Referendum Trivelle. Perchè noi domenica votiamo…. e votiamo SI

Al di là della risposta al quesito referendario, c’è una ragione in più per recarsi domenica a votare. Questa ragione risiede nella scorrettezza istituzionale del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dell’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Entrambi – in contrasto con l’invito del Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi – hanno esortato i cittadini a non votare. Un inquietante filo rosso sembra unire gli appelli di Napolitano e Renzi alla recente storia politica del Paese. Ai due – ormai è chiaro – non piace che i cittadini possano esprimere il proprio parere attraverso il voto. Non a caso Renzi è a Palazzo Chigi senza essere stato eletto, non a caso Napolitano ha nominato tre premier evitando loro il fastidio di essere sottoposti al giudizio degli elettori. Il sospetto si rafforza se si pensa che si è in prossimità di un altro Referendum – quello autunnale sulla riforma della Costituzione – che, se passerà (e il quorum in questo caso non è contemplato), limiterà di molto il ruolo di partecipazione dei cittadini. Dico ciò considerando anche l’Italicum, la nuova legge elettorale che – se non sarà modificata – resterà affare esclusivo dei capibastone dei partiti. Senza dire del Partito della Nazione (la Dc del Terzo Millennio) che incombe minacciosamente al fine di ridurre gli spazi di democrazia. Un disegno perverso. Detto ciò, ecco perché domenica bisogna recarsi alle urne. A prescindere dal SI’ o dal NO. Bisogna votare per dare una adeguata e forte risposta ai Due che vogliono fare carta straccia della democrazia. I Due partono avvantaggiati in quanto possono avvalersi di quel 40 per cento di astensionisti cronici che ormai rappresentano la spia dell’allontanamento dei cittadini dalla politica. Ma poco importa. Se l’affluenza si attesterà tra il 30 e 40 per cento, Napolitano e Renzi usciranno sconfitti dalla competizione referendaria dal momento che a questo punto – per come si son messe le cose – politicamente sarà più significativa l’affluenza alle urne dei numeri che esporranno i SI’ o i NO. Morale della favola, tra il 30 e 40 per cento di affluenza Renzi e il suo Protettore finirebbero col rappresentare la minoranza politica del Paese. Detto ciò – e passo al quesito referendario – anche una robusta percentuale di SI’ rappresenterebbe un ulteriore schiaffo alla arroganza dei Due. Il NO, ovvero il perpetuarsi delle attuali disposizioni in materia di piattaforme marine, trivelle & estrazioni fossili, rappresenterebbe un indubbio regalo ai petrolieri e un danno alle popolazioni costiere sotto il profilo ambientale. Senza dire dei conseguenti rischi di inquinamento. Inoltre i vantaggi per il nostro Paese sono minimi e sproporzionati rispetto ai pericoli di disastri ambientali. Nessuna ricchezza, dunque, il petrolio estratto va all’estero e gli italiani continueranno a pagare la benzina come oggi. E le royalties, quella sorta di “pedaggio” che le Compagnie petrolifere pagano ai territori, sono semplicemente ridicole. Infine un particolare non trascurabile: i petrolieri amici del Palazzo con il NO (o con l’astensionismo made by Napolitano-Renzi) diventerebbero padroni assoluti dei tratti di mare che ospitano le piattaforme. Padroni per sempre sulla carta. Le piattaforme, infatti – una volta constatato da parte dei tecnici un imminente esaurimento dei giacimenti – ridurrebbero la produzione al fine di evitare gli altissimi costi per lo smantellamento delle medesime. Ed entrerebbero a far parte di una sorta di “archeologia industriale marina” fino a quando il deterioramento delle strutture non le farebbe inabissare. Ed ecco perché, per ragioni diametralmente opposte, bisogna votare SI’. Un SI’ che dovrà essere un urlo in difesa dell’ambiente, un SI’ che dovrà rappresentare una rivolta contro il governo dei banchieri, dei petrolieri, delle lobbies, dei grembiulini e dei compassi!

Marino Marquardt