Renzi-Berlusconi, due generali senza idee e con poche truppe: la nota di Aldo Garzia

Le interviste domenicali di Matteo Renzi (Repubblica) e Silvio Berlusconi (Corriere della Sera) sono assai deludenti. Dovevano, almeno nelle intenzioni, costituire la base della ripresa dell’attività politica dopo il referendum costituzionale, la crisi di governo e la pausa natalizia. Sono invece la stanca ripetizione, pur con qualche ritocco tattico, dell’impasse in cui versano centrosinistra e centrodestra. Niente idee nuove, niente analisi aggiornate sulla fase politica e internazionale, niente slancio ideale in grado di ricostruire truppe logore e ridotte di numero. Chi ne trova giovamento nell’immediato è il governo Gentiloni, che può guardare all’anno appena iniziato con tranquillità: i due schieramenti non fremono infatti dalla voglia di andare a votare (intanto auguri di buona salute al neopremier).

Renzi, sotto botta per la sconfitta elettorale, fa qualche autocritica sulla conduzione del referendum e del Pd ma riconferma tutti gli assi della sua politica passata: job act, sgravi fiscali, politica economica, aggiungendo di stare imparando a usare il “noi” al posto dell’“io” e a mettere “più cuore” nella propria azione. Sulla legge elettorale, l’ex premier continua a privilegiare un sistema a ballottaggio (“il proporzionale è il ritorno alla Dc”), anche se non si capisce chi dovrebbe appoggiarlo, a parte i grillini che potrebbero in quella eventualità giocarsela con il Pd. Nebbia renziana sul resto: non è importante quando si voterà o quali saranno le possibili alleanze di un nuovo centrosinistra. Le novità si scorgono solo in un vocabolario più attento ai problemi della sinistra e nell’annunciato rimpasto di segreteria, preludio a una “campagna di ascolto” in giro per l’Italia. Solite parole dure, infine, per gli oppositori interni di cui non teme scissioni per la loro intrinseca debolezza: “Sono stato circondato nel Pd da un vero e proprio pregiudizio, secondo cui non ero degno di rappresentare la sinistra”.

Ugualmente deludente Berlusconi che intanto opta per un sistema elettorale proporzionale. Pure lui sembra intenzionato a voler prendere tempo in attesa che il verdetto della Corte europea di giustizia possa riammetterlo nel girone dei candidabili e toglierli l’onta delle condanne che lo hanno escluso dal Parlamento (uso inappropriato della Legge Severino?). Berlusconi non sembra avere idee innovative: riafferma di essere lui l’unico leader (a ottant’anni) del centrodestra, preferirebbe non allearsi con la Lega e Fratelli d’Italia privilegiando un rassemblement moderato (dov’è?) e non seccamente di destra, ma si tratta di stanche dichiarazioni di principio. Da lui, non c’è inoltre nessun ultimatum al governo Gentiloni. Anzi, non esclude leale collaborazione e mano tesa. Pensa a un governo di “unità nazionale” per il futuro post-elettorale?

Sarà un problema legato al freddo di stagione, però sotto il cielo della politica – almeno per ora – non c’è nulla di cui appassionarsi. Aspettiamo fiduciosi la primavera.

Aldo Garzia