E’ Natale, no al buonismo stucchevole, scegliamo la tolleranza. Ragionare non fa mai male….

Quando Costantino emana nel 313 il famoso editto di tolleranza con cui si dà il primo riconoscimento alla religione cristiana non lo fa perchè è un uomo di larghe vedute. Persegue un chiaro disegno politico: riteneva che l’unità della chiesa favorisse l’unità dell’impero. E negli ultimi anni della sua vita si pentiva amaramente di non aver sostenuto la fazione ariana al concilio di Nicea.

Gli ariani (cristiani che credevano che il Cristo avesse una sola natura e non che fosse dio e uomo al tempo stesso) ritenevano la chiesa un’istituzione terrena e quindi subordinabile allo Stato, mentre la concezione opposta, pensava la Chiesa come emanazione di Dio e quindi non soggetta ad autorità terrena anche quella dell’imperatore.

E’ interessante notare che una chiesa totalmente subordinata allo Stato sarà caratteristica dell’impero bizantino (e del suo vero erede, l’impero zarista) dove gli imperatori deliberavano in materia di credo religioso. E tale concezione, sostituendo al cristianesimo il comunismo, sarà caratteristica dell’impero di Stalin, così simile a Costantino.

Fatto sta che per circa 70 anni cristiani e pagani dovettero convivere per forza o per amore e questa convivenza ebbe influenza sull’uno e sull’altro credo.

Il cristianesimo del basso impero non era più quello delle origini: la religione dei poveri e degli schiavi. Ora erano cristiani i membri delle classi più abbienti e ad essa appartenevano i vescovi eletti ancora dalle comunità e ancora non sottoposti gerarchicamente alla sede apostolica romana.

Gli imperatori che si sussegono sul trono dopo Costantino sono tutti cristiani (con l’eccezione di quel personaggio interessantissimo che fu Giuliano l’apostata) ma sono circondati da consiglieri esponenti del partito pagano che occupano posti chiave nell’esercito e nell’amministrazione.

E i senatori romani riuniti in assemblea, sacrificano sull’ara della Vittoria che sta lì da quando ve la fece collocare Augusto. E anche i senatori cristiani partecipano al rito più o meno convinti. Fa parte di un’antichissima tradizione che nessuno vuole contestare.

Ma come i cristiani smussano gli spigoli della loro fede così fanno anche i pagani. Nessuno crede più a Giove e Minerva. Si cercano risposte a domande che non danno tregua nel quadro della peggiore crisi economica e sociale che abbia colpito l’impero.  Così come testimonia Agostino, si può pregare Cristo la mattina e Nettuno prima di salire su una nave. Cosa importa quale sia il nome di dio? E’ il summus bonum al quale ciascuno si avvicina percorrendo la strada che preferisce.

Questi cristiani tiepidi e tolleranti suscitano l’ira di Ambrogio che sosterrà la rimozione dell’ara della Vittoria dal senato. Non ci possono essere ambiguità: una è la vera fede, tutte le altre sono falsità. Il partito pagano cerca di salvare il salvabile ed invia una serie di lettere all’imperatore Graziano che pare quasi propendere per lasciare le cose come stanno. Ma l’integralista  Ambrogio è inflessibile e l’imperatore finirà per ordinare la rimozione dell’altare.

Per la cronaca, le tensioni tra i due partiti sfoceranno nella guerra civile, nella sconfitta dei pagani e nella durissima repressione ordinata da Teodosio. Nessun’altra religione sarà tollerata nell’impero. Questa antica storia mi fa riflettere sul concetto di tolleranza. Chi crede che la propria sia l’unica verità possibile non può tollerarne altre, pena il venir meno ai suoi stessi principi.

Per diventare tollerante l’Europa ha avuto bisogno: della Riforma di Lutero, della Rivoluzione di Cromwell, di quella francese e del benessere del dopoguerra.

Il mondo musulmano non ha attraversato questi travagli e la tolleranza non fa parte del suo DNA.

E’ questo, a mio parere, che rende difficile l’incontro tra le due culture. Certo tutto si può imparare ma vorrei una maggior serietà su questo. Invece, all’italiana, si oscilla tra il buonismo stucchevole (che previene persino desideri inespressi come quello di proibire i canti di Natale a scuola) e la più trucida xenofobia che fa il gioco di una parte politica. Ragionare pacatamente non fa audience in TV ma forse aiuterebbe tutti a vivere un poco meglio.

Gianvittorio  Musante