L’Ora della Storia: crimini e fughe di Herbert Kappler

Nacque a Stoccarda e diventò un esperto criminologo, il padre svolgeva la professione di autista presso il municipio della città tedesca. Herbert Kappler  entrò nelle “SS” con la qualifica di esperto in criminologia. Il tempo gli renderà successivamente conto di questo appellativo, nella massima forma negativa, il suo dossier morale si è trasformato durante tutta la sua esistenza in un ricchissimo archivio di colpi bassi, crudeli e inumani, tipici di chi ha sviluppato nel D.N.A le più ambite formule della cattiveria umana. Promosso “Hauptsturmführer”, che significa capitano, fu  presto inviato a Roma a prestare servizio militare, presso l’ambasciata tedesca di Villa Wolkonsky, dove  nel 1939  il suo  compito era quello di spiare la polizia italiana. Coniugato con Nora,una donna che lo tradì in piu’ occasioni, negandogli il privilegio della paternità (che lui desiderava), lo condusse alle soglie del divorzio , all’adozione di un fanciullo iscritto presso la “Lebensborn”, (istituzione voluta dalle SS per la procreazione di tedeschi, di pura razza ariana) e al lavoro fuori dal suo paese. Nel 1943 divenne maggiore, ponendo sotto il suo controllo tutta la polizia fascista.

Grazie alle proprie linee informative e alla collaborazione di elementi fascisti italiani, riuscì a sapere con anticipo della destituzione di Mussolini il 25 luglio 1943 e a disporre in men che non si dica, la cattura di Galeazzo Ciano, nel momento in cui tentava la fuga in Spagna. Trattenne Mafalda di Savoia in ostaggio, poi la inviò al lager di Buchenwald, dove questa sfortunata  principessa morì di stenti e a causa delle ferite riportate durante un  bombardamento dell’aviazione nemica che colpì il campo di concentramento, poco prima della fine della guerra. Negli anni in cui i tedeschi occuparono Roma,ebbe un immenso potere, liberò Mussolini prigioniero a Campo Imperatore, per ordine diretto di Heinrich Himmler, al quale Kappler,  espresse tuttavia la propria personale convinzione che il fascismo “fosse morto”.Uomo avido, indottrinato,crudele, dispose il sequestro e il trasporto verso la Germania dell’intera riserva aurea dell’Italia, pari a 120 tonnellate, allora custodite nelle casseforti della sede centrale romana della Banca d’Italia.

L’immenso tesoro, attraverso treni blindati, transitò  fino ad essere definitivamente trasportato a Berlino. Dopo la fine della guerra  il governo tedesco, dovette restituire il fantastico bottino, al quale però risultarono mancanti 25 tonnellate di purissimo metallo prezioso rastrellato agli Ebrei del ghetto di Roma, che pagarono anticipatamente una salvezza per un riscatto e per una libertà mai avvenuti. La mattina del 16 ottobre 1943 vennero rastrellati a sorpresa 1.259 ebrei, venendo incarcerati provvisoriamente presso il collegio militare in via della Lungara, a Roma, 1023 deportati, furono avviati ad Auschwitz. Soltanto sedici di loro sopravvissero allo sterminio, quindici uomini e una donna. Il comportamento dei nazisti e dei loro fiancheggiatori fascisti  romani si fece feroce e caratterizzato da continui rastrellamenti e violenze, per ordine di Kappler che, esperto di crimini  quale era, aveva trasformato un edificio di via Tasso in prigione, per interrogare e torturare antifascisti e partigiani catturati. Numerosi altri ebrei, vennero presi ,giustiziati o inviati verso i campi di sterminio. Nel 1944, Kappler  aveva al suo attivo innumerevoli  crimini, tra i quali il “Massacro delle Fosse Ardeatine”.

I prigionieri venivano fucilati in gruppi di cinque e alla fine delle esecuzioni  l’entrata delle cave venne fatta esplodere, 335  italiani furono assassinati. Nel maggio 1948 Herbert Kappler finì davanti al Tribunale militare, fu arrestato dalle truppe inglesi. Si difese ostinatamente dalle accuse del tribunale militare, sostenendo di non aver fatto null’altro che eseguire ordini superiori e, per questo, di non essere punibile.Fu condannato all’ergastolo per :dieci persone da lui aggiunte alle trecentoventi già uccise , ma la fucilazione delle trecentoventi persone,venne ritenuta: “Nella sua materialità, costitutiva del reato contestatogli “, ma non gli venne oggettivamente attribuita, per il dubbio che Kappler “non avesse avuto la coscienza e la volontà di obbedire ad un ordine delittuoso”. La Corte di Cassazione respinse poco dopo una richiesta d’appello dello stesso Kappler, che nel 1959  ebbe l’ardire di chiedere al presidente della Repubblica Italiana di potersi recare in “pellegrinaggio di penitenza al sacrario delle Ardeatine, e di rimanervi il tempo necessario per rendere omaggio alle vittime”, di cui era responsabile. La richiesta venne respinta, come pure le domande di grazia, che il detenuto avanzò nel 1963 e nel 1970. Chiesero clemenza nei riguardi di Kappler   il presidente della Germania Federale Gustav Heinemann, e nel 1973  per ben tre volte il cancelliere Helmut Schmidt. Successivamente altre richieste furono inviate, nel 1974 presso il “Governo Rumor”, nel 1976 a quello “Moro” e nel 1977a  quello “Andreotti”. In carcere Kappler riceveva una pensione, garantita dal governo tedesco, devolveva una parte dei proventi  ad un ente che in Germania si occupava di assistenza a bambini spastici, e una parte veniva impiegata per i propri passatempi ( allevare pesci ornamentali  e suonare il violino). All’inizio degli anni settanta la figlia di un suo vecchio compagno d’armi,  Anneliese Wenger Walther, ex moglie divorziata del capitano della Wehrmacht Karl Walther, iniziò a scrivergli in carcere e poi a fargli via via sempre più frequenti visite, viaggiando da Soltau, dove risiedeva , fino al Forte Angioino di Gaeta, ,dove Kappler era recluso.

