Si respira tensione a Milano. Ieri una valigia nella stazione della metropolitana Duomo viene notata da alcuni viaggiatori. Poco prima delle 17.50 scatta l’allarme. Viene avvertita la polizia. In breve la stazione viene evacuata, i cancelli chiusi e nessuno può entrare. I treni proseguono la corsa, saltano la fermata. Alle 18.30 gli artificieri scoprono che la valigia contiene solo vestiti. Nessuno l’ha ancora reclamata. Ma se il Duomo e la Scala sono presidiati la paura strisciante si avverte anche in periferia. In questi quartieri, dove per forza di cose s’è concentrata l’immigrazione, si respira diffidenza e sospetto. E’ nell’aria, come le polveri sottili. Porto sempre i vestiti che necessitano di piccole riparazioni, da due fratelli egiziani che con l’ago in mano fanno miracoli. Quando entri nel loro striminzito negozio li trovi sempre che ascoltano una voce in arabo da una radio. Gli ho chiesto una volta se fosse il Corano, se fossero preghiere e mi hanno detto di sì. Oggi il loro negozio era vuoto. Uno dei fratelli fumava sulla porta, spaesato. E’ in queste anonime vie periferiche che la paura assume la veste più insidiosa. Corrode e dissolve un clima di convivenza faticosamente trovato. La diffidenza, liquida ma non per questo meno corrosiva, fa come l’acqua che, gelando, rompe le tubature.Un bambino fa esplodere un petardo? Tutti si voltano atterriti. Un tizio sale su un autobus col cappuccio sulla testa? Tutti gli occhi convergono su di lui. Probabilmente ai terroristi farebbe piacere saperlo. “Missione compiuta” direbbero nella loro lingua.
Gianvittorio Musante
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