Riuscirà il ” Salvator Mundi” a salvarsi per la gioia del mondo?

Si pensò fosse Luigi XII re di Francia, il committente del “Salvator Mundi”, ma il quadro fu iscritto fin dall’inizio del 17esimo secolo alla superlativa collezione privata della corte inglese, come oggetto di inestimabile bellezza, destinato agli occhi privilegiati e privati di Carlo I di Inghilterra e dei suoi pari. Il sovrano venne successivamente decapitato, e la sua collezione smembrata, ma nel 1649 il famoso dipinto passò in eredità al figlio del monarca deceduto, Carlo II d’Inghilterra. Non è noto o quantomeno le cronache non lo riportano, come il dipinto sia finito solo nel secolo successivo nella galleria privata dei Duchi di Buckingam, che però se ne liberarono vendendolo all’asta nel 1763, insieme a tutte le altre opere della collezione privata della nota Galleria. Dalle reali corti, prima francese e poi Inglese, il quadro arrivò da Sotheby, sessant’anni fa, e fu battuto all’asta per 45 dollari, gli “esperti valutatori” ne ignoravano il valore, e soprattutto l’autore. Ora a questo dipinto è stato attribuito un costo enorme per poterselo aggiudicare, è stato battuto dalla nota casa d’aste “Christie’s” di New York, per una cifra stratosferica a più zeri, 450 milioni di dollari, compresi i diritti d’asta.

L’autore adesso è noto, si tratta di ” Leonardo Da Vinci,” il genio assoluto del Rinascimento Italiano, che lo dipinse nei primi anni del 500. Si racconta anche, che poco prima di abbandonare Milano, per la rovinosa caduta dal potere della famiglia Sforza, protetto dalla casata, Leonardo, avrebbe dipinto questa tavola per un commettente privato, senza però citarne il nome. E’ altresì noto, che di questo quadro, al castello di Windsor, restano alcuni studi effettuati dallo stesso Leonardo, prima dell’opera finale. Si perse la memoria di questo capolavoro, e se ne persero anche le tracce, o forse rimasero sconosciute ai più, fino alla ultima attribuzione di paternità artistica, attribuita appunto a Leonardo. La storia del dipinto era conservata da un incisore “Wenceslaus Hollar,” fino al 1650, ne aveva dipinto una copia fedele, ma poi piu’ nulla, nemmeno Hollar parlò più, ne’ del quadro ne’ dell’autore. Il quadro fu oggetto di numerose riproduzioni, che si confondevano con il dipinto originale. Alcune fonti storiche, riferiscono che dopo l’occupazione Francese di Milano, il dipinto fosse finito in un convento a Nantes. Di certo Hollar fece la sua copia quando l’opera si trovava a far parte delle collezioni di Carlo I di Inghilterra, il quale ne sarebbe venuto in possesso acquistandolo in Italia. Un “Salvator Mundi” di scuola Leonardesca, riapparve nel Diciannovesimo secolo tra le raccolte d’arte di Sir Francis Cook, che se ne privò vendendolo al barone ” Sir Lairenty”, che a sua volta lo cedette al Marchese De Ganay , si trattava probabilmente di una delle raffigurazioni esatte del dipinto, questa volta attribuita a Francesco Melzi o a Boltraffio, oppure a Marco d’Oggiono, tutti allevi del maestro toscano del Rinascimento e copia fedele dall’originale.

Nella tavola di 65,7 cm x 45,7, il Cristo viene raffigurato frontalmente e a mezza figura, tipico dell’epoca, (anche Antonello da Messina ne dipinse uno analogo). La mano destra è alzata in segno di benedizione, mentre con la sinistra, regge un globo di cristallo di rocca che rappresenta il mondo, ma anche il suo potere universale su di esso. Il cristallo è denso, ma fa trasparire la mano che sorregge il peso della sfera, perfetto quanto le lacrime dipinte da Antonello da Messina nello stesso periodo. Il quadro è appartenuto ad un consorzio di commercianti d’arte, da cui spunta il nome di un notissimo proprietario di una galleria d’arte newyorkese, sembra che la tavola sia stata acquistata presso l’asta di una vendita di immobili nel periodo circoscritto tra il 2004 e il 2006, poi sia passato nelle mani di Dmitry Rybolovlev, il “Paperone” russo proprietario della squadra dell’AS Monaco e della Uralkali, azienda produttrice ed esportatrice di potassio, ora lo ha offerto al mercato dei C/C a più zeri di Christie’s. IL dipinto fu valutato dai curatori del “Metropolitan Museum”, successivamente da quelli del “Museum of Fine Arts di Boston”, ma nessuno di loro espresse una tesi di paternità dell’opera. Solo nel 2010 gli studiosi della “National Gallery,” insieme a quelli italiani e americani, con il sostegno di un professore di storia dell’arte all’Università di Oxford, e altri emeriti esperti e studiosi di Leonardo, si sono pronunciati favorevolmente, attribuendo il quadro al suo autore legittimo”Leonardo Da Vinci”. Le analogie con i disegni preparatori, gli studi scientifici e il confronto dei pigmenti adoperati, hanno dato esito positivo, la mano e la tecnica appartengono ormai indiscutibilmente a “LUI” Il “Grande” . E La storia finisce qui, non ci è dato sapere chi sia il compratore, o il paese in cui l’unica opera disponibile e in vendita del maestro del Rinascimento finirà. Rimane un senso di vuoto, di amarezza e di grave perdita, riferita ad un capolavoro di “Casa Nostra”di inestimabile valore, a cui probabilmente il nostri paese avrà rinunciato. Si sa anche, che certe opere sono immortali e destinate a pochi privilegiati, ma se fosse stata acquisita da qualche magnate che ne fecesse un saggio uso mettendolo a disposizione dell’umanità, questo impareggiabile tesoro, sarebbe un patrimonio da esporre, per gratificare tramite la sua visibilità, gli occhi del mondo intero.. che ne sarebbero grati.

Maria Grazia Vannini