Migliorare la vita: una giusta alimentazione contro lo “spettro cellulite”

Le prime testimonianze sulla cellulite si ritrovano nel XX secolo, ma solo in questi ultimi anni si è incominciato a lavorare di più sul fronte nutrizionale per contrastarla. Con il termine di “cellulite” ci si riferisce, generalmente, ad una alterazione locale della parte superficiale della pelle che acquisisce il tipico aspetto a buccia d’arancia, risultato del rigonfiamento dei lobuli di grasso fuori del loro telaio connettivo. Il fenomeno è più comunemente diffuso su fianchi, glutei e cosce, ma può anche toccare altre aree, tra cui l’addome. Colpisce fino al 90% delle donne, oltre i 20 anni di età, a vari gradi, e circa il 2% degli uomini. Anche se la cellulite coinvolge le cellule di grasso, non è una manifestazione dell’ obesità, infatti anche giovani donne con un normale indice di massa corporea (BMI) possono presentarla. Va comunque considerato che, essendo in sovrappeso, si facilita la presenza della cellulite. Altri fattori di rischio includono una predisposizione genetica, squilibri ormonali (tra cui ipotiroidismo ed iperinsulinemia), assunzione di farmaci che provocano ritenzione idrica, uno stile di vita sedentario, prolungati periodi di immobilità, uso di vestiti stretti, fumo, eccessiva assunzione di alcol, cattive abitudini alimentari e lo stress.

Alcuni disordini sono anche stati associati alla cellulite, come ad esempio l’insufficienza venosa, problemi renali, alterazioni metaboliche e problemi gastrointestinali.

