Il silenzio nel nome di Dio, preti e “scandali pedofilia”: il caso di Don Nello Giraudo

Città del Vaticano è il più piccolo Stato indipendente del mondo, la cui sovranità appartiene alla Santa Sede: una monarchia assoluta sotto l’autorità del papa.

La sua presenza nel cuore di Roma, rende l’Italia agli occhi del mondo, il Paese simbolo della Chiesa Cattolica,  ma  anche quello che più di tutti  è influenzato dalla presenza della Chiesa; le scelte politiche, sociali ed economiche…tutto in Italia è fortemente legato alla Santa Sede.

La cultura clericale risulta essere parte integrante anche della mentalità italiana, in cui i sacerdoti, i Vescovi ed il Papa sono intoccabili.

Nel 2013 un cortometraggio rompe decenni di silenzio sulla più grande colpa della Chiesa Cattolica: aver taciuto ed insabbiato gli episodi di pedofilia praticati dai sacerdoti.

Il documentario La preda, il silenzio nel nome di Dio porta alla luce vicende occultate e testimonianze scioccanti; a fare da sfondo c’è Savona,  la città che più di tutte ha fatto emergere la vicenda degli abusi sessuali commessi da preti

Nel 1982 a Spotorno arriva un nuovo parroco, don Nello Giraudo.

Dalla diretta testimonianza di Francesco Zanardi, presidente della “Rete L’ Abuso Onlus, vittima di abusi sessuali dagli 11 ai 16 anni : <<..il primo abuso l’ho subito proprio in questa stanza..nel seminterrato della parrocchia; un giorno don Nello scese mentre io ero lì. Si sedette sulla seggiola dove di solito io sedevo per lavorare al mio bancone, mi fece sedere sulle sue gambe ed abusò di me la prima volta>>.

<< Nel momento in cui iniziò a toccarmi non so neanche io sinceramente cosa pensai, so che rimasi rigido…anzi rimasi proprio immobile, non ebbi la forza di contrastare quell’adulto, che dalla mia visione di un prete, ero sicuro non poteva farmi del male>>

Zanardi racconta che a quei tempi nella parrocchia si organizzavano gruppi di ragazzi, con campeggi, campi scout e don Giraudo era sempre al centro di queste iniziative.  In quei macabri campeggi don Nello portava solo due tende, una per dormirci lui e la vittima e l’altra riservata agli altri ragazzi;  il più delle volte effettuava dei veri e propri calcoli dei ragazzi in modo tale che uno rimanesse sempre fuori dalla tenda e quindi costretto a dormire sul prato o in alternativa nella  tenda con lui  subendo gli abusi.

Ma prima di arrivare a Spotorno don Nello era assegnato, come primo incarico dalla Curia, alla parrocchia di Valleggia, dove risulta la prima segnalazione sui suoi comportamenti, nello stesso anno in cui è stato ordinato sacerdote.

Dalla testimonianza di Massimiliano Riolfo, vittima di molestie sessuali:<< Il primo incontro che io ebbi con don Nello fu all’interno della scuola…Era un uomo brillante, simpatico giovanile e sapeva come trattare con i ragazzi… Questo è il ricordo che ho di lui, gli altri ricordi che ho sono legati a ben altro…! Ricordo che organizzava la visione di diapositive e questo imponeva ovviamente di chiudere le finestre per fare buio. Prendeva me ed un altro paio e ci stendeva ai suoi lati, dietro la cattedra, vicino al proiettore…e durante la visione delle diapositive ci palpeggiava…>>

Il ruolo del sacerdote è molto importante, soprattutto nelle piccole comunità, dove è considerato una guida, un uomo a cui affidare i propri figli senza temere.

Per questo motivo e per il rispetto che le famiglie italiane hanno per questa figura, è estremamente difficile essere creduti quando si denuncia un abuso. A Savona nessun bambino prima di Massimiliano aveva avuto il coraggio di denunciare i comportamenti di don Nello Giraudo.

Massimiliano continua il suo racconto: un giorno sente la mamma parlare con una vicina di casa che le riferisce che in paese si vocifera che questo don Nello ha delle particolari attenzioni nei confronti dei ragazzi; in quel momento istintivamente Massimiliano interviene nella conversazione raccontando ciò che ha fatto a lui…le due donne rimangono agghiacciate.

I genitori si diressero immediatamente in canonica. Fu chiamato il vescovo di Savona al quale il padre di Massimiliano richiese espressamente che il prete non solo venisse allontanato subito ma anche messo nella condizione di non aver nessun tipo di contatto con i ragazzi. Il vescovo si impegnò ad allontanare subito don Nello, cosa che avvenne con sorprendente puntualità il giorno dopo.

Massimiliano è stato il primo e la sua testimonianza è importante, perché è la prova inconfutabile che già nel 1982 la Curia di Savona ed il vescovo sapevano.

Una delle tattiche utilizzate dai vescovi è quella di spostare i sacerdoti; la motivazione è di farlo per il bene della Chiesa per evitare scandali, per riabilitare le persone: il prete veniva spostato e riappariva in un’altra diocesi dove nessuno lo conosceva.

Nonostante la Curia fosse informata sugli atti di pedofilia di un sacerdote, non fece nulla per impedire altri abusi su bambini: don Nello Giraudo dalla parrocchia di Valleggia  (SV) venne spostato di soli 12 Km e mandato nella parrocchia di Spotorno, dove si è occupato di campeggi e ha abusato di altri bambini.

E quando nuove segnalazioni iniziano ad arrivare, il Vescovo lo sposta di nuovo, ed ancora non così lontano.

Finisce a Feglino, a soli 10 km da Spotorno, dove addirittura gli viene affidata una comunità di minori in difficoltà; è il 1992 e dalla prima denuncia sono trascorsi più di 10 anni.

Nello Giraudo per 30 anni ha agito indisturbato abusando di minori fino a fine dicembre 2009 quando la Procura della Repubblica di Savona aprì un indagine su di lui. Nel marzo del 2012 venne condannato ad un anno e sei mesi con la sospensione condizionale della pena, praticamente neanche un giorno di carcere..

Dopo il patteggiamento di Nello Giraudo la Procura della Repubblica restituisce a Zanardi l’intero carteggio, dal quale si evince purtroppo che nel 1980 il Vaticano sapeva che Nello Giraudo era un pedofilo.

Fatti gravissimi e scioccanti!

Ma altrettanto grave è la condotta di quei preti, di quei parroci e rettori di seminari che hanno accolto Nello Giraudo. Volendo dare una spiegazione a tali condotte, vi riporto quanto dichiarato sul vergognoso silenzio di questi preti, da Don Giovanni Lupino, teologo e cappellano di carcere, definendolo non un silenzio saggio, bensì il silenzio degli omertosi e dei vigliacchi.

Carla Santoro