Quel delitto fortemente voluto discusso su raiuno… Il caso Varani e la tv di Vespa, binomio macabro

Ho voluto aspettare qualche giorno, che le cose decantassero, che si spegnessero i soliti cori delle solite voci. Perché per parlare dell’orrendo delitto di Roma ci vuole stomaco.Qui non siamo nelle pagine di Sade, Lautreaumont, Gide, e nemmeno in una puntata di Criminal Minds. Questi sono veri, hanno nomi e cognomi (che io non farò tanto li sappiamo tutti). Questa è gente che potremmo incontrare su un autobus, in coda in un supermercato, in un aperitivo elegante.

I due, tra i quali intercorreva il solito rapporto dominante-sottomesso, si annoiavano. Non potevano condurre una vita banale come io e voi. Avevano bisogno di “emozioni” e di emozioni sempre più forti. Senza fissare un limite che poi non possa (o debba) essere valicato.

Io me li immagino vagare in macchina per una strada qualsiasi e chiedersi l’un l’altro: “E quello?”, “Potrebbe andar bene?” e poi scuotere la testa sconsolati ed insoddisfatti. E riprendere la caccia. Che brividi! Che serate eccitanti da finire in discoteca o con una bella sniffata di coca.

E lo sconosciuto, inconsapevole di quanto l’ala della morte lo abbia sfiorato, riprende la sua solita vita. Una vita mediocre ed inutile agli occhi di due che giocano a fare Dio.

Si sentono buoni, oggi, hanno salvato una vita ed è il caso di premiarsi con “qualcosa di forte”.

Eppure il tarlo resta e riempie i discorsi di questi due sciagurati.

Vogliono vedere cosa si prova ad uccidere, cosa si prova a morire ed hanno bisogno di una cavia, di qualcuno “sacrificabile” perché loro possano “sapere”.

Molti sono i chiamati, ma solo uno risponde. Quando arriva lo studiano, lo soppesano e poi basta un’occhiata tra i due per essere certi che sia quello giusto. Averlo trovato deve aver dato loro molta soddisfazione.

Gli chiedono di lavarsi perché l’igiene è importante e poi gli dicono che l’uccideranno perché tra “amici” bisogna dirsi tutto.

Come siano poi andate le cose lo sappiamo. I giornali non ci hanno risparmiato tutti i macabri particolari come si usa fare adesso quando lo share decide cosa dobbiamo sapere e cosa no.

Un delitto così non capita tutti i giorni e come del maiale non si butta via niente, avranno pensato i nostri bravi giornalisti assetati di scoop.

E chi meglio del principe dei giornalisti Rai, il mitico Vespa di Porta a porta poteva farsi carico del lavoro? E’ uno sporco lavoro ma bisogna pur farlo! Ed è meglio che lo faccia un professionista.

Così ha invitato il padre di uno di questi assassini (che parola banale!) in trasmissione a nemmeno 24 ore dal delitto.

Ed il padre ha recitato la sua parte. Ha detto che il figlio è un bravo ragazzo e via così coi soliti luoghi comuni probabilmente studiati insieme al legale. Un bravo ragazzo. Ma quando si finisce di essere ragazzi? A venti? A trenta? A quarantanni? Poi si diventa vecchi: uomini mai.

Tutti assolti, tutti bravi ragazzi secondo la grande tradizione italiana.

E che dire? Sono stati ragazzi sfortunati, nati in un’epoca in cui le loro peculiari capacità non sono state valorizzate. Che magnifici inquisitori domenicani sarebbero stati! Che ufficiali delle SS avrebbero potuto essere se solo fossero nati qualche decennio fa! Che responsabili di lager nazisti o di gulag sovietici sarebbero potuti essere se gli fosse stata data una causa qualsiasi al servizio della quale mettere tutte le loro qualità!

E invece, oggi che religioni e ideologie sono tramontate, non gli resta che combattere la noia.

Intervistato dal tg l’avvocato di uno dei due, a cui era stato chiesto come stesse il suo assistito, ha risposto testuale: “Come volete che stia? Ha tentato il suicidio.” e di fronte al giornalista che chiedeva, spero interdetto, un’altra dichiarazione lo ha ripetuto.

Eh signora mia che tempi! Non solo uno si fa ammazzare senza alcun motivo, solo per far vedere l’effetto che fa ma poi torna a turbare la coscienza (?!) e spinge un “povero bravo ragazzo” a tentare il suicidio. Di questo passo dove arriveremo!

Trovo sconcertante quanto i ruoli di vittima e carnefice si confondano e si sovrappongano in questo desolato e sempre meno credibile paese dove tutto è fiction anche la morte vera.

Gli avvocati fanno il loro mestiere, i giornalisti anche. Chi invece non riesce più a fare il suo sono i cittadini a cui viene offerto solo spettacolo e quasi mai di buon livello.

 Gianvittorio Musante

Nella foto: Luca Varani da Vespa