Renzi-Craxi. Perchè il paragone è improponibile

Avevo raccontato in un precedente articolo del mio vagare per il Fuorisalone del mobile a Milano. Dei miei incontri vari ho già narrato. Aggiungo ora quest’altro piccolo episodio. Girovagando tra gli stand del design intravedo da lontano la scritta Sertum. Mi avvicino e scopro che si trattava di penne, stilografiche e no, molto eleganti e particolari.

Dico al tizio che mi illustrava i prodotti: -Ma Sertum non era una antica e gloriosa fabbrica milanese di motociclette chiusa nell’immediato dopoguerra?-.

-Esatto! Lei è il primo che lo ha notato. Abbiamo rilevato il marchio per i nostri prodotti.-

Più tardi, continuando il mio giro ho cominciato a pensare: “hanno fatto come Renzi! Hanno rilevato un marchio blasonato (PCI,DS,PD) e lo hanno utilizzato per produrre cose diverse: penne invece di motociclette.”

Perché è questo che ha fatto il nostro. Ha rilevato una ditta in declino, un marchio noto ma incapace di proseguire la sua mission industriale e lo ha trasformato in qualcos’altro più modaiolo, di tendenza, più leggero, più flessibile. Destra o sinistra, penne o motociclette. Basta vendere.

Ero all’interno degli ex stabilimenti Ansaldo dove molti anni or sono si tenne uno storico congresso del PSI, l’ultimo, all’apogeo prima della caduta e me ne sono ricordato.

Era il giugno del 1989 e mia figlia aveva poche settimane. All’epoca abitavo in zona Porta Genova a pochi passi da lì. Mia moglie non aveva voglia di uscire ed allora andai a curiosare al congresso. Era possibile entrare liberamente e non ero mai stato dentro l’Ansaldo che incombeva sul nostro quartiere come una Pompei dell’archeologia industriale.

C’erano le troupe delle televisioni e non era difficile imbattersi in qualche vip della politica o dello spettacolo. I vari sponsor della manifestazione distribuivano gadget a piene mani, ricordo l’Eni e una grossa banca (che non esiste più). Non ero il solo ad aggirarmi curioso per quei luoghi, c’era un clima festoso da gita aziendale fuori porta.

Camminando camminando giunsi alla soglia della grande sala del congresso gremita di partecipanti, lì fui fermato. Riuscii a sbirciare il palco e la faraonica scenografia a forma di garofano dell’architetto Panseca, se non ricordo male. Parlava Bettino Craxi.

Di lì a poco l’inchiesta “Mani Pulite” avrebbe travolto il PSI (sopravvissuto al fascismo e alla guerra fredda) e con esso tutta la Prima Repubblica. Craxi passò da leader temuto e/o amato ad essere l’uomo più odiato d’Italia. Eppure, ora con la serenità che regala la distanza, la parabola craxiana andrebbe ristudiata senza la reazione pavloviana che avviene sempre in questi casi. Anche perché in molti tratti l’attuale inquilino di Palazzo Ghigi lo ricorda, si veda ad esempio l’invito all’astensione al prossimo referendum. Lo ricorda ma ne è la pallida e brutta copia.

E’ vero, i socialisti rubavano come amava ricordare il giovane Grillo. Ma non erano soli. Sui democristiani molto si è detto, i comunisti invece amavano presentarsi come quelli con le mani pulite. Ed era vero ma loro malgrado. Rubavano meno perché non avevano accesso alla vera stanza dei bottoni e poi prendevano soldi da Mosca. Tutto l’import/export con l’Unione Sovietica era mediato da società in qualche modo legate al PCI.

Ma non è questo il punto. Prima ancora che House of cards, la buonanima di Machiavelli ci aveva spiegato che la politica non ha morale e che la distanza tra un filibustiere ed un grande leader è molto più piccola di quanto si pensi.

E’ mia personale opinione che se molte delle riforme che Craxi intendeva fare si fossero fatte allora oggi il nostro sarebbe un paese migliore. Probabilmente l’uomo (che non intendo assolvere in queste poche righe) era più avanti degli altri, aveva una visione politica che oggi manca. Aveva molti difetti ma anche molte virtù, seppe tener testa perfino agli americani che non amavano la sua politica estera. Aveva intelligenza politica. Oggi la merce “migliore” disponibile sul mercato della politica è la furbizia del garrulo toscano.

Democristiani e comunisti si coalizzarono per fermarlo ed ebbero nella magistratura (oggi tanto temuta dall’attuale governo) un valido alleato. I comunisti, rimasti per un attimo il solo partito superstite, non seppero sfruttare il momento e furono sorpresi e travolti dall’avvento di Berlusconi.

Del resto anche loro avevano i loro scheletri nell’armadio come potrebbe raccontarci il compagno Greganti. In quell’anno fatidico cadde il muro di Berlino ed il PCI diede inizio a quella mutazione genetica che lo ha portato ad essere quello che oggi è.  A proposito,qualcuno ha capito cosa è diventato?

La Storia non si ripete ma qualche volta insegna e si dovrebbe stare più attenti alle sue lezioni. Vedremo se le somiglianze tra Craxi e Renzi si limiteranno ad una certa arroganza soddisfatta di sé. Referendum e amministrative in ogni caso saranno appuntamenti difficili per il Governo e potrebbero essere l’inizio della parabola discendente dell’astro di Renzi.

Gianvittorio Musante