La pagina del week end. Nuovi trends. La politica che si “vende” al supermarket elettorale. Prodotti, strategie, targets

Quando un’azienda decide di lanciare un prodotto sul mercato affida ad un’agenzia specializzata l’incarico di sondare cosa possano volere i potenziali clienti e modella il suo prodotto in base alle indicazioni ricevute.  L’agenzia individua i potenziali clienti, il cosiddetto “target”, e aiuta l’azienda a modificare il prodotto per renderlo a costoro più appetibile. Non solo, individua quali caratteristiche del prodotto siano più attraenti per il target e prepara la documentazione che servirà ai creativi dell’agenzia pubblicitaria per impostare le campagne promozionali. E’ il cosiddetto marketing, cuore di ogni moderna strategia commerciale.

Oggi con questi criteri si “vende” la politica. Per carità non è esattamente una novità, lo facevano i faraoni in Egitto e chissà quanti altri prima di loro. E’ stata ritrovata una stele in cui Ramses, sconfitto nella battaglia di Qadesh, se ne attribuiva la vittoria e raccontava che le condizioni imposte dal vincitore non fossero clausole durissime imposte dai nemici ma generose concessioni dovute alla sua grande bontà d’animo. Niente di nuovo sotto il sole, tanto per capirci.  Una volta, in tempi più approssimativi, si chiamava propaganda ed era quasi un prodotto artigianale, se così si può dire, non aveva la desolante scientificità dei moderni sistemi di controllo e accrescimento del consenso.

Ora che gli ideali sono morti, restano solo gli interessi ma gli interessi così, nudi e crudi, hanno qualcosa di pornografico per i nostri sensibili animi occidentali sempre attenti al politically correct.

Così bisogna camuffarli e ogni politico che voglia giungere a posizioni di potere si affida ad uno staff di tecnici che gli spiegano come debba muoversi, come debba rispondere, come vestirsi e con quale tono di voce rilasciare dichiarazioni. Non vince più il politico migliore ma quello che ha saputo scegliersi lo staff migliore. E questo meccanismo è arrivato anche nelle primarie. La data del 7 febbraio si avvicina e tutti i candidati alle primarie milanesi si sono affidati a consulenti che guidino le loro mosse. Tanto Sala, ed è anche questa astuta strategia, si mantiene nel vago rivendicando per sé un’anima di sinistra ma non troppo (adelante Pedro, con judicio! Avrebbe detto il nostro Don Lisander Manzoni) quanto Majorino e la Balzani (personaggi in fondo sovrapponibili) fanno a gara a chi è “più di sinistra” ammiccando ora al target ecologista, (ampliamo l’area C) ora allo straniero, (costruiamo una grande moschea), ora ai giovani (abbonamenti gratis ai mezzi pubblici per i minori di 18 anni) e via promettendo. Tanto chi potrà lamentarsi se queste impegni, probabilmente meno popolari di quanto pensino i suddetti, non saranno mantenuti?

Ma la politica, quella vera, piaccia o non piaccia, è altro. Ed in colloqui segreti probabilmente già si pensa a convogliare il voto avversario in caso di ballottaggio coi 5 Stelle.

La vera partita è tutta da giocare ma così come gli interessi sono mutevoli mutevole è anche il corpo elettorale che può essere travasato nei contenitori “destra” e “sinistra” con la stessa facilità con cui si svuota o si riempie una bottiglia. Ed è qui che si vede la maestria dei pubblicitari chiamati al capezzale della partecipazione. Tutto il resto è noia, come avrebbe detto qualcuno più illustre di me.

Gianvittorio Musante