L’Ora della Storia: ritratto di Wally Toscanini, seducente secondogenita di Arturo

Wally Toscanini era la secondogenita del grande direttore d’orchestra Arturo: era nata a Milano e morì  nella sua città natale a 91 anni, dopo una vita intensissima. In una lettera spedita alla figlia Emanuela datata Febbraio 1970, inviata molto ironicamente “Dal Purgatorio”, chiedeva che dopo la morte il suo viso, che era stato bellissimo, venisse coperto da “Un velino di tulle rosa, vorrei mi si ricordasse viva, quando il mio spirito rendeva meno triste la mia vecchiaia”. Wally passava ogni compleanno dopo gli 80 anni a chiedersi: “Che barba. se almeno sapessi cosa c’è di là ,c’è qualcosa di simile alla mia “Scala” un bel palco in prima fila?  Sorrideva sotto all’irrinunciabile veletta per nascondere quel volto che era stato magnifico, ma non invulnerabile al tempo. Aveva un profondo senso del proprio ruolo di primadonna, era nata il 16 gennaio del 1900, segno zodiacale capricorno, carattere tenace, volitivo, snob, milanese purosangue scaligera nell’anima e nel vero senso del termine. “Signori (disse Toscanini) è nata Wally, la prova è sospesa”. Gli orchestrali si fermarono ed applaudirono.” Anch’io ho avuto un applauso Scaligero (ricordava in molte occasioni la signora del teatro milanese), mi ha portato fortuna. Dalla vita ho avuto tutto e senza meriti, ho cercato solo di vivere generosamente. Ho tentato di capire, ho sofferto, ho amato e ho donato”. La ragazza Wally ,si diede tre regole di vita, fatte di tre verbi, vivi, ama e ridi, aveva fatto ricamare i tre imperativi ovunque, anche sui cuscini del capanno del Lido di Venezia sui quali stava distesa, quando il Vate D’Annunzio la intrappolò tentando di baciarla.” Non rifiuterai un bacio all’eroe nazionale?” (disse il poeta), ,ma neppure il più alto valor patrio la indusse a quel sacrificio, non riuscì a superare l’orrore che quella bocca le suscitava. Era bellissima e irrequieta e teneva testa a suo padre lo fece soprattutto per amore per passione, quando lei diciassettenne si innamorò del conte biondo e aristocratico Emanuele Castelbarco, molto più’ attempato di lei, sposatissimo e con tre figli. Fu un amore contrastato e scandaloso, inizialmente lei cercò di arginarlo, ma cedette alla passione, si amarono in segreto, poi scoppiò il melodramma, Toscanini dirigeva La Traviata e pensava a sua figlia. Passarono molti anni prima che lui la perdonasse, ma avevano lo stesso carattere e in fondo riuscì a sedurre anche il padre, perchè alla fine la perdonò. La chiamava la “mia streghetta”. ammaliò a tal punto il conte  che, su consiglio di D’annunzio,  lui divorziò in Ungheria, e sposò la ragazza a Budapest quasi subito. Wally aveva una bellezza molto gitana, la trovarono incantevole tutti fin dal primo vagito, aveva in seno il piacere della frivolezza, e sapeva che la bellezza era un’arma vincente, significava conquista, era tanto narcisista da consumare i pasti di fronte a uno specchio, sorvegliandosi e atteggiandosi costantemente. La trovò sublime il pittore e scultore Alberto Martini ,quando in pieno cataclisma amoroso, nel 1925 la immortalò in un grande pastello su carta di dimensioni 131 x 204 cm. La giovane donna era dipinta con un abito indossato per una festa da ballo in casa Visconti, con il quale aveva suscitato il solito scandalo con relativo brusìo. Martini la ritrae sdraiata su un prezioso velluto veneziano, l’abito è di seta gialla luminescente ,il volto è incorniciato da un copricapo russo che ricorda la costumistica teatrale e cinematografica di quegli anni. La mise è completata da quattro fili di perle che incorniciano il volto e scendono a collana sul collo di Wally dai lati del copricapo, è stata paragonata alla regina di Saba, di cui il quadro prende il sottotitolo. Dunque una Dea imperturbabile e conturbante, flessuosa e seduttiva fissata nella tela senza tempo. Vi invito a visionare il dipinto, ora esposto nelle sale del complesso museale di S.Domenico a Forlì, dove,  insieme ad altre opere di inestimabile valore e ineguagliabile raffinatezza, ,si celebra l’esposizione del movimento degli “Anni ruggenti” Dell’Art Deco.

Maria Grazia Vannini