Il 17 Aprile ci sarà un Referendum Popolare, anche se quasi tutti i media evitano di parlarne, gli italiani saranno chiamati ad esprimersi su di un quesito riguardante le trivellazioni in mare per l’estrazione di petrolio ed idrocarburi. Il referendum è stato indetto, dopo che Possibile il movimento politico aveva cercato in estate di raccogliere le 500mila firme necessarie cosi come previsto dalla legge, grazie alla richiesta di nove Regioni, tra cui la Campania.
Partiamo, innanzitutto, dall’importanza di una consultazione popolare quale è quella di un referendum:i cittadini hanno la possibilità di esprimersi e di scegliere in maniera concreta (più di quanto avvenga alle consultazioni elettorali) le politiche, le strategie, le scelte di un governo. Viene da sè che andare a votare ad un referendum è uno degli strumenti più veri e concreti di partecipazione e di democrazia e che, proprio per questo, il cittadino deve andare a votare in maniera informata e consapevole.
Il perché di questo referendum scaturisce dal decreto legge 133 del governo Renzi, cosiddetto sblocca italia, nel quale, per quanto riguarda le trivellazioni, è introdotto il “titolo concessorio unico” in parole povere basterà una semplice domanda per eseguire ricerche e sondaggi e poi trivellazioni permanenti, addirittura se i progetti comportano una “variazione degli strumenti urbanistici il rilascio dell’autorizzazione avrà effetto di variante urbanistica”. Tutto ciò è ritenuto inaccettabile dalle Regioni interessate, dai movimenti ambientalisti e da chiunque abbia un po’ di sale in zucca. Il petrolio che, eventualmente, fosse ricavato da queste trivellazioni basterebbe giusto per poche settimane di fabbisogno energetico italiano (dati del Ministero stesso), non ci sarebbe nessuna ricaduta occupazionale nè tanto meno un ricavo economico del nostro Paese; le compagnie petrolifere, infatti, riconoscono delle royalties bassissime al nostro Governo, perderemmo 30mila KMq di aree marine per neanche un misero 1% di Prodotto interno lordo.
Ovviamente la disinformazione è tanta e viene messa in campo anche in maniera strumentale dagli oppositori del referendum. Si dimentica, quasi sempre ad arte, di spiegare che il referendum riguarda le trivellazioni in mare entro le 12 miglia dalla costa, l’Italia cioè non rinuncia alle 106 piattaforme già presenti per l’estrazione di petrolio e metano nei propri mari, nè rinuncia all’estrazione sulla terra. Nelle dodici miglia dalla costa, per rendere l’idea, significa scrutare l’orizzonte dalla spiaggia e vederci la piattaforma petrolifera, in un Paese come il nostro dove le nostre spiagge, i nostri panorami, la bellezza del nostro territorio è una fonte primaria di turismo (tra l’altro ancora non sfruttata a pieno potenziale) deturpare le nostre coste, le nostre spiagge, il mare che è una ricchezza inestimabile sarebbe un delitto non perdonabile.
L’Italia ha il diritto di entrare nel nuovo millennio i cittadini hanno il diritto di rivendicare la tutela dell’ambiente, la propria salute, nuove e diverse forme di economia, nuovi e diversi piani di approntamento energetico, è da stolti pensare, con i continui mutamenti climatici in atto, con le continue guerre in atto, con la crisi economica perdurante, di potersi ancora affidare ai fossili, al carbone, agli inceneritori, alle trivellazioni. Occorre rivendicare una riconversione ecologica dell’economia, occorre che in una Paese come l’Italia (geograficamente predisposto da questo) si sfruttino fonti energetiche rinnovabili economicamente produttive e che tutelano l’ambiente e che, come dice la parola stessa, non si esauriscono. In questo bisogna investire ed è per questo che gli italiani dovranno recarsi alle urne il 17 Aprile per esprimersi sul referendum; non dimentichiamoci che per indire questa consultazione il governo ha speso 300 milioni. Ovviamente si sarebbe potuto risparmiare accorpando la consultazione referendaria alle elezioni amministrative, ma il governo,lo stesso Renzi, le lobbies hanno puntato tutto sul non raggiungimento del quorum per far saltare la consultazione. Il voto del 17 Aprile è importante, ma lo è ancora di più la partecipazione, l’affluenza, in Italia un referendum affinchè sia valido richiede la partecipazione del 50% degli aventi diritto.
Altro punto su cui vigilare è la formulazione del quesito referendario, anche questo fatto in modo da trarre in inganno le persone, in quanto per dire no, per dichiararsi contrari alle trivellazioni nei nostri mari, bisognerà votare SI. Se vincerà il SI sarà abrogato l’articolo 6 comma 17 del codice dell’ambiente, la vittoria del SI bloccherà tutte le concessioni per estrarre petrolio entro le dodici miglia dalla costa. Il quesito, infatti, recita: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nella acque territoriali italiane….?” Il 17 Aprile quindi sarà un SI per il futuro, sarà un SI per fermare le trivellazioni e rivendicare il diritto ad un ambiente sano. Secondo il Ministero dell’Ambiente i sedimenti nei pressi delle piattaforme petrolifere sono contaminati in due casi su tre e superano i limiti imposti dalla normativa UE sulle sostanze pericolose. Il 17 Aprile nessuno potrà sottrarsi, nessuno potrà dire io non sapevo (anche se il governo ce la sta mettendo tutta per fare in modo che la gente non sappia), nessuno potrà voltarsi dall’altra parte, c’è in ballo il futuro, il nostro futuro, il mare e la bellezza dell’Italia, la nostra salute, la nostra vita l’auspicio, quindi, è quello che vinca il SI e che sia un SI d’amore.
Rocco Grimaldi
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