Il corsivo. “Ciaone” da Carbone… ma non fa ridere il buffone…

Di questo referendum si è capito cosa resterà: “Ciaone”. Ed è pure giusto.  Il travolgente hashtag del formidabile dirigente del pd (si avete letto bene, non è un refuso: dirigente)  Ernesto Carbone, un cognome in sintonia con i temi del referendum  appena lanciato, in un mare di polemica, anche qui per restare in tema,  è divenuto trending topic su  twitter. Dove regna incontrastato al momento in cui scriviamo. Tutto il resto, energie rinnovabili, lobby, royalties, ambiente, scandali,  tra qualche giorno sarà nel dimenticatoio,  carta straccia : su questo immondezzaio mediatico governativo si erge , come il classico gallo, il membro (si dice cosi: membro)  della segreteria nazionale del pd. Quella segreteria che una volta era dei Berlinguer, dei Natta, dei Chiaromonte,  solo per citare i primi che ci vengono in mente e che solo a pronunciarla metteva ai militanti soggezione, Se-gre-te-ria-  ora ospita un  elegante signorotto, a Napoli si dice un” gaga’”, un  “farenello, nu nacnello” : un parvenu che ignaro del ruolo che occupa,  a spoglio ancora aperto, in un clima di palpabile tensione,  non trova di meglio che assolvere al suo alto mandato con un twitter offensivo contro chi ha votato ” si ” che si conclude con un “ciaone” da amici del bar Giambellino. Un marameo, un vaffanculo, insomma. Per poi giustificarsi dicendo che si riferiva ai presidenti delle Regioni che avevano indetto il referendum. Come se fosse naturale per un dirigente di Partito, componente del massimo organo di Direzione, la segreteria, offendere i governatori regionali. Di ironia ce ne sarebbe da fare a iosa, basterebbe leggere i tweet di commento come egregiamente fa Zoro nel suo Gazebo su rai tre. O sbizzarrirsi nelle rime,  facilmente intuibili, tra l’altro anche con il cognome. Ma noi troviamo  il tutto infinitamente malinconico, crepuscolare.  E se Carbone sara felice di essere da oggi in poi, per gli amici e per tutti, semplicemente “Ciaone” a noi non fa ridere: è un buffone. Circondato da altri buffoni e capeggiati da un Re buffone. Questi dem  a trazione renziana sono una violenza continua alla storia non solo del pci e del suo evolversi sino al pd, ma anche della dc: un pilastro della storia italiana, un partito popolare e moderato di grandi tradizioni  e di prestigiosi Padri della Repubblica  che nulla hanno a che spartire, ma proprio nulla, con il toscanello senza arte nè parte  ma con tanto culo: quello di essere arrivato al momento giusto, figlio della crisi della sinistra (insieme ad altri soci in affari che sono figli non della crisi ma di direttori di banca come la Boschi e Liotti, in  combutta tra loro due) di un pd allo sbando ingessato in una nomenclatura dalla quale doveva assolutamente uscire, per non scomparire. Passerà  alla storia,  il boy scout di Rignano, come un usurpatore della buona fede altrui, uno stupratore seriale di memoria storica , nè più nè meno che uno sguattero guatemalteco (cit. ex ministra Guidi) di ogni risma di lobby, dalle banche al petrolio, al cemento. Emiliano,il coraggioso presidente della Puglia, se davvero vorrà contrastare l’abusivo  di palazzo Chigi che sta lì senza consenso popolare e che tra i tanti demeriti ha pure quello di farci rimpiangere  il Berlusca e finanche di farci apprezzare Brunetta, dovrà rompere  quel cordone ombelicale che lega tante belle figure del pd anche  Istituzionali e politiche  a quel partito di cui non solo di fatto non ne fanno parte,  ma che la combriccola toscana cerca di spingere fuori. Forse è arrivato il momento, per Emiliano e per altri, di accettare la sfida.