Le gemelline Schepp, due piccole innocenti senza giustizia: le indagini de loralegale.eu

Quella delle gemelline Schepp è una delle vicende più angoscianti degli ultimi anni, proprio perché vede coinvolte due piccole innocenti. E’ la storia di un padre che sottrae le figlie alla madre, con l’unico scopo di farla soffrire…un fine miserabile e irragionevole che è stato l’impulso ad una vicenda di tremendo dolore. Ma è anche una storia in cui pare che nulla di certo vi sia, i cui risvolti potrebbero essere anche più inquietanti attraverso scenari diversi fatti di probabili ricatti, depistaggi  e loschi affari.

Sebbene siano trascorsi degli anni dalla scomparsa di Livia ed Alessia, ancora oggi non sappiamo dove siano o cosa sia successo alle due bambine; potrebbero aver avuto un tragico epilogo oppure chissà, potrebbero starsene a pochi chilometri dalla Svizzera, nella Foresta Nera, fra i sorrisi di bionde mamme tedesche, o  magari in qualche isola spagnola o paesino portoghese. Anche il nord della Gran Bretagna sarebbe un luogo giusto… Galles, Scozia, Irlanda. Ve ne sono città nel mondo che il mondo non conosce. Ma allora la  verità….?

Finchè non si farà luce sulla scomparsa delle piccole …nessuno deve dimenticare.

Siamo nel 2011: Livia ed Alessia Schepp, sono due gemelline, due bambine bellissime di 6 anni, cresciute in Svizzera.

Sono le figlie di Irina Lucidi, avvocato italiano di Ascoli Piceno, con alle spalle un’esperienza cosmopolita e di suo marito Mathias Schepp, ingegnere svizzero tedesco, nato in Canada. Entrambi lavoravano per la Philips Morris la multinazionale del tabacco; lui aveva un ruolo più defilato rispetto a lei che era non solo avvocato, ma la responsabile dell’area sudamericana  della multinazionale. Qualcosa si incrina, In quegli ultimi tempi litigavano spesso sia per il lavoro che per questioni economiche, motivo per cui Irina decise di spostarsi con le bambine in un’altra abitazione, sempre a Saint-Sulpice, sobborgo sul lago Lemano a 5 Km da Losanna.

Il matrimonio quindi era finito ed i due si stavano separando.

Il 28 gennaio del 2011 Mathias Schepp va a prendere le bimbe, presso l’abitazione della loro mamma; tre giorni dopo avrebbe dovuto accompagnarle a scuola, ma invece l’ingegnere Schepp scompare con le gemelline.

Dopo un viaggio attraverso la Francia e la Corsica, arriva a Cerignola in Puglia.

E’ il 3 febbraio del 2011: posteggia l’auto, va in stazione e si lascia travolgere da un treno.

Al momento del suicidio Mathias era solo; delle due gemelline bionde, una diversa dall’altra, bellissime, nessuna traccia e di loro non si saprà più nulla; resta solo il biglietto di Mathias ad Irina: << le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più>>.

Tutti abbiamo creduto – e crediamo ancora – ad un Mathias Schepp in difficoltà mentale a causa del divorzio, e per questo capace di uccidersi e suicidarsi; il papà, disperato per la separazione, avrebbe ucciso le due gemelle per sottrarle all’amore della mamma, colpevole di averlo lasciato.

E se il nostro credere sia stato indotto dai fatti e dalle notizie presentate secondo una sequenza logica e quindi credibile ma non necessariamente veritiera?

E’ molto probabile che approfittando di tale contesto non si è fatta fatica a celare il vero disegno in cui qualcuno ha inserito la scomparsa delle gemelline Schepp.

Tante e tante sono le anomalie e le incongruenze nei comportamenti di Mathias, come gli strani prelievi di contanti, fino ad una somma di settemila/500 euro.

“Era pazzo. No, Schepp non era “folle” in quei giorni ha semplicemente messo in atto il più classico dei depistaggi fungendo da “specchietto per le allodole” per attirare tutto e tutti su di sè e lasciare campo libero ad altri.

Ragioniamo insieme: la mattina del 31 gennaio si trovava a Marsiglia  dove alle 10.05 viene immortalato da una video–camera di sicurezza all’interno di un parcheggio mentre da”solo”, sta facendo bancomat: Schepp  si è fatto vedere perché voleva farsi vedere e dare a tutti la sua posizione.

