini

( nella foto in alto Joseph Gordon , protagonista di “Snowden”)