Omicidi irrisolti, le indagini de loralegale.eu: Roberto Straccia, ucciso perchè testimone scomodo?

Roberto Straccia era originario di Moresco, in provincia di Ascoli Piceno, ma viveva a Pescara dove frequentava l’università: aveva 24 anni quando non ha fatto più ritorno a casa.

Il 14 dicembre 2011 alle ore 14:40 Roberto esce per fare jogging sul lungomare di Pescara; viene ripreso da una telecamera ubicata sul porto turistico, che lo ritrae mentre corre con indosso una maglia blu, pantaloncini rossi, cappello e calze nere. Questa è l’ultima immagine di Roberto, poi di lui più nessuna traccia fino al 7 gennaio 2012 quando viene ritrovato cadavere sul litorale di Bari.

Il corpo non presentava segni apparenti di ecchimosi né di altre deformazioni  tipiche che si dovrebbero riscontrare su una salma che si presuppone sia rimasta in mare per 24 giorni.

Come a rispettare un protocollo per vicende complesse, gli inquirenti di Pescara, fatte le prime indagini, cominciarono a parlare di suicidio o incidente; infatti come si respirava nell’aria, il 24 giugno 2013 il gup Gianluca Sarandrea archivierà il caso, così come richiesto dalla Procura di Pescara secondo cui Roberto potrebbe essersi suicidato o essere stato vittima di una tragica fatalità.

Anche qui naturalmente, la famiglia si oppone all’ipotesi del suicidio ritenendo che Roberto non aveva alcun motivo per togliersi la vita e che molti sono i misteri sulle sue ultime ore; i genitori sono certi che il loro figlio sia stato ucciso: “Un corpo, che avrebbe fatto 300 chilometri nelle acque del mare, come faceva ad avere vestiti integri, una bustina di zucchero nella tasca e un iPod ancora attaccato sulla manica?”, sono le domande che si pone suo padre.

Infatti è del tutto anomalo il ritrovamento nella tasca di Roberto di una bustina di zucchero intatta ed integra, che non sarebbe potuta essere tale dopo tutto quel tempo in mare.

L’11 aprile 2015, dopo la richiesta della famiglia, i carabinieri di Pescara riconsegnavano i vestiti in modo pietoso, alla rinfusa e senza alcuna protezione, cancellando così prove importanti.

A seguito denuncia della famiglia, la Procura di Campobasso intraprese delle indagini sulle violazioni del profilo Facebook di Roberto – qualcuno provò ad accedervi due giorni prima del ritrovamento del corpo –  e sul presunto inquinamento delle prove avvenuto in fase di indagini.

Dall’avvocato Mecchi, legale della famiglia Stracci, si apprende che solo a seguito di questo secondo filone di indagine,  riapparsero e furono depositati, dopo un anno dalla chiusura delle indagini, i tabulati telefonici.

Proprio da tale documentazione emergeva una telefonata fatta all’utenza di Roberto Straccia proprio il giorno della scomparsa (14 dicembre 2011) da una ragazza della provincia di Foggia, la quale non è stata mai sentita dalla Procura.

In merito si apprende sempre dal citato legale che dopo che lo stesso convocò la sconosciuta, questa si preoccupò di  cancellare immediatamente il suo profilo Facebook, dal quale aveva già cancellato tutta la cronologia tra il 2011 e 2012. Analoga cancellazione hanno fatto altri soggetti intorno a Roberto.
Nel novembre 2015, sulla vicenda di Roberto Straccia, la trasmissione “Chi l’ha visto” ipotizza che Roberto sia morto per un errore e mostra il volto di un ragazzo calabrese che potrebbe essere stato il vero obiettivo dei sicari; si tratta del parente di un ex boss, ormai collaboratore di giustizia. Tutto parte da un’intercettazione ambientale in carcere tra il boss di un clan calabrese e la moglie, nella quale si ipotizza lo scambio di persona.

Che la misteriosa morte di Roberto Straccia venga  risolto nel senso di uno scambio di persona della mafia, risulta oggettivamente poco credibile, nel senso che appare inverosimile  che la mafia si sia  data tanto da fare in base ad una foto su facebook e non si sia accorta di aver preso un granchio; significativa è invece la circostanza che di Roberto ne parlino dei pregiudicati in carcere che quindi debbono avere un certo interesse a farlo.

Sembrerebbe apparentemente una storia a sé, ma qualche dubbio sorge intorno ai possibili legami che il caso Straccia presenta con la vicenda di Silvana Pica, stranamente scomparsa nella medesima zona, con modalità analoghe ed esattamente un mese dopo Roberto.

Da considerare la circostanza che un coinquilino della Pica ha  reso dichiarazioni in merito alla vicenda di Straccia; trattasi di tale Tony Magagnino che dichiarerà di aver visto Roberto nel giorno della scomparsa verso le ore 16, parlare con l’autista di una grossa auto nera; e tenendo conto che la borsetta di Silvana è stata ritrovata nelle stesse acque che hanno restituito il corpo di Roberto, non possiamo escludere che i due casi siano collegati.

La testimonianza resa da Tony Magagnino va ad avvalorare la tesi portata avanti dall’investigatore Lucio Santis che indaga per conto della famiglia Straccia, ovvero Roberto sarebbe stato ucciso perché testimone di un traffico di droga al porto di Pescara, eliminato perché sapeva troppo.

La scomparsa di Silvana Pica non è l’unica vicenda che si intreccia con la tragica morte di Roberto Straccia. Nell’agosto del 2012 la famiglia Straccia ricevette due lettere, alle quali fece seguito una telefonata anonima di un fantomatico camionista; nelle missive si parla di una terza persona al corrente di quanto accaduto veramente a Roberto e che rischierebbe la vita perché in possesso di informazioni utili a smascherare l’assassino. In una delle lettera si legge: «A Mario Straccia papà del povero Roberto Straccia. Sono in grado di poterle dare un valido indizio: Roberto non si è suicidato, né tanto meno si è sentito male! ……Le dico questo in quanto tempo fa ho inviato uno scritto a Roberto Mestichelli (e non solo a lui) cugino di Irina Lucidi, ma nessuno ne ha parlato. Forse l’hanno ritenuta una bufala».

Irina Lucidi – di origini ascolane – è la madre delle gemelline svizzere di 6 anni scomparse il 31 gennaio del 2011 mentre si trovavano con il padre Matthias Schepp, poi morto suicida il 3 febbraio alla stazione di Cerignola.

In tanti si sono interrogati sul perché Schepp abbia compiuto quel gesto proprio a Cerignola, in Puglia; ma inquietante è il testamento lasciato dall’ingegnere datato St-Sulpice 27 gennaio 2011, il cui testo in parte è il seguente:

“Io sottoscritto Matthias Schepp, omissis, dichiaro e desidero che, dopo la mia morte, che è solo una questione di tempo:  omissis- le mie figlie vale a dire Alessia e Livia, devono ereditare ciascuna la metà di ciò che è loro, dovuto. – Omissis – Qualora le mie figlie Alessia e Livia non siano più in vita, mio fratello e mia sorella – omissis.

E’ chiaro, dalle parole del testamento che Matthias Schepp non sa  che le figlie possano essere non più vive.

Può essere il caso delle gemelline collegato alla vicenda Straccia?

Possibile che le bimbe siano state sottratte all’ingegnere per ricattarlo su qualcosa?

Ciò che è certo è che a tutt’oggi la tragica scomparsa di Roberto Straccia non ha ancora una risposta né una verità.

Carla Santoro