L’Ora della Storia: ritratto di Elvira Coda Notari, regina del cinema muto napoletano

Nasce a Salerno nel 1875 la prima regista italiana: Elvira Coda Notari, figlia di Diego Coda e Agnese Vignes, regina indiscussa del cinema muto napoletano, la donna che inventò una cinematografia assimilabile al successivo filone del Neorealismo, anzi ne precorse il genere, una delle prime cineaste a livello mondiale.

Elvira, dapprima insegnante e modista, si trasferì con la famiglia a Napoli e conobbe Nicola Notari, fotografo ed ex pittore specializzato nella coloritura di pellicole cinematografiche. Si sposarono nel 1902 iniziando da subito l’avventura della cinematografia.

Il cinema a Napoli giunge presto. Come scrive Stefano Masi in Il mare, la luna, i coltelli. Per una storia del cinema muto napoletano (di Stefano Masi e Mario Franco -Tullio Pironti editore, 1988): “Pare che le prime proiezioni del Cinématographe Lumière a Napoli risalgano all’aprile 1896, quando l’invenzione di Auguste e Louis Lumière venne presentata al Salone Margherita come la più grande novità del secolo”.

In realtà Napoli era pronta ad accogliere il cinema, in un momento storico come la bella epoque fervido di accadimenti artistici e di grandi personaggi in molti campi dell’arte, dalla musica, alla letteratura, al teatro, la città partenopea si colloca in una posizione culturale preminente e all’avanguardia, contendendo a Parigi il titolo di capitale della cultura. Pertanto questa nuova “diavoleria”, come molti avevano definito l’invenzione dei fratelli Lumiére, non può che trovare a Napoli terreno fertile, con autori, registi e produttori che le fanno spazio.

In poco tempo a Napoli, oltre ai caffè concerto e ai teatri, sorgono anche sale cinematografiche. Una delle più importanti, la Sala Recanati, fu aperta da Mario Recanati (italo americano di ritorno dagli Stati Uniti) ai principi del 1897 nella nuova Galleria Umberto I, orgoglio dei napoletani.

Altri pionieri in città della settima arte furono i fratelli Troncone, Menotti Cattaneo che divenne proprietario di alcune sale sparse in città tra cui la famosa Sala Iride. Le sale cinematografiche si moltiplicarono, con prezzi accessibili per un pubblico popolare e, spesso, veniva offerto un tipo di spettacolo variegato: un breve film muto con l’accompagnamento di un pianista in sala che ne scandiva i passaggi e poi siparietti di varietà, con comici e chanteuse dal vivo. Insomma una offerta completa, una sorta di “cinema-chantant” che metteva insieme varie espressioni artistiche ed in grado di accontentare il pubblico sempre più numeroso.

Fu a questo punto che Napoli divenne vera e propria capitale del cinema muto, i fratelli Troncone, nel 1909, fondarono una casa di produzione “Partenope Film”, dopo di loro venne  la “Vesuvio Film” di Augusto Turchi, ed altre ancora, ma già nel 1907 Gustavo Lombardo, che dirigeva la rivista cinematografica “Lux”, aveva aperto una agenzia con la quale noleggiava e distribuiva film italiani e stranieri, di cui aveva avuto l’esclusiva attraverso la “Film Italiana” di Torino. Ben presto Lombardo superò la mediazione e acquistò in proprio i diritti dei film dalle società di produzioni, in seguito diventò egli stesso produttore di successo.

In questo contesto effervescente e creativo s’inseriscono Elvira e Nicola Notari che fondarono una delle maggiori società di produzioni a Napoli, la “Dora Films” (dal nome di uno dei loro figli, Dora, gli altri due furono Eduardo e Maria) che inaugurò nel 1912 il suo teatro di posa.

Sin dall’inizio la “Dora films” si caratterizzò per la forma d’impresa familiare, poiché i due coniugi vi impiegavano le loro forze lavorative con una esemplare distribuzione dei compiti, ed in questo ambito lanciarono come attori i loro figli Dora e Eduardo, quest’ultimo con lo pseudonimo di “Gennariello” diventò attore molto famoso.

All’inizio i coniugi producevano documentari di attualità e cortometraggi ma in seguito iniziarono a produrre lungometraggi. E’ in questa seconda fase che esplode la grande personalità di Elvira Notari, come scrittrice di sceneggiature e regista di film di grande successo popolare.

Elvira era donna dalla forte personalità, sottolinea Masi nel citato volume che: “era soprannominata la marescialla per il suo piglio autoritario”, le sue scelte artistiche s’imposero da subito nella “Dora Films”, sul marito Nicola che divenne il suo stretto collaboratore, e sul mercato cinematografico napoletano.

