Cyberbullismo. Morire di tecnologia, è già emergenza sociale. Quando la vita reale diventa “online”

Il delitto di istigazione o aiuto al suicidio si pone oggi come tematica dolente in aumento. La visibilità  sul web si paga in termini pratici con vite umane, e per questo ci si toglie la vita sempre più spesso. Diventa un delitto consenziente, anche se  istigato e connesso, anzi…interconnesso,tanto da non venire quasi distinto, ma sufficientemente sovrapponibile. Nel caso di omicidio del consenziente  la condotta del soggetto attivo si concretizza nell’esecuzione dell’evento “morte”, mentre il soggetto passivo partecipa attivo, ,ma dietro le quinte, con il proprio consenso all’istigazione, coltivando attivamente il terreno, perchè l’atto  si concretizzi.  Il soggetto attivo non partecipa in alcun modo visivamente, ma ne compie la regia occulta, anche se all’esecuzione materiale non partecipa, ma viene  posta in essere nella totalità dal soggetto passivo. Le due condotte si sovrappongono e diventa difficile la distinzione dei ruoli e delle implicazioni dei due soggetti, le complicità si aggravano quando la rete, e di conseguenza la platea, si allargano a dismisura. I nostri giovani e anche quelli piu’ maturi, ma sprovveduti, che vivono a contatto  con le nuove tecnologie, si sentono oppressi  e indistinti  tra vita online e vita offline, la linea di distinzione diventa  davvero minima, impercettibile. Di conseguenza le attività che i ragazzi svolgono online e attraverso i media tecnologici  hanno  spesso conseguenze negative anche nella loro vita reale, a volte fino alla morte. Allo stesso modo, “le vite online” che tutti possono predare, influenzano anche il modo di comportarsi dei ragazzi offline. Questo elemento ha notevoli ricadute che dovrebbero essere prese in seria considerazione per comprendere a fondo il fenomeno del “cyberbullismo”. Si raccontano storie amare, farcite di ricatti e vergogna, che spesso finiscono con un’inevitabile tragedia. Un caso,per citare  qualche esempio, è quello del suicidio della 40enne di Castelfranco Veneto che nel 2015 decise di togliersi la vita, dopo essere stata vittima di un ricatto dovuto alla pubblicazione su Facebook di alcune sue foto provocatorie e sexy. Ricordiamo tutti la vicenda intitolata: ” Tiziana Cantone”, la 31enne napoletana, che si è tolta la vita, perchè non è riuscita a sopravvivere alla vergogna dei video hard postati dagli amici in rete. Amanda Todds 15 anni, si è suicidata il 10 Ottobre e prima di morire ha lasciato un video terribile su Youtube, in cui ha denunciato al mondo il suo caso e la sua solitudine. Il ragazzo 27enne, Andrea Natali, morto in un piccolo centro del Vercellese, che si è  impiccato all’interno della sua abitazione. La notizia,  finora non ha avuto molto clamore,ha iniziato a circolare sui media locali dopo che il padre, durante una funzione religiosa, ha chiesto pubblicamente che vengano assicurati alla giustizia i responsabili del trauma che potrebbe avere portato il figlio a questo gesto estremo.  Il ragazzo, circa un anno fa, si era isolato in casa, in preda a forti crisi depressive, dopo avere scoperto, e denunciato alla polizia postale di Biella, che alcuni suoi conoscenti avevano pubblicato su  Facebook alcune foto offensive nei suoi confronti.  Nelle foto pubblicate online appariva rinchiuso forzatamente dentro a un bidone dell’immondizia, ritratto con un sacchetto della spazzatura in testa. Queste foto sono state accompagnate da un video  in cui veniva ridicolizzato e preso in giro. Di tecnologia, di vergogna e di troppa visibilità si può morire eccome!

Maria Grazia Vannini