Fidel, “santo” o “dittatore”, in ogni caso un mito che resterà

Con questo annuncio alla TV Cubana Raul Castro ha annunciato la morte del fratello: “Caro popolo di Cuba,  é con profondo dolore che compaio per informare il nostro popolo, gli amici della Nostra America e del mondo, che oggi 25 novembre del 2016, alle 10.29, ore della notte, é deceduto il comandante in capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz” “nel compiere l’espressa volontá del compaño Fidel i suoi resti saranno cremati sabato 26″… continua il presidente in carica . “La commissione che organizzerà i funerali darà al nostro popolo un’informazione dettagliata sull’organizzazione dell’omaggio postumo che verrà tributato al fondatore della “Revolucion Cubana”. Hasta la victoria siempre”, conclude così il messaggio,  con una immensa commozione Raul Castro. “Condannatemi, non importa, la Storia mi assolverà” la frase celebre che il dittatore, uno degli uomini più celebri del 20esimo secolo pronunciò nel 1953, quando, fallito il suo attacco al regime del dittatore Fulgencio Batista, venne arrestato e processato. Nacque nel 1926 ed è morto ieri  a 90 anni  nella sua amata  Cuba, da dieci anni una emoraggia intestinale lo teneva sotto scacco.  La sua “famosa massima ” si è rivelata popolarissima, diventando il titolo di un “pamphlet” venduto su tutte le bancarelle di sinistra del mondo. Ha assistito e resistito all’elezione di dieci presidenti americani, è sopravvissuto a 600 attentati e al piano statunitense, programmato da Dulles, che prevedeva l’utilizzo di 16 bombardieri B26 della Seconda guerra mondiale che, secondo la CIA, avrebbero dovuto far sbarcare gli esuli  sulla spiaggia, distruggere le forze aeree cubane e abbattere l’esercito composto dai 200mila soldati che pochi anni prima avevano contrastato  in generale Batista.  Sei navi della Brigata 2056 sbarcarono nella Baia dei Porci, ma lo scontro durò appena 63 ore.La sua Cuba, l’isola che, secondo la stampa Americana, Castro ha trasformato in “una Disneyland della miseria”, non è più avamposto della rivoluzione che esporta soldati dall’America Latina al Congo e all’Angola, ma un  luna park di turisti, dove attempati europei e i primi coloni fanno prostituire ragazze e ragazzi in cambio di euro e dollari. La realtà  e la fantasia non hanno mai intaccato, agli occhi nostalgici e soprattutto  dei suoi sostenitori, il mito del grande Presidente Cubano, per alcuni Santo per altri terribile dittatore. Opporsi all’imperialismo forse non basterà all’assoluzione da parte della storia al barbuto combattente, icona di ribellione insieme al suo fido compagno il “Che ” (poi mandato a morire senza troppi complimenti in Bolivia) ma è stato certamente  importante  per avere “l’incenso”…

M.G. Vannini