Migliorare la vita: quando bere succo di pompelmo può essere pericoloso

Nel corso degli anni, ormai, risulta sempre più evidente che tutto ciò che introduciamo nel nostro organismo presenta un effetto positivo o negativo a seconda dei casi. In particolar modo oggi parliamo del succo di pompelmo. Numerosi studi nel corso del tempo hanno dimostrato come questo possa interagire con molti farmaci, determinando effetti avversi.

Un’interazione è qualsiasi alterazione dell’effetto di un farmaco causata dalla somministrazione di un altro farmaco o dall’impiego di un’altra sostanza, naturale o sintetica, assunta a scopo alimentare, salutistico, curativo o preventivo. Queste sono solo alcune delle principali fonti di problemi clinici. Anche alcuni agrumi (lime o arance amare) possono avere effetti simili, tanto che alcune riviste mediche sconsigliano in presenza di alcune terapie la loro assunzione. Responsabili di questi effetti sono le furanocumarine, classe di sostanze organiche naturali prodotte da una certa varietà di piante. La struttura consiste in un anello furanico fuso con una cumarina, a seconda di come sono collegati si possono formare furanocumarine lineari o angolari. Molte di esse sono tossiche e fotomutagene e si possono trovare per lo più nella buccia degli agrumi, come nel pompelmo, nel limone ed in particolare nel bergamotto. Queste sostanze organiche inibiscono un enzima, che tra le tante attività è responsabile del metabolismo dei farmaci. Questo è l’isoforma CYP3A4 del citocromo P450. I citocromi P450 sono i maggiori attori coinvolti nella detossificazione dell’organismo, essendo in grado di agire su un gran numero di differenti substrati, sia esogeni (farmaci e tossine di origine esterna) sia endogeni (prodotti di scarto dell’organismo). Un più lento smaltimento della molecola farmacologicamente attiva può portare a una sua eccessiva permanenza nell’organismo, e quindi al manifestarsi di effetti collaterali dovuti al sovradosaggio, mentre un’eccessiva attività del citocromo aumenta la velocità di smaltimento del farmaco e può portare a una diminuzione del suo effetto o anche alla mancanza di effetti clinici. Nella fase I dell’eliminazione di composti xenobiotici da parte dell’organismo, i substrati della reazione sono rappresentati principalmente da molecole lipofile in cui l’attacco di ossigeno aumenta l’idrofilicità e favorisce l’azione dei successivi enzimi detossificanti e il conseguente smaltimento. Il pompelmo contiene un certo numero di composti polifenolici, tra cui naringin flavone, responsabile del gusto amaro del frutto, e due furanocumarine, ovvero la bergamotta e la diidrossibergamottina. Essi sono presenti sia nel frutto intero, che nel succo appena spremuto, che nel concentrato congelato. L’isoforma CYP3A4 del citocromo P450 si trova sia nel fegato che negli enterociti. Molti farmaci orali subiscono una prima metabolizzazione da parte di questo enzima. Diversi composti organici trovati nel pompelmo ed in particolare nel suo succo esercitano una azione inibitoria sul metabolismo del farmaco. L’interazione farmaco-succo di pompelmo è pericolosa quando il farmaco in questione ha un basso indice terapeutico, parametro farmacologico usato per determinare la sicurezza del farmaco, definito come il rapporto tra la dose letale mediana e la dose efficace mediana. Quando si consumano piccole quantità di succo di pompelmo si inibisce l’attività dell’enzima intestinale, mentre quando la dose aumenta si può anche spegnere l’azione dell’enzima epatico. Va ricordato però che il grado di effetto via tra individui e campioni di succo, pertanto non lo possiamo considerare a priori. Un altro meccanismo di interazione è forse attraverso la P-glicoproteina (Pgp) localizzata nel bordo apicale del pennello degli enterociti. Pgp trasporta le molecole lipofile dall’enterocita al lume intestinale. I farmaci che possiedono caratteristiche lipidiche sono o metabolizzate da CYP3A4 o rimosse nell’intestino da Pgp. Sia Pgp che CYP3A4 possono agire sinergicamente come barriera a molti farmaci somministrati per via orale. Pertanto la loro inibizione (entrambi o di uno solo) può aumentare o meno la disponibilità del farmaco. Quando i farmaci sono somministrati per via orale, entrano nel lume intestinale per essere assorbiti nel tenue. Affinchè vengano correttamente internalizzati devono però passare attraverso le cellule epiteliali prima di entrare nel fegato ed essere distribuiti sistematicamente nella circolazione sistemica del sangue. L’inibizione dell’enzima CYP3A4 è irreversibile e dura per un periodo di tempo significativo. Ci vogliono ben 24 ore per riacquisire il 50% della sua attività e può richiedere fino a 72 ore affinché si ripristini la completa funzionalità dell’enzima. Se un paziente in trattamento con un medicinale simile beve succo di pompelmo va di fatto in “overdose” da farmaco, perché questo resta in circolo senza venire eliminato. Per questo motivo anche separando durante il giorno il consumo di pompelmo con l’orario di assunzione del farmaco non si evita questo effetto. E’ sempre necessario leggere bene il foglietto illustrativo e vedere quali interazioni con il farmaco vanno evitate, anche dal punto di vista alimentare. Si sono trovate più di ottanta interazioni con cui il pompelmo può avere una reazione avversa. Tra essi possiamo trovare alcuni farmaci facenti parte di queste classi: agenti antiaritmici, antistaminici, antagonisti del canale del calcio, statine inibitrici della HMG-CoA reduttasi, farmaci per la disfunzione erettile, farmaci per l’HIV, immunosoppressori, farmaci sedativi, ipnotici e ansiolitici, psicotropi e chemioterapici. Nonostante i molti effetti positivi del pompelmo sulla salute umana (fonte di potassio e di vitamina C, povero di zuccheri semplici) bisogna stare attenti a non assumerlo in caso di terapie farmacologiche sovra-citate al fine di non andare in contro a danni anche severi a livello del nostro organismo.

FRANCESCO SERAFINI

Biotecnologo con laurea magistrale in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi della Tuscia e specializzando in “Scienza dell’Alimentazione e Nutriterapia” presso l’Università degli Studi della Tuscia. Abilitato alla professione di Biologo (sez.A), ha frequentato i corsi di “ Alimentazione pratica nello sportivo” e “Nutrizione ed integrazione nel paziente oncologico II ” presso Scuola di Nutrizione Salernitana ed i seminari di “Gravidanza ed Allattamento” e di “Svezzamento e prima infanzia”. Nella sua carriera universitaria si è interessato di “Checkpoint immunologici e regolazione della risposta immune. Blocco del CTLA-4 come nuova strategia di immunoterapia tumorale” e di “Tyrosinasemediatedoxidativefunctionalization in the synthesis of DOPA-derivedpeptidomimetics with anti-Parkinson activity” nella cui pubblicazione compare come co-autore nella rivista scientifica Royal Society of Chemistry.

Bibliografia

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