I film di questa donna eccezionale, talvolta dura ma anche dolce e piena d’affetto in famiglia, erano da lei scritti e messi in scena, mentre il marito si occupava delle scenografie e filmava gli attori.

Racconta il figlio Eduardo Notari in una intervista rilasciata a Mario Franco (in cit. Il mare, la luna, i coltelli. Per una storia del cinema muto napoletano): “lei non ha mai litigato con mio padre per una scena o per il taglio di una inquadratura. Si capivano e si accordavano solo guardandosi negli occhi.”

Iniziò a scrivere e a girare films la cui ispirazione la traeva da romanzi popolari, da fatti realmente accaduti, dalla canzone in voga in quel momento o erano di indole cronachistico-patriottica.

Donna e regista coraggiosa e rigorosa, dagli attori non esigeva ammiccamenti o espressioni esageratamente teatrali, ma solo realismo e naturalezza assoluta, tanto che accanto ai locali della casa di produzione aveva fondato una scuola di recitazione, che diventò fucina d’arte per tanti che si affermarono in quegli anni esaltanti del cinema muto a Napoli.

Le pellicole girate da Elvira Notari avevano anche due caratteristiche particolari, erano sempre colorate a mano, con lavoro certosino, da amanuense, e il pianista in sala che accompagnava il film aveva accanto a sé un cantante che sottolineava le immagini sincronizzando la sua voce con esse.

Elvira si rivelò oltre che una valente regista anche una finissima scrittrice, poiché le sue sceneggiature erano dense, con una prosa che già comunicava il pathos, il dramma o l’allegria che la pellicola avrebbe poi immortalato. Elvira voleva comunicare al pubblico il realismo, la verità, non le interessava edulcorare o enfatizzare, lei voleva raccontare gli accadimenti, i fatti della vita, talvolta anche con una dose di asprezza spregiudicata, sospendendo ogni giudizio ma mostrando, appunto, la realtà.

Elvira Notari a poco a poco spopolò nell’ambito della cinematografia partenopea, i suoi film riempirono le sale, ben presto varcarono l’Oceano arrivando ad essere proiettati fino in America. Nella “Dora Films” venne costituito anche un apposito settore per l’esportazione dei film di Elvira Notari in America.

Furono anni di esaltanti successi, la Notari girò moltissimi film, ricordiamo solo alcuni titoli, fra i tanti: Mandolinata a mare, Medea di Portamendina, dal romanzo di Francesco Mastriani, La Maschera del vizio, ‘A legge, E’ Piccerella, ‘A Santanotte, A Marechiaro ce sta ‘na fenesta,’Nfama (Voglio a te!).

Con l’avvento del ventennio fascista incominciarono i problemi per la casa di produzione e per la stessa creatività di Elvira. L’imposizione fascista, la concezione politica dell’arte creata dalla dittatura, non ammetteva nei film di Elvira la descrizione di una società napoletana dove albergava anche la povertà, dove c’erano ragazzini che vivevano per strada come gli scugnizzi, dove l’Onorata Società e la delinquenza potevano essere piaghe inestirpabili. Tutto doveva essere bello, mitigato, in quella nuova società italiana dove regnava l’ordine e l’amor patrio.

Così si iniziò a boicottare i film della Notari che invece erano intrisi di verità. La censura fascista, forse coadiuvata anche dai molteplici detrattori di Elvira, livorosi per il grande successo della donna, screditò i suoi films, spesso non concesse i necessari visti di approvazione oppure ritardò i nulla-osta, e chiese tagli, rifacimenti di films.

Quando il cinema diventa sonoro e con esso fiorisce una nuova industria, non più artigianato e impresa familiare, ma tecnologie nuove, soprattutto quando la cinematografia, per volere del regime sposta a Roma il suo centro d’interessi, la “Dora Films” inizia il proprio declino, con lei spariscono in poco tempo le tante case di produzione napoletane. Il cinema a Napoli finisce.

Durante la guerra i coniugi Notari si rifugiano a Cava de’Tirreni dove Elvira muore il 17 giugno 1946. Di tutta la sua vasta produzione (circa 60 lungometraggi e centinaio di cortometraggi) restano tre film, come scrive Maria Procino in “Enciclopedia delle Donne” (www.enciclopediadelledonne.it), conservati nella Cineteca Nazionale di Roma: E’ piccerella, ‘A santanotte, Fantasia ‘e surdate.

Delia Morea