Igor Vaclavic continua a fuggire: quinto giorno di ricerche no stop

Quinto giorno di ricerche, le radure, i canneti, la boscaglia e i canali, vengono battuti e scandagliati giorno e notte dalle forze dell’ordine con uno spiegamento imponente di militari provenienti dall’Italia intera, tutti impegnati in turni massacranti per stanare il fuggitivo Igor, coordinati da due procure: quelle di Bologna e quella di Ferrara. Un impiego massiccio di forze schierate unitamente, pattugliano il vasto territorio di Marmorta, fiorente campagna riemersa dalle vecchie paludi per cercare il russo, il Norbert Faher, il serbo,l’assassino violento e braccato, che non vuole farsi catturare. Il controllo del territorio è condotto su un vasto raggio di pianura,intense ricerche a 360 gradi, l ‘intera zona viene battuta nel tratto che comprende le valli di Campotto in provincia di Ferrara, fino a quelle di Molinella nel Bolognese, sfiorando il territorio Ravennate del Lughese. Ogni strada o snodo di raccordo territoriale è sorvegliato dai militari,ma lui si nasconde nei canneti e nel verde come un animale selvatico, riesce a rimanere sott’acqua come un caimano, respirando attraverso una canna portata sulla superficie dell’acqua, allenato come i Khmer Rossi Cambogiani riesce a rendersi introvabile.Sembra abbia anche rubato una zattera a un contadino, una barchetta da palude ancorata al bordo di un canale, quell’ormai certo assassino del tabaccaio di Budrio, l’autore dell’omicidio della guardia ecologica, del volontario Valerio Verri, e il feritore dell’agente Marco Ravaglia, che versa in gravi condizioni all’ospedale Bufalini di Cesena. E’ una caccia all’uomo di grosse dimensioni con un impiego di forze mai usate fino ad ora. Lui, allenato dai servizi segreti russi (lo confidava ad un amico in carcere) sa rendersi invisibile, è ancora latitante anche se tra la boscaglia ha lasciato tracce visibili del suo passaggio. I militari dei reparti speciali lo cercano con i droni a raggi infrarossi, che prestano all’uomo il loro occhio tecnologico e rendono maggiormente visibili quei tratti di boscaglia quasi inaccessibili, e con l’aiuto dei cani molecolari,quelli addestrati a fiutare tracce umane, anche in prossimità degli specchi d’acqua paludosi. E’ intervenuto per collaborare alle ricerche anche un sensitivo, che in passato ha prestato le sue capacità ultra sensoriali alle forze dell’ordine, e in questa precisa occasione ha fornito coordinate gps assolutamente precise, del passaggio nelle valli di Vaclavic. Il fulcro delle ricerche rimane principalmente il territorio di Marmorta sui suoi 40 km quadrati di territorio boschivo. La scienza intanto procede con gli accertamenti dei Ris di Parma, che affannosamente cercano di assemblare prove ineluttabili di collegamento tra gli omicidi. Per la fuga Norbet si è servito di un Fiorino rubato, si è dato alla macchia dopo il secondo omicidio, dove sono state rinvenute tracce del suo sangue assassino. Sulla cappotta del mezzo è stata riscontrata una chiara impronta della mano insanguinata di Igor, e nell’interno del mezzo sono stati rinvenuti brandelli di una maglia, intrisi di materiale ematico.Ma il kit della sopravvivenza rintracciato nel Fiorino ,comprende una lista di materiale da pronto soccorso occasionale di tutto rispetto: disinfettante Lisoform, cerotti 10x 12,(ciò fa presagire che la ferita sia estesa) guanti di lattice,cotone,tamponi,e adesivi per suture cutanee. Per la sopravvivenza alimentare,si è rifornito di Nuttella, di Loaker, caffè Vergnano, patatine in sacchetto, provola , mortadella, tonno, zucchero, sughi pronti, e per non farsi mancare nulla persino di liquore Limoncello e Coca Cola. Il fuggitivo parla correttamente cinque lingue, e tra gli oggetti in mano agli inquirenti è stato rinvenuto un vocabolario di italiano-spagnolo. Ai compagni di cella nel periodo di detenzione ,aveva confidato di essere stato uno gigolò a Valencia durante il soggiorno spagnolo, di essere un siberiano, e di essere scappato dai servizi segreti russi, riuscendo con un coltello a lama sottile quanto un bisturi a togliersi il tatuaggio distintivo tipico, che i militari russi hanno impresso su una caviglia. Aveva però evitato di informare i compagni di cella, di essere lo stupratore di una minorenne a Belgrado,ma per rifarsi una identità credibile si era fatto battezzare dal cappellano del carcere prendendo il nome cristiano di Ezechiele, che però fraintendeva il santo, facendo scaturire maggiormente la sua vera natura di “lupo”, nella forma più violenta e meschina. In carcere si allenava ogni giorno,si sottoponeva a 6000 addominali, e quando era assalito dai crampi si faceva legare al letto, per riuscire successivamente a sottoporvisi nuovamente. Il sacerdote carcerario con il quali ha trascorso la maggior parte del tempo gli ha lanciato un appello pregandolo di costituirsi, ma chi lo conosce bene,giura che non lo farà anzi, non si farà mai prendere vivo. Chi vive in sua prossimità si augura che venga catturato presto, la paura insegue le persone di quelle campagne fino ad ora così tranquille. La vita riprende a stento in quei luoghi ,anche se la saracinesca della tabaccheria di Budrio ha riaperto i battenti, e quella vedova che l’ha sfidato ad ucciderla, sta cercando dentro di se tutta la forza per non soccombere alla paura , per poter ricambiare con lo stesso sguardo audace, la sfida rimasta in sospeso da quella notte, quando finalmente per onor di giustizia, si spera sarà dietro le sbarre.