Come ogni anno il 21 Marzo, primo giorno della Primavera Libera Contro le Mafie presieduta da Don Luigi Ciotti organizza la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Abbiamo incontrato Giuseppe Scognamiglio Direttore di Radio Siani “La Radio della Legalità” per un confronto sulla giornata della Legalità, il suo senso, i suoi contenuti, le sue novità.
Segue il reportage di Marianna Tamburrino che con la nostra Nadia Lisanti ha partecipato a Napoli e il resoconto della giornata così come recensita dal sito di Libera Contro le Mafie.
- Giuseppe Scognamiglio, in Italia dove il codice etico sta diventando “un optional” che senso ha la Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie?
“Sicuramente è un aspetto importante ricordare le vittime innocenti delle mafie, far capire alla gente al popolo italiano che tante di queste persone non sono morte invano e noi dobbiamo essere bravi a non ucciderle due volte, nel senso che se non le ricordiamo le stiamo uccidendo un’altra volta. E poi c’è un altro aspetto che mi piace sottolineare che è didattico-educatico: ci sono molte vittime innocenti delle mafie, alcune sono note dai Falcone a Borsellino, da Impastato a Siani, morti in ragione del rapporto diretto di contrasto alle mafie in funzione del lavoro che svolgevano…Falcone come giudice, Siani come giornalista, Peppino come attivista e così via così come magistrati, sindacalisti, carabinieri, polizia, avvocati e forze dell’ordine e accanto a loro ci sono tantissime vittime della società civile. Persone innocenti morte come persone che si trovavano per strada, andavano a fare una partita a pallone, erano con il padre magari, e sono tante: come Gigi e Paolo a Pianura, erano sotto il loro palazzo, stavano organizzando la vacanza, chiacchieravano vengono scambiati per il guardaspalle del boss di Pianura e vengono uccisi; la nostra ultima vittima qui ad Ercolano, Salvatore Barbaro, solo perché aveva un auto uguale ad un camorrista del clan avversario viene individuato ed ucciso…
Questo è il messaggio importante da far passare in questa giornata: se facciamo finta di non guardare, di non sentire, se giriamo lo sguardo come dice il detto napoletano “Chi si fa i fatti suoi campa cento anni”, beh…Questa roba non esiste, è finta…Si usa molto spesso un altro luogo comune, al posto sbagliato al momento sbagliato, non si può essere al posto sbagliato al momento sbagliato se nel caso di Annalisa Durante si sta uscendo da scuola. Questo è il messaggio che mi piace trapeli ovvero se non ricordiamo queste persone, ecco appunto richiamando il detto napoletano, “se ci facciamo i fatti nostri”, forse viviamo di più , se non andiamo a intaccare certe logiche noi ne rimaniamo illesi, è sbagliato perché ci potrmmo trovare con un nostro coetaneo in un’uscita serale, con un nostro figlio, con la nostra famiglia e trovarci in un conflitto a fuoco e morire: quindi per me il 21 Marzo significa questo ricordare tutte queste persone affinchè ci sia una coscienza collettiva e un risveglio di una legalità e di un modus operandi e di una buona politica da mettere in campo, perché ci possa essere un mondo migliore che è un mondo di vita e non di odio, di morte e di violenza”.
- Con un tasso di disoccupazione record come si indirizzano i giovani alla legalità?
“Non è semplice però oggi si può parlare di beni confiscati e del loro riutilizzo proprio per opportunità lavorative, stando nell’ambito dell’antimafia è importante far capire che il riutilizzo di un bene confiscato va in questa direzione, restituire un bene confiscato alla collettività con un progetto anche di reinserimento lavorativo, di formazione di opportunità di lavoro, di conoscenza del mondo del lavoro secondo me è un messaggio importante, un’azione forse la più concreta che la normativa ha messo in campo per contrastare la mafia. Il riutilizzo sociale dei beni è un’alternativa valida.
Altro aspetto è confiscare i fenomeni di schiavitù, di lavoro nero, di manovalanza criminale attraverso buone pratiche, purtroppo si ritorna sempre lì: il percorso di antimafia è un percorso culturale, quindi dobbiamo capire che è un lavoro contaminato dalla camorra e dalle mafie, è un lavoro che forse porta dei guadagni subito ma che finisce sempre con la morte, con la galera e con l’intossicazione, perché quanti sono quegli ambienti collusi con le mafie che non portano benefici alla collettività. Basta pensare ai caseifici della mozzarella gestiti dalla camorra con delle mozzarelle scadenti, del latte in polvere e così via basta vedere i cementifici gestiti dalla camorra che poi hanno ricostruito L’Aquila, con cemento depotenziato che al primo terremoto poi va giù…
Bisogna, quindi, che ci sia un risveglio proprio di coscienza e capire che questo lavoro è un circuito malato che fa del male all’Italia e al futuro dei nostri figli e, anche se l’Italia è in una crisi così profonda, noi dobbiamo recuperare le ricchezze di questo paese. Quindi quando si parla di investire in cultura, nei beni archeologici, nella valorizzazione dei beni culturali della nostra città, del nostro Paese Italia, delle risorse naturali e in questo, secondo me, oggi va fatto un riferimento importante anche a quello che ci aspetterà al 17 Aprile, al Referendum sulle trivelle che è un aspetto fondamentale perché, ecco, in un discorso di mancanza di lavoro perché continuare a trivellare addirittura anche entro le 12 miglia della costa per ulteriori pozzi di petrolio e non avviare una progettualità che sfoci in un grosso reinserimento lavorativo di cittadini italiani, in un discorso in quelle che possono essere le energie rinnovabili. Allora questo non si capisce, purtroppo il problema sta tutto qui e chi governa dovrebbe essere un attimo più lungimirante nel tutelare il nostro bene comune, la nostra terra e i nostri beni culturali, il nostro mare, i nostri fiumi e così via perché questa è la ricchezza del Paese e da questa ricchezza, da questi beni naturali secondo me i cittadini italiani possono trarre anche lavoro”.
