Aver saputo che, in caso di vittoria del NO, Renzi e la Boschi si ritirerebbero dalla politica potrebbe essere per qualcuno motivo sufficiente per votare in tal senso ma sarebbe una reazione puerile anche se giustificata dalla martellante personalizzazione della campagna referendaria iniziata con stupefacente anticipo.
Sono invece poco incline alle decisioni “di pancia” e ho ritenuto opportuno fare una riflessione pacata sui buoni motivi che dovrebbero spingere a preferire il NO, anche se a Palazzo Ghigi ci fosse qualcun altro.
Come avevo scritto in precedenza la nostra Costituzione è frutto di un compromesso tra democristiani e comunisti ossia le forze maggioritarie al termine del secondo conflitto mondiale.
E’ anche noto che la “sinistra” storicamente possa propendere per un sistema monocamerale ma da qui a far parlare i morti a sproposito ce ne corre.
Veniamo quindi a sintetizzare i motivi del no contrapponendoli al bombardamento quotidiano del sì.
Perché immagino che anche voi, come me, vi sentiate accerchiati dai “rinnovatori” che, quando va bene, vi coprono di improperi vari a secondo dell’umore del giorno. Ecco quindi un’agile prontuario di risposte alle loro argomentazioni. Non li convincerete perché loro “credono” e non ragionano ma almeno vi lasceranno in pace, anche solo per non sentire cose troppo complicate per i loro cervelli.
Punto 1. “Sono quarant’anni che aspettiamo queste riforme! Gli altri non hanno fatto mai niente!”
Non è esatto. Le proposte di riforma della Costituzione non sono mai mancate e sono venute per lo più da destra. Tra i promotori di sostanziali revisioni in senso monocamerale, maggioritario e presidenzialista possiamo citare: Pacciardi, Sogno, Pisanò, il principe Borghese e Licio Gelli. Sarebbe interessante fare una breve biografia di costoro ma non è questa la sede. Non solo, anche Bettino Craxi propose una riforma costituzionale che si scontrò con l’opposizione comunista. Poi non ci siamo fatti mancare bicamerali, consigli dei saggi e quant’altro ma l’unica occasione in cui gli italiani furono chiamati a pronunciarsi si concluse la vittoria dei no ai referendum sul noto Titolo V.
Punto 2. “ Ce lo chiede l’Europa!” A parte il fatto che già questo basterebbe a molti per votare no, non c’è dubbio che l’Europa, intesa come custode degli equilibri finanziari e del mitico “mercato” veda molto di buon occhio ogni riforma che favorisca esecutivi forti pronti a garantire le ragioni degli investitori piuttosto che quelle della democrazia.
Punto 3. “Così è favorita la governabilità!” Giusto, ma governabilità coincide con democrazia? Anche Mussolini garantiva governabilità! Sarebbe bello parlare di governo e non di governabilità: un buon governo nasce sempre da una buona democrazia, la governabilità non necessariamente.
Punto 4. “La riforma è già stata approvata dai due rami del Parlamento!” Già ma un parlamento di fatto illegittimo eletto da una legge che è stata dichiarata incostituzionale per aver “rotto il rapporto di rappresentanza” ha detto la sentenza, testuale, della Corte Costituzionale.
Punto 5. “E’ una riforma tecnica, vogliamo velocizzare le decisioni!” In questo modo si rende la democrazia una piramide rovesciata dove chi decide, in fretta, sembra più appartenere ad una oligarchia che essere il rappresentante del “popolo” con tutte le ambiguità della parola.
Punto 6. “ Chi è per il no è un conservatore, un nemico del progresso!” La nostra Costituzione aveva certamente l’ossessione che un uomo forte potesse prendere il potere. Il ricordo del Fascismo era fresco e presente in tutti i padri costituenti di qualunque fede politica fossero. Siamo sicuri che proprio questo sia il momento giusto per abbassare la guardia? Non vedete che cosa sta accadendo fuori dai nostri confini? In Austria, per esempio, e senza guardare lontano.
Punto 7. “ Si riducono i costi della politica.” Il senato non viene abolito. Ne resta in piedi tutta la struttura tecnica. Si risparmia sugli “stipendi” di un centinaio di senatori. Stiamo parlando di 50-60 milioni di euro. Una goccia nel mare. Non accorpare il referendum delle “trivelle” è costato 300 milioni. Di tutti gli argomenti questo è il più demagogico e strizza l’occhio alla peggiore antipolitica.
Punto 8. “Abbiamo l’orgoglio di essere un governo di coraggiosi riformatori!” No, hanno trattato la Costituzione come una legge finanziaria qualsiasi, come un qualunque decreto milleproroghe e per arrivare a questo non hanno esitato ad imbarcare trasformisti di ogni colore umiliando il parlamento. Ora, conoscendo il livello di moralità e di competenza di una siffatta classe dirigente il pensiero che da ottobre possa avere ancora meno bastoni tra le ruote a me dà i brividi. Non so a voi.
Gianvittorio Musante
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