Inchieste. Quando si uccide per amore…. Il delitto passionale nel terzo millennio

Molte ricerche di tipo psicologico oggi, tentano di stabilire,  o meglio di analizzare per poter comprendere, le motivazioni che inducono un uomo ad uccidere una donna. Un’ azione  criminale che delinea un ipotetico profilo di chi si macchia di questo brutale reato. La personalità degli autori  delle aggressioni è estremamente complessa, per la maggior parte si tratta di uomini in una fascia di età circostanziata tra i 30 e i 50 anni. La vittima in genere è la moglie, seguita dalla ex partner o dall’amante,  tutte rigorosamente donne, fatta eccezione per altri uomini appartenenti alle varie vicende, che rispondono alla figura del”rivale”. Ogni situazione delittuosa porta la firma dell’autore, anche se esistono alcuni luoghi comuni, che andrebbero presi in esame singolarmente per ogni vicenda. Quando una commissione inquisitoria, poliziesca o sociale si appresta ad analizzare un caso, parte quasi sempre dal soppesare soprattutto per quello che è inerente ai delitti passionali, e in maniera dettagliata quelli del terzo millennio, le parole chiave del “noir contemporaneo”  che hanno però allo stesso tempo una radice etimologica antichissima. La parola greca “pathos” e quella latina “delinquere”. Il primo termine  fa riferimento a un sentimento  individuale e profondo, una sofferenza che corrisponde in sostanza alla parte più intima e istintuale della natura umana e che, in circostanze particolari, può esplicitarsi nella sua  vera essenza, attraverso comportamenti più o meno estremi, dove l’odio prende il sopravvento sulla coscienza e sulla ragione, ma il “delitto passionale” si verifica dove l’amore  viene tradito, fugge e l’oggetto della passione viene a mancare. La parola “delinquere” invece, indica una violazione della legge penale, con conseguenze legate a sanzioni: reclusione ed ergastolo. Di sovente l’opinione pubblica si concentra nell’associare i due termini, che portano ad un unico filo conduttore, una violenza esplicitata, condotta con guerra psicologica, minacce e ricatti. I mass media propongono brutalità di ogni tipo, a volte distinti tra delitti emotivi e passionali. Descrivono nei dettagli, comportamenti di gesti irrefrenabili e brutali o avvenuti per  raptus improvvisi, con o senza premeditazione. La catena che lega a sè questi delitti è quasi sempre l’amore. La legislatura nei suoi articoli del codice penale stabilisce che”Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”. Questo è un capitolo doloroso, perchè la giustizia non è uguale per tutti, ma soffre di molte variabili, a seconda di chi la pronuncia. Cosa spinge un individuo a compiere un delitto passionale dunque? La gelosia è la motivazione più frequente, amministrata con “zelus” ovvero la cura più scrupolosa, con cui alcuni si cimentano per raggiungere lo scopo, quello scopo. Perciò, come recitano molti testi di canzoni, la gelosia diventa una vera e propria malattia, di cui chi ne è affetto, non guarisce, anzi peggiora. Sempre più di frequente si accerta che molti delitti vengono attuati senza un vero e proprio movente apparente, oppure addirittura per un motivo banale, infatti è sempre l’ultima goccia  a far traboccare un vaso colmo. La soglia della tolleranza viene meno, la sopportazione anche, ma la causa di maggior peso riguarda l’essere rifiutati. Tutto si traduce nella situazione insopportabile della separazione, anche se durante la vita a quel punto, come nell’esistenza normale di tutti, molte separazioni sono già state sancite: quella dalla madre, dall’adolescenza, da altri rapporti o da una morte. Il nucleo protettivo viene a mancare , come i riferimenti certi e adeguati. A quel punto i bisogni si fanno impellenti,quindi si giunge a una conclusione:” Meglio perdere se stessi,o gli altri?”. Meglio loro … le donne, cattive, traditrici, false, bugiarde, respingenti. Otello è vissuto e continua vivere oggi, nel terzo millennio, continua ad uccidere barbaramente, per proclamare il proprio onore umiliato e offeso.Gli psicopatici, i borderline, sono fatti di una linfa complessa, affetti da disturbi dell’umore, perdita di identità, indole collerica, privi del controllo della rabbia, angosciati, ansiogeni, intrappolati nell’ambivalenza della scelta tra la loro  morte e quella del partner, ma  in fondo uccidono l’altro per eliminare se stessi e la loro inettitudine. Si dice che l’uomo discenda da Marte, il dio della guerra, e la donna da Venere, la dea dell’amore; amore e odio vivono sotto lo stesso tetto, e si tendono la mano, ma è anche vero che i cambiamenti socio -culturali e le variabili a cui siamo sottoposti ostacolano lo sviluppo di personalità sicure, capaci di incanalare i sentimenti e le emozioni verso destinazioni sicure. L’uomo compie un viaggio, si chiama vita, irto di pericoli, dove i veri valori sono montagne da scalare, piene di crepacci e insidie,dove il precipizio è ad un passo, anzi spesso è dentro di noi.

Maria Grazia Vannini 

( nella foto un’immagine tratta da un classico del Noir, “La fiamma del peccato”)