Anna Maria Bracci, chiamata da tutti gli abitanti della borgata romana Primavalle in cui lei abitava, Annarella, era una bambina di dodici anni, forse più minuta rispetto alla sua età, con capelli corti, neri e lucidi, e sotto la frangia sbarazzina due occhi scuri e profondi.
Viveva con la madre e alcuni fratelli, il padre Riziero Bracci a cui lei era molto affezionata se ne era andato i casa dopo aver scoperto la relazione della moglie, Marta Fiocchi, con un altro uomo.
“Papà posso venire con te?!” così domandava la piccola a Riziero, che lavorava al Teatro dell’Opera, e spesso le permetteva di nascondersi dietro le quinte per assistere agli spettacoli.
Annarella era più matura delle ragazzine della sua età: aiutava nei lavori domestici, veniva mandata a fare la spesa. Il suo unico sogno era quello di avere da mangiare tutti i giorni, anche un pezzo di pane, perché non c’era speranza di assaporare qualche dolce. Aveva l’innocenza dei ragazzini e l’ingenuità che si possiede quando si è vissuta una vita senza promesse. Ubbidiente, era sveglia e veloce, aveva dovuto imparare presto a cavarsela da sola, perché la madre non riusciva a gestire da sola i figli, la casa, i problemi economici. Nel tardo pomeriggio del 18 febbraio 1950 fu mandata dalla madre e comprare del carbone e a chiedere ad una vicina un goccio d’olio. Uscì di casa e nessuno la vide più. La polizia non prese sul serio subito la denuncia, ma si occuparono della sua scomparsa solo sei giorni dopo, quando le proteste del quartiere si trasformarono in un coro indignato. E fu allora che polizia e carabinieri si mobilitarono cercando Annarella ovunque. Fu solo il 3 marzo che il suo corpo senza vita, senza gonna né mutandine, fu trovato all’interno di un pozzo profondo 13 metri, tra via Torrevecchia e l’attuale via Logoleto. Annarella aveva una profonda ferita da arma da taglio alla testa e portava i segni di una tentata violenza sessuale. Il nonno disse: «Ho sognato che era in un pozzo» e i sospetti si indirizzarono, ma solo per poco, verso di lui. Fu una testimonianza a squarciare il buio delle indagini. Qualcuno rivelò che quella sera Annarella era stata vista in strada, seduta su un muretto, mentre mangiava castagne con Lionello Egidi, amico di famiglia e presunto amante della mamma Marta Fiocchi. Sposato e padre di due figli, lavorava come giardiniere e talvolta aiutava la famiglia di Annarella. Il 24 Febbraio, Lionello Egidi, detto “il biondino“, fu fermato e trattenuto in questura. L’11 Marzo, dopo 15 giorni di carcere, Egidi si dichiarò colpevole.
Una volta arrivato a Regina Coeli, ritrattò però tutte le sue dichiarazioni: aveva confessato il crimine, solo per non essere più picchiato. Picchiato con tanta violenza che quando uscì dal carcere non venne riconosciuto dai suoi familiari. Al giudice confessò di aver ucciso la piccola salvo poi ritrattare. «Sono stato costretto a fare quella confessione perché sennò non smettevano di darmi pugni». Nel processo del 1954, fu assolto per insufficienza di prove. In Appello nel 1955 Egidi venne condannato per l’omicidio di Annarella a ventisei anni ed otto mesi di reclusione, ma nel Gennaio 1957 la Cassazione annullò la condanna ed “il biondino” venne scarcerato. Nel 1954 e nel 1961, molestò due minorenni e scontò alcuni anni di carcere. Nel 1966, fu definitivamente assolto per il delitto di Annarella che rimase senza colpevoli.
L’impressione sulla gente di Roma fu vivissima e travalicò anche i confini cittadini. Al funerale, a spese del Comune, data l’estrema povertà della famiglia, parteciparono le più alte cariche capitoline: il Prefetto, i più alti dirigenti della polizia ed una nutrita folla proveniente soprattutto dalle periferie della città. Quasi tutti i quotidiani dell’epoca concordarono su una cifra superiore alle centomila persone. La bambina riposa al cimitero del Verano, nella cappella di Raniero Marsili. Una targa, collocata all’esterno della cappella in questione, ricorda a chi legge che tra quelle quattro mura c’è il corpo di una bambina vittima delle perversioni altrui. Luchino Visconti ne trasse un cortometraggio, “Appunti su un fatto di cronaca”, con commento di Vasco Pratolini. Roberto Rossellini ambientò proprio a Primavalle il suo “Europa ’51”, con Ingrid Bergman. Riposa in pace Annarè, piccola vittima senza il colpevole.
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