Letture. Indagine sulla fragile natura umana. “La comparsa”, il nuovo imperdibile romanzo di Abraham Yeoshua

A Natale mi è stato regalato un buono da spendere in una grande catena editoriale. Così mi sono recato in libreria intenzionato a spenderlo ma non avevo in mente qualcosa di preciso. Come spesso accade ho lasciato che un libro scegliesse me. E’ con questo sistema che a volte ho fatto inaspettate scoperte come, ad esempio, l’indiano Amitav Gosh e altri scrittori fuori dalla tradizione letteraria occidentale. Questa volta mi sono imbattuto nell’ultimo romanzo di Abraham Yehoshua: “La comparsa”. Un libro che consiglio vivamente di leggere. Nessuno, io credo, riesce a scavare l’animo umano come gli scrittori israeliani, in particolare Yehoshua. Personalmente gli darei il nobel per la letteratura ma dubito che lo faranno mai.Essere israeliani pesa sulle scelte di Stoccolma, sempre misurate col bilancino del politically correct anche se il nostro più volte si è espresso su posizioni pacifiste e di grande apertura sul problema palestinese.

Se ci si vuole fare un’idea non preconcetta sulla società israeliana e capire meglio cosa ci sia dietro l’interminabile conflitto mediorientale un libro di Yehoshua aiuta moltissimo ed il bello è che lo fa senza, apparentemente volerlo, solo raccontando i suoi personaggi immersi nella vita di ogni giorno.

In questo romanzo, “La comparsa”, si parla di una donna, Noga, di circa quarant’anni, giunta ad un’età in cui le scelte decisive della vita sono state fatte, ma si ha l’illusione che forse nessuna sia davvero definitiva. Che ci sia ancora tanto, tanto tempo davanti. Noga è una musicista e suona uno strumento “difficile” l’arpa in una orchestra olandese. Ha lasciato dietro di sé il suo paese, un matrimonio fallito e la rete delle relazioni familiari. E’ costretta a tornare perchè l’anziana madre, rimasta vedova, deve fare un periodo di prova in una casa di riposo e non può lasciare vuoto l’appartamento a Gerusalemme.

Noga , che ha preso una lunga aspettativa non retribuita, per mantenersi comincia, quasi per caso, a fare la comparsa in varie produzioni televisive. E scopre che interpretare altre parti la fa sentire assurdamente come una comparsa nella sua stessa vita.

Durante questa “vacanza forzata” fa una serie di incontri inaspettati: dai piccoli monelli ultra ortodossi che le si infilano in casa per guardare la televisione, all’ex marito che non riesce a dimenticarla e col quale avrà alla fine un lungo e sofferto chiarimento.

Ma è il rapporto con la madre quello che riapre antiche ferite. E solo quando si allontana nuovamente dalla famiglia e dal conflitto tra i propri desideri e quelli di chi gli sta accanto, riesce inaspettatamente a ritrovare se stessa in un finale davvero commuovente.

Non voglio anticiparvi altro né rovinare il piacere di leggere un piccolo libro che indaga la nostra fragile natura ma il ritratto che Yehoshua fa della sua protagonista è uno di quei ritratti di donna che non si dimenticano.

Gianvittorio Musante