L’insorgenza della cellulite dipende da una ridotta microcircolazione, presenza di edema, accumulo localizzato di grasso (ipertrofia degli adipociti), stress ossidativi e persistente basso livello di infiammazione in combinazione con alterazioni della matrice extracellulare. Le cellule adipose, rompendosi, riversano il loro contenuto (trigliceridi) nello spazio tra le cellule compromettendo il cosiddetto “microcircolo”, ovvero il complesso di vasi sanguigni interposti tra la sezione arteriosa e quella venosa al fine sia di fornire ai tessuti ossigeno, sostanze nutritizie, ormoni e cellule immunitarie sia di rimuovere le sostanze di rifiuto dall’organismo. La presenza e la persistenza in questa zona di trigliceridi compromette il suo corretto funzionamento e produce ulteriori alterazioni che inficiano sull’elasticità dei vasi. Una corretta alimentazione può essere una valida alleata nella lotta contro la cellulite. Esiste infatti tra le due una correlazione specifica che riguarda principalmente: quantità e qualità degli alimenti, rapporto tra micro e macronutrienti, quantità dei liquidi assunti, errori alimentari e connesse alterazioni metaboliche delle funzioni ormonali. Molte donne a fine giornata sentono il bisogno di dolci, cioccolata o gelati: tutti questi alimenti inficiano sul deposito di grasso nelle aree indicate e quindi sulla manifestazione della cellulite. E’ stato scientificamente dimostrato che nei regimi alimentari in cui si eccede nel consumo di grassi e di zuccheri si mettono in moto i meccanismi che permettono all’organismo di aumentare il grasso corporeo e permettere la comparsa della cellulite. Quando infatti i carboidrati entrano nel nostro organismo, vengono convertiti in glucosio, trasportato poi alle varie cellule. Qualora questo sia in eccesso, una parte viene immagazzinata sotto forma di glicogeno ed usata in carenza di zuccheri ma, quando è veramente troppo, viene convertito in trigliceridi, che si accumulano nel tessuto adiposo con comparsa o peggioramento della cellulite. E’ noto che una dieta equilibrata deve contenere almeno il 50-60% di carboidrati e di questi solo una piccola parte (10% circa) devono essere zuccheri semplici. Eccessi di questi ultimi provocano un aumento della glicemia con conseguente aumento del livello di insulina e, quindi, conversione della maggior parte di glucosio in trigliceridi. Al contrario, pasti con pochi carboidrati e ricchi di proteine, provocano abbassamento del livello di glicemia, quindi minore sintesi di insulina e di grassi con conseguente miglioramento della cellulite. Possiamo inoltre affermare che gli ormoni tiroidei giocano un ruolo fondamentale nell’uso di glucosio, favorendo la glicogenolisi e la gluconeogenesi ed aumentano inoltre l’attività degli enzimi coinvolti nell’ ossidazione del glucosio e nel metabolismo dei grassi, intervenendo sulla lipolisi. Risulta chiaro quindi che la loro riduzione porta ad innescare il meccanismo di lipogenesi, accumulando grasso corporeo. Casi di ipotiroidismo sono infatti spesso correlati con l’insorgenza o il peggioramento della cellulite. E’ ormai quasi chiaro che esiste una connessione tra quasi tutte le forme di patologia e la presenza di radicali liberi; anche in questo caso il risultato è la liberazione di grasso tramite un processo di lipolisi. Bisogna quindi difendersi con una dieta giusta ed evitare il più possibile cibi ricchi di additivi chimici, eccesso di lipidi e cibi ad alto contenuto di zuccheri o raffinati come le farine bianche. È necessario dunque incrementare sopratutto frutta e verdura ricchi di antiossidanti, al fine di contrastare l’ossidazione radicalica ed eliminare le tossine presenti ma, soprattutto, bere acqua. Questa infatti interviene in tutti i processi metabolici del nostro organismo: trasporta i nutrienti ed aiuta la digestione ma, cosa più importante, elimina le scorie. Quanta acqua si deve bere? Per saperlo, basta moltiplicare il proprio peso corporeo x 0,03. Tale condizione vale per i soggetti in condizioni sedentarie. Qualora si pratichi sport è necessario aumentare la dose di uno o due bicchieri per ogni ora di attività al fine di non andare incontro a disidratazione. Possiamo quindi affermare che esiste un “fil rouge” che collega il problema della ritenzione idrica con la cellulite. E’ documentato che una dieta ricca di sale (sodio) provochi questo fenomeno e sia associata ad un peggioramento della cellulite.  Ridurre (non eliminare!) il contenuto di sale nella dieta è semplice: basta non salare le pietanze oppure utilizzare poco sale durante la cottura o ancor meglio aggiungerlo al termine di essa (minore assorbimento), limitare uso di insaccati e consumare la frutta come spuntino al posto di  snack salati. A patto che non si voglia perdere peso, non si parla di dieta per combattere la cellulite, ma di semplici norme pratiche da seguire allo scopo di far sì che queste diventino un nuovo stile di vita che l’individuo adotta per raggiungere uno stato di benessere fisico. Per essere in salute però, è ormai risaputo che si debba necessariamente accompagnare una corretta alimentazione allo svolgimento di attività fisiche. Si è visto che combinazioni di esercizi aerobici e allenamenti di forza hanno portato ad ottimi risultati nel miglioramento della cellulite, grazie alla loro capacità di bruciare il grasso immagazzinato e di rassodare e tonificare i muscoli. In conclusione, possiamo affermare che seguire questi semplici accorgimenti e mantenere uno stile di vita sano con regolare attività fisica contribuisca a migliorare il nostro stato di salute.

FRANCESCO SERAFINI

Biotecnologo con laurea magistrale in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi della Tuscia e specializzando in “Scienza dell’Alimentazione e Nutriterapia” presso l’Università degli Studi della Tuscia. Ha frequentato il corso di “Alimentazione pratica nello sportivo” e frequenta il corso di “Nutrizione ed integrazione nel paziente oncologico” presso Scuola di Nutrizione Salernitana. Si è interessato nella sua carriera universitaria di “Checkpoint immunologici e regolazione della risposta immune. Blocco del CTLA-4 come nuova strategia di immunoterapia tumorale” e di “A novel synthesis of bioactive Dopa-peptidomimetics by biocatalytic processes”.

Bibliografia

• Dupont et al – “An integral topical gel for cellulite reduction: results from a double-blind, randomized, placebo-controlled evaluation of efficacy” Clinical, Cosmetic and Investigational Dermatology, 2014 : 7 73-88

• Umberto Nardi – “La cellulite: identificazione e terapie” , Tecniche Nuove, 2001

–   A.Zanasi – “Acqua per saperne di più”, 2016