Egon Schiele, l’artista dell’erotismo considerato pornografia

Lasciare una traccia della propria vita, della propria “forma mentis,” magari riconducibile al proprio passato o alle proprie aspirazioni, è una caratteristica che distingue i grandi artisti, che fanno di questa capacità del racconto per immagini un dono prezioso. In pochi istanti, con una pennellata anche a distanza di tempo, magari di secoli, trasmettono la propria vita tramite uno sguardo rivolto a quella narrazione di “colore o di monocromia” al mondo intero, che coglie l’evento e ne diviene partecipe. Questo, è riservato ai molti spettatori, che trovandosi di fronte ad un opera d’arte pur non conoscendo nulla dell’artista o della sua esistenza, intuiscono nell’immediatezza il pensiero dell’autore, perchè l’espressività di quell’opera risulta autentica. Questo, ha che fare con una magia mai spigata o con qualcosa di miracoloso. Guardando i dipinti o i disegni di Egon Schiele, non serve conoscere il suo vissuto per apprezzarne l’autenticità, si percepisce il malessere in quei colpi di pennello, quelli che lo hanno incanalato tramite il tormento, verso un talento unico e provocatorio di una creatività impareggiabile e sofferta. Nei ritratti che dipinge, emerge chiara quanto una biografia, tutto il suo disagio interiore, quello della sua epoca e della società europea agli albori del 1914. Schiele ritrae più volte sè stesso e altri modelli, come figure guidate da fili invisibili, burattini in mani potenti in un contesto pericoloso, nel quale la volontà personale viene annientata dal conflitto bellico, in un destino spietato senza opportunità di scelta o di fuga senza annientamento.

Insieme a Klimt, nella Vienna a cavallo tra due epoche, la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Schiele è uno dei due maggiori rappresentanti dell’arte austriaca e alto esponente dell'”Espressionismo,” pittore e incisore di un’infinità di opere, 350 dipinti e 2800 tra disegni e acquarelli. Egon, nacque in un paesino austriaco nelle vicinanze di Vienna, all’età di quindici anni affrontò il primo grave dolore la perdita di suo padre Adolf, malato di sifilide, fu la svolta dolorosa che influenzò la sua carriera artistica, con una espressione dell’erotismo affiorante in molti quadri, ma in troppi, come tema tragico e tormentato. La madre, dopo il lutto, affidò la sua tutela del figlio ad uno zio che riconoscendo le sue capacità artistiche, lo fece iscrivere all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, dove fuggì dai rigorosi canoni della pittura imposti dagli insegnanti dell’epoca, e a diciassette anni decise di sperimentare il suo stile unico e personalissimo. In un caffè, nel 1907, Egon incontrò casualmente Gustav Klimt, fu per lui una folgorazione che gli cambiò la vita e gli fece adottare le teorie del padre della “Secessione Viennese.” Il maestro Klimt, gli procurò contatti importanti per la sua crescita artistica, in forma di personaggi che gravitavano nel fervente ambiente intellettuale austriaco, inoltre gli mise a disposizione modelle da ritrarre, tanto che nel 1908 espose i suoi ritratti in una prima personale. Dai suoi primi lavori, emerse spiccatamente il suo tormento, incarnato da quei tratti spiccatamente espressionisti dei modelli, e da lui stesso, tanto da emergere come ” pittore inquieto dall’animo smodatamente profondo”. Attraverso la distorsione delle sue figure, Schiele da vita a una poetica di espressione, in cui sensualità, erotismo, malattia e morte si mescolano con confini labili, i dubbi dell’artista, in quei tratti diventano domande per gli spettatori sugli interrogativi piu’ profondi dell’esistenza umana.

Quella esposizione così giovanile, incontrò molto favore da parte della platea di spettatori, a tal punto che la critica lo lodò tanto, da diventare a soli diciannove anni uno degli artisti più importanti dell’epoca. Nel 1909 fondò insieme a quindici amici il “Neukunstgruppe”, abbandonò l’accademia, espose alla Kunstschau, che dal 1908 era l’imponente plurimostra considerata cruciale nella storia dell’arte moderna a Vienna. In seguito, espose alla galleria ” Prisko,” dove anche l’arciduca Francesco Ferdinando posò gli occhi sulle sue opere, prima dell’attentato di cui fu vittima, prima dell’avvio, determinato da quel gesto contro di lui, che scatenò la prima guerra mondiale. Egon lasciò Vienna nonostante la fama acquisita e il successo celebrato, abbandonò la città per una paese rurale, “Krumau,” lo accompagnava da Wally Neuzil, la sua modella amante, ma gli abitanti gli furono ostili per il suo stile di vita, e quella fuga, in cerca di ispirazione non fu una scelta oculata. Viveva al fianco di una donna che non era sua moglie, e i suoi nudi provocanti di altre modelle adolescenti, con in più l’accusa nel 1912 di aver sedotto, traviato e rapito una ragazzina 14enne, lo portarono da parte dell’opinione pubblica, ad un processo nel quale rischiava una pena con molti anni di carcere da scontare. Nell’attesa del giudizio, subì la confisca di 125 lavori, rimase in carcere per un mese, ma al termine del processo le accuse più gravi decaddero, gli addossarono solo quella di pornografia. Quella esperienza impresse una profonda cicatrice sulla sua psiche e sulla sua anima di artista innovatore. I suoi soggetti preferiti, oltre agli autoritratti, rimanevano i corpi magri e gli sguardi delle modelle, che grazie a quelle pose invitanti e maliziose, fecero di lui il pittore del “Fermento profondo di un’anima Inquieta”, indissolubilmente legato a quello stile personalissimo e profondo. Sposò la modella Edith Harms, che diventò sua musa ispiratrice, ma Egon Schiele fu chiamato al fronte, e in prima linea. Non lo uccise il conflitto, ma l’epidemia di “Spagnola” il 31 ottobre del 1918, a pochi giorni dalla sepoltura delle giovane moglie Edith, incinta di sei mesi e morta per la stessa influenza.

Ora l’Egon Schiele dell’età giovanile, seduttore, provocatore e affascinante artista degli inizi del 20esimo secolo, è diventato un film, interpretato sul grande schermo dal talentuoso Noah Saavedra. Tra gli artisti più controversi di Vienna, Egon ha imposto la sua arte, ispirata quasi unicamente da figure femminili affascinanti e disinibite, in un’epoca che stava volgendo al termine con l’avvento della “Grande guerra.” Due donne in particolare, condizionarono davvero la sua vita e la sua espressione artistica: sua sorella Gerti, e la diciassettenne Wally, forse l’unico vero grande amore della sua vita, immortalata nel celebre dipinto “La morte e la fanciulla” esposto al Leopold Museum di Vienna. Così Schiele , pittore dello “scandalo” e della”pornografia,” nella società perbenista viennese, ha trasformato il dolore e il disagio nella cifra del suo valore artistico, ora anche su celluloide, per una consacrazione a tutti gli effetti anche da parte del cinema, di uno dei maggiori interpreti dell’ “Espessionismo ” mondiale.

Maria Grazia Vannini