- La marcia della legalità oggi come è cambiata e quale valore intrinseco custodisce e come si svolgerà la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie?
“La Giornata della Legalità quest’anno è un po’particolare, diciamo che la principale si svolgerà a Messina. Ogni anno Libera organizza per il giorno 21 Marzo primo giorno della Primavera la giornata della Legalità. Finora si è fatta in una città italiana dove tutti i presidi le scuole le associazioni, i volontari pervenivano e marciavano uniti tutti insieme. Quest’anno oltre a Messina Don Ciotti ha voluto come dire promuovere un nuovo format: dare alle città, alle varie scuole, la possibilità di aut organizzarsi singolarmente e, quindi di non portare più una mobilitazione in un’unica città italiana ma mobilitare la penisola tutta, Regione per Regione, città per città, provincia per provincia. Quest’anno la Campania si è organizzata, ci sarà la Giornata a Napoli e anche negli altri capoluoghi di provincia della Campania: cinque marce, cinque città coinvolte.
Parlo di quella di Napoli dove Radio Siani è direttamente coinvolta: ci sarà il concentramento a Piazza Plebiscito e, una volta arrivati tutti i volontari, le associazioni, le scuole e gli attivisti, si scenderà per Santa Lucia, Via Caracciolo e si arriverà alla Rotonda Diaz dove ci sarà il saluto delle Istituzioni, la lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie e si terminerà con delle iniziative musicali affinchè questi ragazzi nel marciare per le strade possano apprendere e capire che quella marcia è una marcia verso l’antimafia, verso la memoria in ricordo delle vittime. Altra particolarità è che quest’anno le vittime della Campania sono state stampate grazie alla Fondazione Polis su striscioni di tre metri per tre metri e mezzo, i loro volti marceranno con noi, ogni scuola ne ha adottati alcuni e questi striscioni verranno portati con la faccia verso il cielo ad indicare che da lassù tutti ci stanno sostenendo, come dice Don Ciotti: – Una giornata in cui si collegherà il Cielo con la Terra – .
Queste foto simboliche cammineranno per le strade portate dai ragazzi, dai volontari, dalle scuole, rivolte verso il cielo proprio a saldare il cielo e la terra la vita di questi ragazzi con la morte non invano: è per un cambiamento, per una rivoluzione culturale, ricordare queste persone che hanno perso la vita e che ci guardano dal cielo”.
Nadia Lisanti
Dagli oltre 30mila di Messina ai 8mila di Reggio Emilia, più di 10mila a Torino, 40mila a Napoli, 15mila ad Aversa, oltre 10mila a Perugia. E poi Firenze, Imperia, Fano, Roma, Sestu (Ca). L’Italia, da Nord a Sud, ricorda la 900 vittime innocenti della mafia in occasione della XXI Giornata a loro dedicata. Oltre 350mila persone si sono ritrovate in piazza in diverse città d’Italia per l’iniziativa nazionale organizzata da Libera. In programma appuntamenti in oltre 2mila luoghi: scuole, fabbriche carceri, parrocchie. L’associazione guidata da don Luigi Ciotti ha scelto Messina come “capitale” di questa giornata. “Abbiamo voluto chiamare questo momento ‘ponti di memoria e luoghi di impegno’ – ha detto don Ciotti – perché per la prima volta a Messina e in altri 2mila luoghi in contemporanea in Italia il popolo di Libera è sceso in piazza. Il nostro paese ha bisogno di ponti che allargano le coscienze e traghettano le speranze”. Sulla questione dei beni confiscati, don Ciotti ha ricordato che “nel 1996 abbiamo raccolto un milione di firme per chiedere la confisca e l’uso sociale di questi beni. Dei passi avanti si sono fatti. Il problema ancora una volta è l’accelerazione e le priorità che il parlamento deve dare per permettere più chiarezza, più velocità e più trasparenza. C’è una grande riforma da fare in Italia quella della nostra coscienza” (dal sito di Libera contro le Mafie www.libera.it )
Nadia Lisanti e Marianna Tamburino
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