L’intervento. Altro che Museo delle Macchine di Santa Rosa… Costruiamo prima il Museo delle idee e delle persone che paralizzano Viterbo…

A Viterbo si continua a discutere stancamente pressocchè su tutto, come l’abitudine di passare dalle parole ai fatti fosse diffusa in città ( a noi risulta invece il contrario); prima era il momento della torre civica, poi delle idee per le piazze, ora si è ripreso il vecchio cavallo di battaglia del Museo della Macchina di Santa Rosa.  Dibattiti, parole che volano in uno spazio tempo luogo che non  si riesce bene a comprendere e che nella migliore delle ipotesi finiscono nell’archivio delle occasioni perdute, ma molto più frequentemente nel greatest his dei bluff o delle trovate paesanotte. Fin quando ovviamente non interviene il politico di turno che è interessato a cavalcare l’evento e finge di realizzarlo o lo fa fare dal primo dei suoi protetti per muovere un po’ di soldi e tenere alto il volume dei favori. Non c’è bisogno di discutere del Museo delle Macchine di Santa Rosa, non è proprio il momento, magari si farà, ma dovrà cambiare tanto prima: innanzitutto se dobbiamo mettere su un museo, il primo scelto deve essere quello delle idee e delle persone che hanno contribuito e continuano a contribuire a che Viterbo resti ancora città isolata dal resto d’ Italia, dove si vive perennemente trenta quaranta anni indietro rispetto al mondo esterno: dove le iniziative nascono solo per fini clientelari o se nascono per il verso giusto subito vengono affondate. Di questo ha bisogno Viterbo, di un museo che esponga come reperti archeologici molti rappresentanti di questa attuale  classe politica e dirigente che sostituisce la preparazione e la professionalità con boria ed arroganza e  che continua a parlare un linguaggio desueto ed autoreferente teso a conservare uno status quo comodo. Un giro di persone che continua a giocare sulla pelle della città solo per arrotondare il proprio conto in banca o per sistemare figli, nipoti, zie e pronipoti e che è assolutamente trasversale ai partiti politici che, qualsiasi collocazione abbiano, devono far finta di “intervenire” per nascondere le loro collusioni e la loro interessata ed immobile abulìa. E’ questa gente, di cui fanno parte anche vasti  strati  del cosiddetto mondo giornalistico intellettuale  e delle professioni cittadino, che dovrebbe essere raccolta e conservata in un museo. Per mostrare un giorno ai posteri che anni cupi e bui visse un giorno Viterbo…

Johnny Rivolta