Il Festival Internazionale di Poesia Palabra en el Mundo è anche accoglienza e inclusione sociale: African Quilt verso Capaci

C’è una sottile differenza, una sfumatura impercettibile nella differenza tra inclusione sociale e integrazione che non può prescindere mai dal concetto di identità. Perché una persona possa dirsi inclusa all’interno di una comunità, è necessario che sia messa nelle condizioni di comunicare attraverso lo stesso canale linguistico.

Sempre più spesso sfugge questo nei progetti culturali finalizzati all’inclusione sociale, e diventa invece tessuto cardine nell’adesione alla X edizione del Festival Palabra en el Mundo, del progetto African Quilt. Concepito come un patchwork (dall’inglese patch pezza e work lavoro), tra le righe e fuori le righe, infatti, due realtà lucane “Le rose di Atacama”aps e Libera Associazione Ri-Crea, rappresentate rispettivamente da Anita Sassano e Marianna Scavone, hanno unito le forze perché Toure Murtada, Sarr Demba, e Keita Abou, tre giovani senegalesi richiedenti asilo politico e ospitati presso ex Hotel S.Lucia di Tito(PZ)potessero lavorare come sarti.

Gli altri 32 ragazzi del programma di accoglienza siglato con la le Prefetture cui il Comune di Tito ha aderito, ospiti presso la stessa struttura, sono stati coinvolti per realizzare “in pacthwork” un telo che si otterrà appunto, dai materiali di scarto, del lavoro di realizzazione oggettistica e manufatti di African Quilt, perché sullo stesso si possano esprimere in poesia e nella propria lingua (wolof o mandinka, sulla base della provenienza dei ragazzi che aderiscono all’iniziativa e per lo più provenienti da Senegal, Mali, Gambia, Nigeria, Niger ,Ghana e Pakistan).

Questa poesia di colori diventerà  Albero Portatore di Pace a Capaci il giorno 23 Maggio 2016 (come da articolo http://www.loralegale.eu/2016/04/30/la-poesia-arriva-sui-luoghi-della-strage-capaci-il-23-maggio-aderisce-al-festival-internazionale-di-poesia-palabra-en-el-mundo/) grazie alla condivisione nata spontaneamente di un progetto, di un’idea, di una partecipazione pregressa al Festival, mettendo insieme mani e cuore è possibile questa danza dell’Umanità che non conosce frontiere, nè bandiere, è cucita con lo stesso spessore di un filo che ci lega tutti alla memoria dei luoghi, delle persone, dell’impegno, della responsabilità nel costruire la Pace. E come mi riferisce Oriana Zito Marino, interprete che li segue nella comunicazione, favorendo così l’integrazione nella comunità lucana, tra i ragazzi è già esplosa la Meraviglia.

Nadia Lisanti

ph Marianna Tamburrino