L’ora della storia. Libia 1911. Storia di una guerra inutile che arricchì solo i fabbricanti di proiettili, bare e medaglie

Pronti per la guerra di Libia 2.0? Pronti a ricantare Tripoli bel suol d’amore, magari riarrangiata in chiave tecno-rap dagli Elio e le Storie Tese? E allora tenetevi pronti! Si comincia coi droni e poi chissà… Oggi, come cento anni fa, non ci mancano disoccupati da mandare sulla quarta sponda.

Già, perché in Libia ci siamo già stati, esattamente nel 1911. La Grande Proletaria si mosse per conquistare il suo scatolone di sabbia. Allora nessuno sapeva che sotto la sabbia ci fosse il petrolio. Chissà se inglesi e francesi ce l’avrebbero lasciata conquistare l’avessero saputo. La Libia era la seconda scelta, Giolitti puntava alla Tunisia ma i francesi furono più svelti.

Ma andiamo per ordine e raccontiamo la solita storia di una guerra inutile e che produsse più danni che benefici, fatta esclusione per i fabbricanti di proiettili, bare e medaglie.

Nel 1911 la Libia faceva parte dell’agonizzante Impero Ottomano a cui le grandi potenze europee, Francia e Inghilterra in particolare, amputavano pezzi come un allegro chirurgo.

A volte lo facevano con le buone ed altre con le cattive. La Francia si era presa già Algeria e Tunisia e puntava al Marocco, l’Inghilterra teneva l’Egitto e l’appena realizzato Canale di Suez che le faceva da porta d’ingresso al gioiello della Corona: l’India. E a noi niente? Non ci invitate mai alle feste? Allora, come oggi, le decisioni vere si prendevano senza l’Italia. Le buone tradizioni della vecchia Europa non cambiano mai. Giolitti, adesso che venivano al pettine tutti i nodi di una unità fatta male e gestita peggio, pensò che una bella guerra coloniale avrebbe dato prestigio al suo governo sia in patria che all’estero.

E siccome ormai non c’era altro da scegliere puntò sulla Libia. Al solito si partì raccontandoci le solite frottole: sarà una passeggiata, i libici oppressi dal giogo turco ci accoglieranno come liberatori (chissà perché si dice sempre così), in pochi giorni “libereremo” Tripoli e via cantando. E come al solito tutto andò nel modo opposto. Si vede che la Storia è maestra ma quando spiega non sta attento nessuno.

E il bello è che i turchi ( a cui interessavano molto di più i Balcani che il nord Africa) la Libia ce l’avrebbero anche data gratis purché riconoscessimo formalmente la sovranità di Costantinopoli sull’area.

Troppo facile! Nessuna gloria militare per Casa Savoia e nessuna commessa per i grandi gruppi industriali. Meglio la guerra che si protrasse più a lungo del previsto con alterne vicende. Nel 1914 l’occupazione italiana era limitata alle città costiere ma con lo scoppio della prima guerra mondiale le operazioni furono sospese e le truppe chiamate su altri fronti.

Così toccò a Mussolini conquistare davvero l’interno  della Libia, il mitico Fezzan che abbiamo imparato a riconoscere dai telegiornali e lì gli italiani trovarono un osso più duro dei turchi: Omar al-Mukhtar.

Costui, in Libia, è un eroe leggendario come da noi Garibaldi. Il colonnello Gheddafi fece finanziare un film su di lui che fu interpretato addirittura da Anthony Quinn.

Prima De Bono poi Badoglio non riuscirono a sconfiggerlo. Ci vollero i metodi brutali del maresciallo Graziani. Costui, nella primavera del 1931, fece deportare in campi di concentramento sulla costa gran parte della popolazione della Cirenaica, 100.000 persone su una popolazione di meno di 200.000 pur di prendere l’inafferrabile capo ribelle. Durante questi trasferimenti di popolazione morirono a migliaia vecchi, donne e bambini ma Omar al-Mukhtar non si arrese. Allora Graziani fece costruire al confine tra Libia ed Egitto una barriera di filo spinato lunga 270 chilometri da Bardia a Giarabub. Eppure non bastò. Fu il caso a consegnare Omar nelle mani degli italiani, l’11 settembre (data fatdica) del 1931. Il 16 settembre, dopo un processo-farsa Omar sarà condannato a morte e nonostante sia un uomo di oltre settant’anni e gravemente ferito, sarà impiccato in tutta fretta per tema di altri disordini.

Graziani per ripicca infliggerà 10 giorni di rigore al capitano Roberto Lontano reo d’aver svolto il suo ruolo di difensore d’ufficio con troppo zelo in un processo dall’esito già deciso. Il 24 gennaio del 1932 Badoglio dichiarerà solennemente che ogni ribellione è stroncata a venti anni dallo sbarco del 4 ottobre 1911. E la terremo per poco la quarta sponda. Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia non avrà più colonie (e forse questo ci ha risparmiato una guerra d’Algeria in salsa libica).

Come al solito suggerisco due testi per chi volesse approfondire: La scintilla di Cardini e Valsania e Italiani brava gente di Del Boca sulle atrocità commesse da Graziani che, per la cronaca, morì nel suo letto e non fu mai processato per crimini di guerra.

Gianvittorio Musante