Nacque in Germania una “Associazione amici di Herbert Kappler” che giunse rapidamente a contare oltre 6500 iscritti. Il 19 aprile 1972 il sessantacinquenne nazista  sposò Anneliese in carcere a Gaeta,  testimone delle nozze fu un altro criminale di guerra, compagno di prigionìa, nella fortezza di Gaeta, l’ex maggiore delle SS Walter Reder, responsabile, delle stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e Vinca. Kappler, durante la carcerazione poteva godere delle frequenti visite della moglie, il regime detentivo si fece sempre meno rigoroso, ma ci fu un repentino aggravarsi delle  condizioni di salute, il “Nazista” era affetto da un tumore del colon, già metastatizzato. I medici che lo ebbero in cura nel febbraio 1976, accertarono  il forte dimagrimento provocato dalla malattia, e le sue cattive condizioni di salute, gli diedero pochi mesi di vita, anche in virtù’ del fatto che lui rifiutava le terapie proposte dai sanitari, facendo invece affidamento sui rimedi omeopatici forniti dalla moglie ex infermiera.I n considerazione delle sue precarie condizioni di salute che i medici militari davano per sempre più gravi, nel novembre 1976 la magistratura militare, accordò a Kappler la libertà vigilata.

Lasciò l’ospedale del Celio, dove si trovava ricoverato, ma gli fu imposto di non lasciare il territorio italiano.Questa decisione venne successivamente annullata il 9 novembre (in seguito a forti pressioni politiche). Kappler ritornò  ricoverato  al terzo piano del Celio, in un padiglione che ospitava il reparto chirurgia, riservato agli ufficiali, la sua stanza era situata accanto all’ascensore, sorvegliata da carabinieri in turno giorno e notte.La mattina del 15 agosto 1977, con la collaborazione di Anneliese, Kappler fuggì verso la Germania e si rifugiò presso la casa di Soltau, di proprietà della moglie, dove  visse momenti di celebrità, ricevendo visite di amici,di ammiratori nostalgici ,e dove rilasciò diverse interviste alla stampa europea. La fuga quasi teatrale del criminale  fu scoperta poco dopo le 10:00 del mattino da una suora, che prestava servizio  nel reparto, presso cui Kappler era ricoverato. La religiosa avvisò i militari dell’Arma,  addetti alla sua sorveglianza, che non si erano accorti di nulla. Beffati brutalmente, e in una giornata festiva rimasero allibiti ed interdetti, la fuga di Kappler causò profonda rabbia sull’ opinione pubblica italiana, si prospettò una profonda frattura nei rapporti tra Italia e Germania. Il ministro Vito Lattanzio, ,responsabile del dicastero della Difesa (potente ministro DC, del dopo Moro,medico, vicepresidente della Camera dei Deputati negli anni ’80 per due legislature, ma anche vicepresidente del parlamento Europeo, e per cinque volte  ministro,reggendo i dicasteri della Difesa, dei Trasporti, della Marina Mercantile, della Protezione civile e del Commercio con l’estero, presentò le proprie dimissioni), venendo però nominato  alcuni giorni dopo.” Ministro della Marina Mercantile”. Il governo italiano chiese invano a quello tedesco  di restituire il fuggiasco, presentando una richiesta di estradizione,  ma le autorità teutoniche, opposero un netto rifiuto.

Non ci furono mai circostanze esatte riguardanti la fuga, anzi.. come avvenne esattamente la fuga non fu mai chiarito. Le autorità militari italiane disposero un’inchiesta mai ultimata. Secondo le informazioni esistenti,. rese note al pubblico, che si basavano sulle dichiarazioni della signora Kappler alla stampa, mai verificate appieno, dichiarava che si sarebbe presentata con una grossa valigia, in visita alla stanza del marito, nella quale nascondeva un un verricello  (dispositivo meccanico, che viene utilizzato per aiutare caricatori con l’aumento o la diminuzione di un ancoraggio pesante).  Addormentati i due carabinieri di guardia, e rinchiuso il marito, che pesava meno di cinquanta chili, per la malattia, nella valigia, la signora avrebbe calato il bagaglio, giù dalla finestra in giardino. Di seguito avrebbe recuperato la valigia, l’avrebbe trascinata e caricata nella sua auto. Dunque una Fiat 131 noleggiata qualche tempo prima a Fiumicino,e parcheggiata dentro al perimetro all’interno del complesso ospedaliero, fu il rifugio utile alla fuga,e servì alla rocambolesca missione. Esiste però un’altra  versione della fuga, sempre per voce della temeraria compagna:”Avvolsi il colonnello in una coperta e lentamente ci avviammo per le scale, scendendo un gradino alla volta, senza fare il minimo rumore. Giunti in macchina, distesi mio marito sul sedile posteriore e lo coprii con la coperta. Era quasi l´una di notte e io sapevo di poter contare su almeno sette ore di vantaggio: fino al controllo mattutino del prigioniero”. Totò e tutta la commedia partenopea non avrebbero saputo fare di meglio.Vinto dal male che lo consumava, Kappler, morì all’età di 70 anni, nel febbraio 1978 e fu sepolto in un cimitero tedesco,dove una piccola folla di amici  non esitò a rendere omaggio al feretro con il braccio teso nel saluto nazista.

Maria Grazia Vannini