Fatta questa prima mossa, per sicurezza, ha spedito i soldi a casa della moglie, fornendo un timbro su cui lavorare, qualora gli inquirenti non avessero neppure controllato gli estratti conto.

Poi è tornato all’auto, dove alle  15.05 un’altra video-camera lo immortala mentre ha con sé uno zainetto dove è probabile avesse infilato il denaro.

Una volta all’esterno ha acquistato tre biglietti per la Corsica, biglietti con tanto di nome e cognome delle figlie… per quale motivo?

Un dato di fatto è che in Francia non è mai stato filmato con le bambine, né per strada né in auto.

Passiamo all’imbarco sul traghetto. Dov’erano Livia ed Alessia mentre Schepp girava il traghetto da solo andando a prendere la chiave della cabina? Perché nessuno dei 32 membri dell’equipaggio le ha viste?

La risposta può essere una sola: a bordo Livia ed Alessia non ci sono mai state.
Come all’imbarco anche allo sbarco nessuno li nota.

Una volta sbarcato in Corsica l’ingegnere e le figlie diventano ombre. Per certo si sa che Matthias riprende il traghetto verso la Francia da solo.

Una volta arrivato a Tolone preleva quasi ottomila euro dal conto cointestato con la ex moglie e ne spedisce una parte in Svizzera. Di certo si sa che ha fatto una sosta a Nizza e che la sua targa è stata fotografata alla barriera di Ventimiglia mentre entrava in Italia. Da quell’ingresso nella nostra nazione, al giorno del suicidio, di Matthias Schepp si perdono le tracce.

Il tre febbraio ritorna ad essere visibile.

Entra e mangia in un ristorantino di Vietri, per poi andarsene in direzione Bari.

E’ nella città pugliese che scrive l’ultima lettera. A dire il vero ne spedirà sei, anche se lui ne voleva spedire otto. Due infatti le imbuca in cassette per lettere abbandonate. In sette buste inserisce solo denaro, in una anche l’ultima lettera di addio.

In questa è scritto che le figlie sono morte, che non hanno sofferto (e la parola “non” è ricalcata più volte dalla penna), che si trova a Cerignola e sta andando a suicidarsi.

Ma qualcosa non torna: se avesse voluto uccidere ed uccidersi lo avrebbe potuto fare la domenica del rapimento; se il suo intento era inteso a portare le bambine alla morte, con la conseguente sofferenza della madre, le avrebbe potuto uccidere in casa col veleno, quello stesso veleno che poteva usare su sé stesso. Perché fare il giro dell’oca, prendendo due volte un traghetto, passando attraverso tante città?

Osservando attentamente tutto il piano messo a punto da Mathias Schepp si evince che molto probabilmente sia stato congegnato con l’intento di dare giorni di vantaggio a qualcuno,  ad un qualcuno a  cui le bambine sono state consegnate e che ha avuto la possibilità di allontanarsi tranquillamente verso ignota destinazione mentre tutti erano concentrati a guardare con attenzione in un caos mentale le inspiegabili apparizioni in posti diversi di Mathias Schepp.

Io credo che i motivi all’origine di questa tristissima vicenda vadano addirittura in una direzione diversa, ovvero le ragioni del rapimento e della scomparsa di Livia ed Alessia vanno al di là e ben oltre la volontà di Schepp di far soffrire Irina, condannandola a non trovare mai più pace e serenità.

Tra le varie testimonianza acquisite, molte delle quali rivelatesi delle bufale, ritengo altamente interessante quella acquisita dalla redazione di Chi L’ha Visto, in un bar difronte al porto vecchio di San Remo, dove una donna, sostiene di aver ascoltato una conversazioni tra due uomini del sud, impegnati a parlare del caso delle gemelline scomparse: I due uomini discutevano di Cerignola, ultima tappa del folle viaggio di Mathias Schepp, ma anche di documenti falsi e di un misterioso “Professore”, facendo intuire che  questo Professore abitasse proprio nella zona limitrofa di Cerignola, e ne parlavano come fosse persona conosciuta da loro, in ogni caso una persona nota.

Chissà se proprio la figura del “Professore” potrebbe essere la giusta chiave per ricostruire i fatti attraverso scenari del tutto diversi, forse anche più inquietanti, dietro i quali si cela la verità sulla scomparsa di Livia ed Alessia, le cui origini hanno radici molto più lontane, arrivando a sfiorare il colosso della Philips Morris.

Per saperne di più seguiteci sempre sull’Ora Legale.

Carla Santoro