Elisa Claps: ancora tanti dubbi e perchè sul ritrovamento dei resti della giovane studentessa

A Potenza tutti conoscevano Danilo Restivo (nella foto) come un giovane problematico; era il figlio del direttore della Biblioteca nazionale di Potenza. La posizione e il prestigio dell’avvocato Maurizio Restivo sembrava rendere tollerabili e perdonabili tutte le bizzarrie del figlio, come quando, armato di forbici che portava sempre con sé, sui pullman cittadini si appostava dietro alle ragazze per tagliar loro ciocche di capelli.

Più di una volta l’avvocato Restivo era intervenuto in soccorso di quel figlio difficile; lo aveva fatto nel 1986, quando Danilo a soli 14 anni, era stato denunciato per aver ferito con un coltello un ragazzino. Era seguito un processo, poi archiviato per intervenuta amnistia.

Danilo Restivo era noto per l’abitudine di importunare le ragazze delle quali si invaghiva e alle quali spesso faceva telefonate mute seguite dalla colonna sonora del film “ Profondo Rosso” o dalla nota melodia “Per Elisa” di Beethoven; Danilo non amava le donne, le desiderava e le tormentava, le mutilava tagliando le loro chiome.

Tutto questo Elisa Claps non poteva saperlo!

E’ sabato sera, precisamente è l’11 settembre del 1993 ed Elisa nel corso di una conversazione telefonica con l’amica Eliana De Cillis, le anticipa di aver preso appuntamento l’indomani con Danilo Restivo: <<..doveva andare a questo appuntamento perché Danilo le doveva fare un regalo per la promozione (agli esami di riparazione) >> .

L’indomani, domenica 12 settembre, verso le ore 11:20  Eliana suona a casa di Elisa ed insieme escono  da casa Claps; giunte a piedi in Piazza Pagano alle 11:30 le due ragazze si separano dandosi appuntamento per le 11:40 nella medesima piazza o salvo complicazioni alle 11:45 alla chiesa della Trinità.

E’ proprio alla chiesa della Santissima Trinità che Elisa aveva concordato di incontrarsi con Danilo  Restivo dove entrò con lui e….non uscì più.

Alcune ore dopo la sparizione di Elisa, Restivo si presenta, con gli abiti insanguinati al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino per farsi medicare un taglio alla mano, raccontando ai medici d’essersi fatto male in seguito ad una caduta nel cantiere delle scale mobili vicino alla Chiesa della Santissima Trinità. La ferita, tuttavia, sembra essere provocata da una lama. I vestiti che il giovane indossava quella domenica appaiono vistosamente insanguinati, ma non vengono sequestrati.

Sarà lo stesso Restivo a dire agli inquirenti che Elisa quel giorno aveva appuntamento con lui e che erano entrati insieme nella Chiesa della Trinità; afferma di aver parlato con Elisa per qualche minuto chiedendole consiglio su come comportarsi con una comune amica della quale s’era innamorato; dopodiché, secondo il suo racconto, la ragazza si sarebbe allontanata mentre lui s’era trattenuto a pregare.

I genitori e il fratello di Elisa avevano già fatto il nome di Restivo alla dott.ssa Felicia Genovese, il pubblico ministero incaricato del caso, e avevano raccontato di come Elisa lo considerasse un corteggiatore assillante e molesto.

Le indagini però si rivelarono del tutto anomale: come anticipato, non furono sequestrati i vestiti sporchi di sangue dell’unico sospettato – Danilo Restivo – che il PM Genovese non procedette mai ad iscrivere nel registro degli indagati;  non venne  effettuata una perquisizione nella sua casa né nella chiesa; non venne disposta una perizia psichiatrica su Restivo, nonostante mostrasse chiari segni di una personalità disturbata….

Insomma, da qualsiasi punto di vista si guardasse l’indagine si vedevano solo lacune ed omissioni.

Nel frattempo Potenza veniva coinvolta nell’inchiesta “toghe lucane”, condotta dal giovane Pm De Magiastris, che aveva messo sotto la lente la condotta dei magistrati della Basilicata, sospettando ipotesi di manipolazione di alcuni procedimenti giudiziari a favore di un comitato politico affaristico locale, connotato da legami di tipo massonico.

Nel corposo elenco degli indagati finisce anche il magistrato Genovese e suo marito Felice Cannizzaro, direttore generale del San Carlo di Potenza, la più grande azienda ospedaliera della Basilicata. L’indagine di De Magistris si incrociò con quella sul caso Claps, quando si trattò di verificare la condotta del pm Genovese all’interno delle indagini sulla scomparsa della ragazza. Il caso passò dunque direttamente alla Procura di Salerno, che ripartì da zero.

Dopo 17 lunghi anni, il 17 marzo 2010 i resti di Elisa Claps vengono ritrovati occultati in fondo al sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, scoperti, sembrerebbe, per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d’acqua..

Il 19 maggio 2010, Danilo Restivo, già coinvolto nel caso sulla sparizione di Elisa Claps e successivamente trasferitosi in Inghilterra, a Bournemouth, viene fermato dalla Polizia, con l’accusa di omicidio volontario in riferimento al brutale assassinio del 2002 ai danni dell’allora sua vicina di casa, la sarta Heather Barnett.

Il 9 marzo 2011  la trasmissione Chi l’ha visto da notizia del ritrovamento di tracce del Dna di Danilo Restivo sulla maglia che Elisa indossava quando fu uccisa.

L’epilogo è ben noto: Restivo è stato condannato all’ergastolo nel Regno Unito per la Barnett e a trent’anni in Italia per l’omicidio Claps.

Pur risolto il caso Claps – definito uno dei crimini più eclatanti degli ultimi 30 anni – ancora tanti dubbi, interrogativi e perplessità aleggiano sull’intera vicenda.

Innanzitutto perché non è stato fermato Danilo Restivo, quando già all’epoca della scomparsa di Elisa vi erano tutti gli elementi per poterlo assicurare alla giustizia, evitando gli altri spargimenti di sangue?

Manca la risposta al perché di un’indagine superficiale e lacunosa, connotata da risonanti omissioni.

Sarà credibile che per ben 17 anni nessuno si è mai accorto del corpo di Elisa nella chiesa della Trinità?

Altro aspetto degno di essere citato ed approfondito, è il legame che si è instaurato indirettamente ma in modo indissolubile tra la scomparsa di Elisa ed altro tragico evento.

Proprio sul caso Claps stava indagando Anna Esposito, dirigente della Digos, trovata morta nella sua casa potentina, il 12 marzo 2001. La poliziotta venne trovata impiccata con una cintura di cuoio fissata sulla maniglia di una porta dell’appartamento, a un metro e tre centimetri di altezza.

Strano è che alcuni giorni dopo avrebbe dovuto incontrare Gildo Claps, a cui aveva dato appuntamento, per aggiornarlo su alcune importanti novità.

Carla Santoro